- William - voce, chitarra
- Fabio - tastiera, programmazione
- Vincenzo - basso
- Miky - batteria
- Eva & Kerstin - performers
1. Never & Ever
2. Glitter - Painted Nails
3. In the Rain
4. Heroes (David Bowie cover)
5. Welcome to the Gate
6. So, I Understand
7. No War
8. No One
9. Thrill of Decadence
10. The Fairy Lady
11. Never & Ever (Radio Edit)
Bad Intent
I bergamaschi Opera Noire debuttano nel maggio 2005 con il full-lenght Bad Intent, un lavoro Gothic Rock di matrice tipicamente finlandese (soprattutto The 69 Eyes), sia nell’impostazione vocale, sia nell’architettura melodica che contraddistingue ogni brano. La somiglianza è molto evidente e i dieci brani che formano questo Bad Intent costituiscono sì una buona prova compositiva, poiché la band è ormai attiva dal 2002 e ben affiatata, ma scarseggiano in originalità.
L’apertura è affidata a Never & Ever, canzone piacevole da ascoltare per i suoi temi di tastiera portanti e per la ritmica esibita dalle chitarre; il ritornello rappresenta, come in ogni lavoro tipico del genere, il fulcro della struttura del pezzo e gli Opera Noire, per cercare di rimanere all’interno di questa visione del Gothic Rock, purtroppo cadono nel banale, ripetendosi parecchie volte e non introducendo elementi innovativi. Più sommessa e riflessiva è la seconda Glitter - Painted Nails, non lontana da soluzioni alla Type O’ Negative, ed intrisa della melodia delle chitarre, così come la terza In the Rain, forse la migliore di Bad Intent, perché giocata su contrapposizioni tra parti di silenzio ed altre più aggressive.
I riff sono sempre convincenti, ma si assomigliano parecchio l’uno con gli altri a distanza di poche canzoni: anche la voce è fin troppo piatta, senza alternanze di toni alti a toni bassi, ma costantemente dotata del timbro gotico e quasi vampirico, un lamento che emerge dal tessuto di chitarre elettriche misto a sintetizzatore e che contraddistingue numerose bands finlandesi, primi fra tutti i già citati The 69 Eyes.
Segue una cover di David Bowie, la celebre Heroes, alquanto originale per le trovate interpretative, attraverso distensioni e chiusure sonore, per poi divenire trascinante nei temi di chitarre e nel solito ritornello, ben preparato e carico di alone gotico.
Più convincente dei capitoli precedenti è Welcome to the Gate, perché leggermente più dinamico nelle strofe, pur essendo dotato della stessa struttura degli altri; So, I Understand è un episodio inaspettato all’interno dell’andamento dell’album, in quanto le percussioni e le prime sezioni che si odono sono discostanti dal contesto dell’opera e alcuni intervalli sono imprudentemente azzardati.
No War, inconcepibile passaggio di suoni che lascia un po’ stupiti, precede No One, misteriosa e enigmatica, ma semplice nel suo sviluppo, a differenza di Thrill of Decadence che, sebbene inizi abbastanza similmente a Never & Ever, subisce una buona evoluzione che fa sorgere alcuni aspetti positivi degli Opera Noire, quali le tastiere atmosferiche onnipresenti in tutto il full-lenght e i motivi intrecciati delle chitarre.
Anche The Fairy Lady, se vista in una certa ottica, può parere un’ottima canzone, non considerando la registrazione che la fa apparire come brano ascoltato in una radio da una persona interna alla scena allestita dalla band.
In definitiva ci si aspettava di più dal debutto di questa formazione che straripa di buone idee mal portate a compimento: troppo evidenti le influenze dei The 69 Eyes e troppi gli elementi discutibili riguardo l’interpretazione vocale, espressiva ma collocabile sempre sullo stesso livello tonale, e diverse soluzioni musicali, che potevano essere migliorate con maggior cura. Aspettiamo fiduciosi il prossimo capitolo discografico, sperando che possa raffigurare qualcosa di personale e di differente da Bad Intent.