- Ronnie Brown - tastiera
- Derek Forman - batteria, percussioni
- Euan Lowson - voce
- Niall Mathewson - chitarra
- Graeme Murray - basso, voce
1. Shock Treatment (4:29)
2. Cut and Run (4:59)
3. Arrive Alive (4.05)
4. Rise And Fall (6:05) (part I)
5. East West (4:58)
6. March On Atlantis (5:23)
7. Rise And Fall (part II) (4:08)
8. Heart Attack (7:59)
9. Atlantis (7:59)
10. Ark of Infinity (7:05)
The Sentinel
Realizzato nel 1984, tre anni dopo l’uscita del mediocre debutto Arrive Alive, The Sentinel dei Pallas può essere ritenuto un master-piece del Neo Progressive, sebbene la band scozzese sia sempre stata oscurata dai grandi nomi del genere, come Marillion, IQ e Arena. Anche gli odierni appassionati del Progressive Rock ’70 e ’80 stentano a riconoscere nei Pallas un gruppo fondamentale, poiché solamente un anno prima, nel 1983, era pubblicato un album simile nei contenuti, ma molto meglio elaborato, Script for a Jester’s Tear degli inglesi Marillion: questo fatto però, a mio parere, non comporta la penalizzazione dell’opera dei Pallas, la cui struttura è valida e curata nei particolari.
Dieci tracce per un totale di 57 minuti di puro Rock Progressivo, contraddistinto sia dalle tipiche strumentazioni ottantiane, collegabili spesso anche alle sonorità Hard, sia dalle canzoni complesse nelle variazioni dei temi, dirette e coinvolgenti.
Momenti elettronici e più spinti, come la prima Shock Treatment sono apprezzabili per i temi disegnati dagli splendidi organi, impiegati così diversamente dagli altri sotto-stili del Progressive, poiché il sound è molto più soft e delicato, non aggressivo e possente come quello dei gruppi italiani del decennio precedente.
La batteria è abbastanza elaborata ma rimane a ritmo costante, senza esibire repentini cambi di tempo, semplici percussioni di accompagnamento: in Cut and Run accenna a riprese più contorte, ma non è paragonabile ai riffs intricati di altre bands più protagoniste della scena internazionale.
Viene riproposta successivamente come terza traccia la buona Arrive Alive del 1981, nella quale tastiera e chitarre viaggiano compatte, facendo emergere il basso in alcuni spiragli: splendido l’assolo di chitarra centrale, di stampo Hard Rock, anticipando di alcuni anni l’innovativa musica di Van Halen o Europe.
Rise and Fall (Part I) è perfetta nelle intricate scale di organo che spiccano con facilità dal tessuto delle chitarre e del basso, sempre suonati con una certa morbidezza: forse noiosa e monotona è la sezione atmosferica centrale, ma costituisce un preludio ricercato all’apertura melodica successiva, proprio come nell’eterno pezzo Script for a Jester’s Tear, nel quale Fish mostrava al pubblico le sue grandi abilità vocali; pur non essendo all’altezza del celebre brano sopra citato, Rise and Fall (Part I) è importante poiché introduce con efficacia la canzone più riflessiva di The Sentinel, ovvero East West, da segnalare per un finale alquanto tragico ma sognante: un assolo di chitarra con spruzzate di pianoforte che rendono East West il migliore dei dieci episodi dell’album.
Si susseguono March on Atlantis e Rise and Fall (Part II), che riprendono spunti e influenze dai Genesis, Yes e Pink Floyd, mentre la colossale Heart Attack si distingue per la sua cupa tranquillità, che sfocia sempre in nuovi innalzamenti sonori, giocando sui contrasti tra i temi creati.
Per concludere il full-lenght, i Pallas inseriscono due altre maestose tracce, Atlantis e Ark of Infinity, raffinate nelle orchestrazioni e possenti nelle sezioni dei bassi e degli organi a tratti virtuosi.
Certamente The Sentinel, nella sua compostezza, riesce a trasmettere forti emozioni agli ascoltatori, ma l’approccio spesso può risultare alquanto freddo e il concept può non essere compreso profondamente: ciò non avviene quando si devono affrontare i veri capolavori del Neo Prog, come il sopra citato Script for a Jester’s Tear e uno dei successivi della produzione Marillion, il superbo Misplaced Childhood. Ma anche The Sentinel ha buone carte da giocare e può attirare l’attenzione dei progster che conoscono solo di fama l’inedita dimensione musicale dei Pallas.