- Frank Machau – Voce, Musica
- Uwe Nolte – Liriche
Ospiti:
- Sandra Fink (Safi) – Voce femminile
1.Falken-Eid I
2.Luzifer
3.Schwertgesang
4....
5.Totenesche
6.Myrmidonenklage
7.Des Sperbers Geheimnis
8....
9.Schlaf im Mohn
10.Traum von Blashyrkh
11....
12.Der Anarchist
13.Gesang an den Horusfalken
14.Falken-Eid II
Greifenherz
“Greifenherz” segna il definitivo passaggio di consegne tra il vecchio e il nuovo corso degli Orplid. Non bisogna fraintendere: il duo che si cela dietro al moniker è sempre lo stesso, ma è palese come tra i suoni di “Greifenherz” e quelli che si potevano udire nell'omonimo debutto (1997) o nel gioiellino “Nächtliche Jünger” (2002) c'è veramente un mare. Un mare elettronico, denso, oscuro, sgorgato da quella diga che fu il transitorio “Sterbender Satyr” (2006), album che traghettava i 'vecchi' Orplid, che sulle chitarre acustiche Neo Folk fondavano le proprie canzoni, verso i 'nuovi' Orplid di “Greifenherz”, che la chitarra acustica non la utilizzano nemmeno per farci legna per il camino.
E' stata un'evoluzione graduale quella culminata in questo “Greifenherz” che dunque non arriva come un fulmine a ciel sereno, specialmente dopo che l'anno scorso la band ha saputo chiudere il cerchio del proprio passato pubblicando la bella compilation “Fruhe Werke”, contenente i loro primi demo ed EP.
Dimenticate qusi totalmente le chitarre (ricompaiono, ad esempio, nella meravigliosa outro per droni e voce femminile “Falken-Eid II”) che ancora facevano capolino qui e là in “Sterbender Satyr”, il duo tedesco formato da Uwe Nolte e Frank Machau si getta ora nell'esplorazione di panorami interamente elettronici, toccando svariate sponde musicali in questo loro pellegrinaggio ma riuscendo a mantenere un'atmosfera piuttosto omogenea e similare, pur passando dal Martial Industrial di grande impatto e raffinatezza in “Luzifer” all'atmosfera silenziosa e Portisheadiana in “Des Sperbers Geheimnis”, dalla catastrofica New Wave di “Totenesche” all'Elettronica oppressiva e orientaleggiante in “Myrmidonenklage”, dalla Dark Ambient (traviata da un ipnotico loop di batteria) di “Der Anarchist” fino alla minimale Spoken Word di “Gesang an den Horusfalken”.
Il lato lirico e vocale richiama sia la tradizione Orplid-iana (la voce profonda, anche se meno valorizzata rispetto ad altre occasioni, di Machau a recitare le liriche del collega Nolte oppure poemi di altri autori tedeschi) sia i recenti inserimenti di “Sterbender Satyr”, con la conferma della voce femminile ospite di Safi per i momenti più conturbanti e misteriosi (in “Traum von Blashyrk” vengono idealmente omaggiati perfino i Black-metallers norvegesi Immortal).
“Greifenherz” è un disco tetro e cupo, freddo ed inospitale, molto curato ed interessante ma, in definitiva, non brillante quanto i suoi eccellenti predecessori: pur riconoscendone le buone architetture e la maturazione nella gestione delle ambientazioni elettroniche, si fa fatica ad innamorarsi delle melodie di un disco che non sa incantare con la straordinaria grandezza cui gli Orplid avevano abituato il loro pubblico. Un pubblico non foltissimo, ma fedele ed affezionato che comunque non mancherà di apprezzare anche questo nuovo, buon prodotto di Uwe e Nolte, cui va tributato un sicuro plauso per la scelta di non omologarsi e di non voler stancamente adagiarsi sul carrozzone Dark Folk (già abbandonato, d'altronde, col precedente album) ma che, si spera, sapranno continuare il loro percorso migliorando e diversificando la loro proposta, magari tornando a giocare su quei transitori territori 'al limite' sfiorati con tanta destrezza in “Sterbender Satyr” o cercando di esplorare nuovi orizzonti, finora nascosti ma certamente alla portata di un duo tanto talentuoso.