Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Dead
Genere: 
Etichetta: 
Jet Records
Anno: 
1981
Line-Up: 

- Ozzy Osbourne - voce
- Randy Rhoads - chitarre
- Don Airey - tastiere
- Bob Daisley - basso
- Lee Kerslake - batteria

Tracklist: 

1. Over The Mountain (04:31)
2. Flying High Again (04:44)
3. You Can't Kill Rock & Roll (06:59)
4. Believer (05:18)
5. Little Dolls (05:39)
6. Tonight (05:50)
7. S.A.T.O. (04:07)
8. Diary Of A madman (06:15)

Ozzy Osbourne

Diary of a Madman

Ozzy Osbourne, lo storico cantante dei Black Sabbath che furono, dopo aver lasciato la band madre ed aver assemblato una line-up di prim'ordine, in grado di dare alla luce un eccezionale capolavoro quale è il primissimo e storico Blizzard Of Ozz, si appresta a rilasciare il suo secondo e magico lavoro in studio dal titolo quanto mai esplicito: Diary Of A Madman. Rilasciato a distanza di un solo anno dal mitico debutto e vincolato ancora una volta dalla Jet Rercords, questo significativo album non smuove di una virgola i classici canoni che già furono i punti vincenti del suo predecessore. Ancora una volta quindi ci troviamo di fronte ad un completo mix di classe, melodia, hard rock ed heavy metal coadiuvati da una band in indiscutibile stato di grazia. La voce di Ozzy è perfetta, così come le sublimi tastiere e le superbe schitarrate sorrette da un bel basso onnipresente e preciso. Cosa chiedere di più da un buon album rock? Il songwriting è ancora una volta freschissimo, anche i testi raggiungono bei picchi come nella magnificente title track, la registrazione è cristallina e non risente minimamente, oggi che sono passati 25 anni circa, della benchè minima comprensibile perdita di incisività, e ciliegina sulla torta, uscito in un periodo storico fiorente come non mai, si consacra caposaldo di un genere passando di diritto nella storia.

Il disco più che nel precedente risente positivamente di qualche piccola influenza N.W.O.B.H.M., e il tutto rende più "punky" l'opera che quindi risulta maggiormente frizzante, sebbene i tipicissimi momenti sabbathiani e cupi siano come sempre inossidabile trade mark del musicista inglese. Quarantaquattro minuti di grande rock per otto ottime composizioni che difficilmente si sono ripetute nella discografia del nostro "madman". Si parte con una veloce Over The Mountain che forse ad oggi è la miglior composizione heavy metal del cantante di Birmingham, e si prosegue con Flying High Again dal gusto più hard rock, Aor e quindi commerciale. You Can't Kill Rock & Roll è una pseudo metal ballad davvero affascinante che vede nell'interpretazione del cantante una delle sue carte vincenti. Non da meno sono le successive Believer e Little Dolls, dal ritmo meno sostenuto ma dal solito tipico barocchismo che permea l'intero album. Il merito è senza ombra di dubbio del talentuoso axe man Randy Rhoads, che con i suoi filtranti riff e soprattutto ispiratissimi assoli personalizza un lavoro gia di per se eccelso.

Con Tonight sembra che si voglia preparare la strada alla conclusione e i ritmi si fanno malinconici e oscuri. S.A.T.O. infatti è una stupenda heavy metal song condita da una linea di basso molto incalzante e da un solito rifferama eccelso e barocco, ma che dona, assieme al tipico ipnotico cantato di Ozzy, un'aura non malefica, ma assolutamente opprimente, oscura, ed emotivamente malinconica, ad un pezzo veloce che si attesta tra i migliori del disco. Il significato di Sharon Adrian Thelma Ozzy (S.A.T.O.) è legato alla particolare storia amorosa che, raccontata da quello che all'epoca era il bassista Bob Daisley, stava vivendo a quel tempo Ozzy. Nel 1981 infatti Ozzy, pur sposato con Thelma, stava iniziando la sua storia con Sharon, che però era fidanzata con un certo Adrian. Molta gente nel tempo ha cercato di dare un significato logico a questo titolo, il più famoso e possibile fu Sailing Across the Ocean, ma effettivamente l'unico vero significato di S.A.T.O. è proprio Sharon Adrian Thelma Ozzy, che forse a livello poetico è meno affascinante e suggestivo, ma certamente per Ozzy più importante e sentito. Chiude questo secondo capolavoro la superba title track su cui mi rimane davvero difficile commentare alcunchè; dall'iniziale sofferente arpeggio che tutto presagisce fuorchè sicurezza, passando per il percussivo mid tempo centrale, il quale ricorda l'esecuzione di un boia accompagnata dal ritmo inconfondibile e angoscioso delle bacchette che battono inesorabili sul rullante, alla voce malatissima e struggente di Mr.Osbourne, agli assoli barocchi di quel mostro di Randy, è tutta un'incredibile magia.

Diary Of A Madman è il secondo album di Ozzy e lo conferma come grandissimo artista.
Molta gente decreta quest'opera come la migliore del singer inglese, altri ancora più semplicemente come uno dei tanti capolavori di Osbourne. A conti fatti è sicuramente un eccelso lavoro sotto ogni punto di vista. Di conseguenza, è alquanto riduttivo paragonarlo al suo predecessore o ad un qualsiasi altro disco. L'ennesimo centro che ha fatto di Ozzy Osbourne una leggenda del rock.
Da avere, ascoltare, comprendere e godere.

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