Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Andrea Rubini
Genere: 
Etichetta: 
Roadrunner Records
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Peter Tägtren - voce, tutti gli strumenti, programming

Guests:
- Mickey Dee - batteria
- Alexi Laiho - chitarra
- Andres Iwers - basso

Tracklist: 

1. Save Your Prayers
2. Nailed To The Ground
3. Zombie Slam
4. Psalms of Extinction
5. Clouds Of Ecstasy
6. Play Dead
7. Does It Really Matter
8. Computer God
9. Just Think Again
10. Walking On Glass
11. Bottle's Nest
12. Bitch

Pain

Psalms of Extinction

A dieci anni dalla nascita del tanto voluto side-project torna Peter Tägtren, con il quinto full lenght targato Pain. Prodotto dallo stesso Peter, l'album si districherà in più elementi aventi in comune una matrice industrial che funge da collante alle 12 tracce. Cosa dunque attendersi da chi comunque è già abbondantemente rinomato e provato con gli Hypocrisy? E' presto detto: il nostro Peter nell'arco di cinquanta minuti scarsi è riuscito a convogliare un incredibile quantità di generi musicali tra loro, facendo si che ogni idea trovasse la giusta dimensione all'interno della release, e avendo lui stesso prodotto l'album ha potuto dar sfogo alla propria creatività senza interferenze. Un album dunque decisamente ricco dal punto di vista quantitativo, ma anche qualitativo, perchè alla fine, è la sostanza ciò che conta. E brano dopo brano l'ascoltatore è veramente catturato da Psalm Of Extinction, appunto per la sua disinvolta capacità di far fluire tutti questi meccanismi composti con un unico fine comune.

Dunque vedremo di snocciolare i principali elementi dell'album senza rovinare una assicurata sorpresa: il duetto iniziale gioca il ruolo di immediatezza, dove sonorità fortemente radicate nell'industrial "popolare" (Rammstein, Marilyn Manson) introducono parti corali emotive e tenute alte come livello, contrapponendosi allo scream-growl che caratterizza il corpo della canzone. Saremo testimoni anche più avanti di questa tecnica, capace di rendere in un certo senso più aulico e solenne il momento chorus. Aulicità che si manifesta totalmente nella quarta e title-track Psalms of Extinction, dove si ha un deciso rallentamento di ritmo rispetto la precedente Zombie Slam (suonata alla batteria da Mickey Dee), e dove si carpisce nella pienezza lo spirito dell'album e di Peter. Un brano fortemente cadenzato nelle parti strutturali e introduttive, con una metricità ben scandita e definita, che sfociano in piena nei ritornelli, calamitando l'attenzione esclusivamente sulla emotività espressa dalla combinazione voce-musica, lacerando letteralmente ogni forma di indifferenza. Album dunque in grado di combinare sentimentalismi con la praticità del catchy riff e la tenacia che il background industrial corona. Salvo poche eccezioni infatti, come la title track e Walking On Glass, l'insieme degli elementi che compongono il brano e la sua resa finale sono fondamentalmente orecchiabili e decisamente assimilabili, caratteristica comunque più rock e pop che metal. Ma forse è esattamente questo il punto, Tägtren è riuscito a costruire un album fortemente ispirato, duro quanto basta, in grado di esaurire i suoi sfoghi compositivi, e infine rimanere un album piacevolmente scorrevole e facile all'ascolto.

Album dunque che non è precluso a chi non mastica industrial o ne trova il suono troppo caotico. Dopo dunque Dancing With the Dead, un degno ritorno di Peter Tägtren e del suo progetto Pain, e con uno degli album sicuramente da avere del 2007.

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