- Simon Fowler - Voce
- Steve Cradock - Chitarra
- Oscar Harrison - Batteria
- Andy Bennett - Chitarra
- Dan Sealey - Basso
1. Second Hand Car
2. She's Been Writing
3. The Word *
4. This Day Should Last Forever
5. Beautiful thing
6. Won't Get Grazed
7. Great Man in Waiting *
8. Here in my Heart
9. Matilda's England *
10. God's World
11. Foxy's Folk Faced
12. Make the Deal
13. Still Trying *
14. My Time
15. Fleeting Mind
*Tracce inedite
Live Acoustic
Gli Ocean Colour Scene tornano sulle scene con un album live registrato lo scorso Febbraio a Birmingham (The Jam House). Nati dall'unione di due band preesistenti (The Boys e The Fanatics), gli Ocean Colour Scene hanno pubblicato sei album e una buona dose di singoli che sono entrati nelle classifiche inglesi senza grandi sforzi. Il loro è un sound molto apprezzato, che è riuscito ad ottenere ottimi riscontri anche in Italia. Attualmente in tour in Gran Bretagna, gli Ocean Colour Scene si apprestano ad affrontare una data storica per quanto riguarda la loro carriera: aprire il concerto degli Who che si terrà il 2 luglio 2006 ad Hyde Park nel famigerato Calling Festival. Bisogna ricordare che l'album in questione è una limited edition e quindi, oltre agli undici brani tradizionali, vi è anche la presenza di quattro nuove canzoni che faranno parte del loro prossimo lavoro in studio.
Partendo dall'inizio, si rimarrà stupefatti dalla grande somiglianza vocale che il singer ha nei confronti di padri della musica Rock come Bruce Springsteen, Bob Dylan e Mark Knopfer. Lo si nota già col primo brano Second Hand Car in cui le ritmiche tipiche dei brani acustici, rimandano subito agli ambienti e seggestioni che solo grandi artisti riescono a trasmetterci. L'intero album sarà caratterizzato da queste forte emozioni, facendoci viaggiare in aperte campagne inglesi fondate sul duro lavoro rurale pomeridiano e dalla quiete assoluta che si respira nelle ore notturne. Le chitarre acustiche, donano ai brani un diverso aspetto melodico, rendendo il tutto ancora più suggestivo e da colonna sonora per sogni surreali da una parte ma tranquilizzanti dall'altra. A riguardo bisogna citare She's Been Writing che con la lentezza dettata dalla batteria e la linearità data dagli accordi semplici delle chitarre, ci immerge in un lento tipico degli anni '60. Sembra essere parecchio apprezzata, soprattutto dal pubblico presente al concerto che, con un applauso scrosciante, fa presagire un accrescimento graduale della temperatura presente e, soprattutto, della bella serata che deve essere stata. Arriviamo poi al primo brano inedito; stiamo parlando di The Word. Dal silenzio e dalla grande attenzione che il pubblico le dedica, si capisce che, effettivamente, è la prima volta che questa canzone viene sottoposta all'opinione pubblica. L'effetto è devastante; un'insieme di ballad e canzone da strada, con chitarre calme a tratti e accordoni ben marcati in altri. Il tutto viene modellato dalla voce suadente e quasi roca del cantante. Un bel momento da rimanere tutti sull'attenti per cercare di capire come sarà improntato il prossimo album. In questo live, però, non mancano anche i brani più ritmici e improntati su un tipo di coinvolgimento diverso, ovvero quello del far nascere la voglia di movimento all'interno di tutti coloro che l'ascoltano. A riguardo abbiamo svariati esempi, come This Day Should Last Forever. Sentiamo che oltre agli strumenti tradizionali, vengono aggiunti anche i violini che rimandano moltissimo alle tradizioni musicali irlandesi. Questi, oltre ad ampliare la parte melodica, danno anche una grande mano alle parti ritmiche rendendo il tutto ancora più movimentato. Great Man in Waiting è un'altra new entry, che rimanda in modo spudorato alle ballads di matrice Bob Dylan. L'effetto è preciso e diretto: testo malinconico e strumenti che, con la giuste dose di interazione tra loro, fanno da grandi portatori di suggestioni visive e, a tratti, stranianti della realtà. La forza di questo album, consiste anche nel fatto che è formato da brani che, bene o male, non sono lunghissimi e quindi danno un bel panorama di quelle che sono le peculiarità musicali degli Ocean Colour Scene. Bisogna inoltre aggiungere che tutti i loro brani sono impregnati di influenze diverse, soprattutto di matrice anglossassone. Succede quindi che troviamo brani più inclini alle sonorità inglesi, altri a quelle irlandesi ed altre ancora a quelle scozzesi. Riguardo quest'ultime, abbiamo canzoni come Matilda's England che, nonostante il titolo, rievoca suggestioni alla Braveheart con ritmi molto lenti, batteria quasi inesistente e cornamusa e flauto che svolgono il ruolo di protagonisti della scena. Vi sono anche parecchi brani in cui possiamo ascoltare i virtuosismi del flauto peruviano. Soprattutto nelle tracce finali dell'album, abbiamo canzoni come God's World in cui le rimtiche peruviane prendono il sopravvento e rendono il tutto più interculturale.
Insomma, per chiunque voglia conoscere questo gruppo dalle grandi capacità, il live qui recensito è il migliore strumento di interrogazione. Anche coloro che sono già degli assidui ascoltatori degli Ocean Colour Scene, non rimarrano delusi da questa proposizione in chiave acustica dei loro brani. Quindi se volete ricreare le sensazioni che i pub evocano con della buona birra e ottima musica, questo album fa proprio per voi.