Voto: 
7.3 / 10
Autore: 
Stefano Magrassi
Genere: 
Etichetta: 
Nuclear Blast/Audioglobe
Anno: 
2007
Line-Up: 

Johan Lindstrand - Voce
Robert Axelsson - Basso
Mikael Lagerblad - Chitarra
Pekka Kiviaho - Chitarra
Marek Dobrowolski - Batteria

Tracklist: 

1. Mine for the Taking
2. Knights in Satan's Service
3. Such a Sick Boy
4. The Supreme Butcher
5. The Sun Never Shines
6. See Them Burn
7. Nightmare in Ashes and Blood
8. He's Back (The Man Behind The Mask) (Alice Cooper cover)
9. Heaven Knows No Pain
10. Hail the King

One Man Army and the Undead Quartet

Error in Evolution

A poco più di un anno di distanza, ecco ripresentarsi sulle scene i One Man Army And The Undead Quartet che, come già ricordato in occasione della precedente recensione di 21th Century Killing Machine, altro non sono che il (non più) nuovo progetto di Johan Lidstrand, ex singer dei The Crown. Formazione praticamente identica, a parte per il cambio di bassista, ruolo questa volta interpretato da Robert Axelsson, capace di dare un suono più presente e "sporco" al suo strumento, e come era immaginabile stessa identica carica dimostrata col lavoro precedente.

Però parlare di album fotocopia non è proprio esatto. La band si è spostata su lidi più thrasheggianti, aggiungendo velocità alle proprie canzoni ed in parte lasciando perdere il mood generale di 21th Century Killing Machine basato principalmente su riff carichi di groove e quindi mai troppo veloci. Si è, insomma, avvicinata più al sound nordico di Hatesphere e Dew Scented.

Purtroppo non è tutto oro quello che luccica. Infatti sembra quasi che dopo un debutto molto positivo, al combo svedese sia mancato questa volta quel plus, quella voglia e quell'energia che avevano contrassegnato il precedente disco. Soprattutto la prima parte dell'album, tra riff non troppo ispirati e costruzioni già fin troppo sfruttate, ha un andamento troppo altalenante e non troppo accattivante. Situazione solo in parte riportata sui giusti binari dalle ultime tracce.

La partenza di questo Error In Evolution è buona, con una opener che distribuisce con sapienza death melodico e thrash-core, anche se manca di un pò di mordente: Mine For The Taking poteva essere meglio costruita, evitando la voce in pulito, ed avere più impatto. Stessa cosa può essere detta per la seguente Knights In Satan's Service, che però presenta un ritornello più coinvolgente e un ritmica serrata e trascinante. Il problema arriva dopo, con Such A Sick Boy: trovate 'core un pò troppo scontate e veramente lontane dallo stile della band vanno a rovinare un pezzo di per se non malvagio. Da qui in avanti l'album non migliora ne peggiora. Si rimane sempre sui livelli del death-thrash nordico (in particolare la seconda componente, che aumenta molto il tiro delle tracce).

L'ascoltatore ha però uno scossone grazie alla cover posizionata quasi alla fine, una cover inaspettata: si tratta infatti di He's Back (The Man Behind The Mask) dell'immortale Alice Copper. Per come hanno riproposto con la loro chiave di lettura, i One Man Army... meriterebbero un voto altissimo solo per questa canzone. All'inizio quasi irriconoscibile a causa della voce in growl di Lindstrand, il riffing rimane invariato, ma grazie al sound estremo la bellezza del pezzo viene sottolineata. Ottimo, non c'è che dire, ce ne fossero di band che quando decidono di coverizzare grandi pezzi storici ottengono risultati così buoni.

Ed oltre a questo, la conclusione del disco è lasciata prima ad una traccia, Heaven Knows No Pain, che ricorda in maniera incredibile lo stile di Burnt Offerings degli Iced Earth (soprattutto per quanto riguarda gli arpeggi oscuri), quindi con un suono molto apocalittico ed arricchito dalla presenza delle tastiere, e poi ad una bella killer-track come Hail The King, death melodico in stile At The Gates senza se e senza ma, con un bel ritornello coinvolgente.

Insomma, un album che per alcuni versi è inferiore rispetto al suo predecessore, ma che non cambia di una virgola l'impressione fatta da questa band in occasione del primo lavoro: tecnica nella media, ma molta attitudine ed energia. Questo Error In Evolution piacerà molto di più a chi cerca in un genere come questo un pò di aria nuova unendo vari elementi che raggruppino tutta la scena scandinava; a chi invece cerca soltanto un buon motivo per fare head-banging e un pò di musica ricca di carica probabilmente l'album farà storgere un pò il naso per certe soluzioni. Ai posteri l'ardua sentenza.

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