- Piero Pelu - composizione e produzione del disco, voce
- Franco Caforio - batteria
- Daniele Bagni - basso
- Cristiano Maramotti - chitarre
- Roberto Terzani - tastiere
1. Soggetti Smarriti
2. Prendimi Cosi
3. Vivo
4. Dea Musica
5. Esco o resto
6. Occhi
7. Anima animale
8. Soddisfazioni
9. Re del Silenzio
10. Anche a piedi
Soggetti Smarriti
Piero Pelù si taglia i capelli. Già questa la dice lunga...
Scherzi a parte, questo album è l'ultimo prima del the best del 2005, e come al solito non ci regala nulla di nuovo o positivo. Assolutamente.
Il terzo capitolo della "fiaba" Pelù è per certi versi interessante, ma ahimè è ancora fin troppo intriso di ruffianaggine e arrangiamenti sdolcinati, e questo proprio non si sopporta.
Veniamo ai lati positivi.
Il disco sostanzialmente, soprattutto a livello chitarristico sembra quasi voler tentare di emulare i ritmi dei Litfiba di metà anni '90, un po come era accaduto sul primo lavoro solista di Piero.
Anche la voce ogni tanto, come avviene sulla terza traccia Vivo è simil vecchio Pelù, e più o meno il tutto ha il sapore di "passato". Non a caso troviamo in penultima posizione una "Re del Silenzio", rifacimento di una vecchia song dei Litfiba che furono, presente su quello storico album di fine anni '80 dal titolo 17Re.
Piero non è nostalgico dei vecchi tempi, ma in questo album avviene una specie di tuffo indietro. Sebbene non si possa parlare di miracolo in alcum modo, possiamo constatare lo sforzo di Pelù che qui cerca di accapararsi la simpatia sia dei vecchi fans, o comunque dei rockettari, sia quella degli easy listener. Cosi se nel piu recente passato Pelù aveva avuto una sbandata clamorosa, in questo Soggetti Smarriti cerca quanto meno di ritornare in carreggiata, e di questo gliene vogliamo dare atto.
Veniamo però adesso ai lati negativi.
Come già accaduto siamo partecipi allo spettacolo di Piero; spettacolo che almeno noi, vecchi aficionados, non gradiamo poi così tanto. Un disco il cui scheletro sono dieci pezzi, tutti di rock adulto all'italiana, suonato certosino, e registrato in maniera cristallina. Come detto, tutte melodie ben fatte e debitrici in parte ai vecchi stilemi musicali di Pelu. Dove sta il negativo? Il negativo sta nella banalità delle composizioni, il cui contorno è come sempre un testo sciapo. Tutto ciò è una disgustosa ombra di quel che fu un tempo il Piero più ispirato.
Non c'è poi tanto da dire, tecnicamente il disco è ineccepibile, ma è anche vero che un appassionato di musica non cerca solo la perfezione sterile a se stessa, anzi....
Dieci canzoni che più piatte e anonime non si può; tutte sporche di un sound scontatissimo, e da una voce che più irritante non si può. Una voce che sa mordere, e si sente, ma che non vuole mordere per paura che l'ascoltatore medio si possa scandalizzare.
Tutte melodie interessanti sovrastate da arrangiamenti ridicoli ai limiti del sanremese.
Il disco apre con la title track, classico rock alla Pelù che ci lascia intendere quale sarà il mood dell'intero album che verrà. Segue una Prendimi Così i cui spunti sono pur buoni, se solo il caro Piero non volesse a tutti i costi rendere ogni cosa così eccessivamente catchy e poppy.
Vivo è forse il pezzo migliore del disco (e guarda caso non è un singolo...), ma non basta a risollevare un album che può far leva poi su una Dea Musica, il quale commento altro non è che una ripetizione di quanto già detto per Prendimi Così. Completamente inutile soffermarsi sulle restanti song presenti su questo platter, se non che è stato interessante ascoltare un hammond sul finire del disco.
Forse però sarebbe opportuno spendere almeno due parole sulla cover che Piero fa ai suoi vecchi Litfiba...
Come già detto ad inizio recensione, la cover in questione si chiama Re del Silenzio ed è una vecchia canzone dei primi Litfiba che viene qui riproposta in versione Piero Pelù.
Chi non conoscesse la versione originale potrà anche dire di trovarsi di fronte ad una song interessante (che sia la migliore del disco non ci sono dubbi...), ma chi ha potuto godere di quella scritta un lustro fa da un combo irresistibile, potrà pur concordare con me sul fatto che questa proposta su Soggetti Smarriti, altro non è che un oltraggio alla musica rock e ai Litfiba.
Ritmi forzatamente rallentati, solita voce da finto evirato (d'altronde è questa la voce con cui oggi canta Piero...), ammorbidimento generale ed atmosfera soft rock da classica canzone italiana.
Ecco come delle buone idee possono essere calpestate in favore poi di un approccio volutamente commerciale. Soggetti Smarriti è in conclusione un netto passo avanti rispetto al precedente album, e si riaccosta al primo lavoro solista del fiorentino, sebbene, causa alcuni aspetti fin troppo irritanti, non ne eguaglia il risultato. Insomma, tirate voi stessi le somme su un album, ma piu che altro su un artista, che a quanto pare sa perfettamente come si compone buona musica, solo che non gli va per paura che le tasche gli si sgonfino troppo.