- Carmelo Orlando - chitarra, voce
- Giuseppe Orlando - batteria
- Massimiliano Pagliuso - chitarra
1. Verne(05:44)
2. Memoria Stoica / Vetro (06:00)
3. Reason (07:30)
4. Aquamarine (05:13)
5. Jules (05:47)
6. Geppetto (06:59)
7. Comedia (06:55)
8. The Promise (05:33)
9. Materia (05:41)
10. Croma (06:25)
11. Nothijngrad (06:08)
Materia
Cinque anni prima di Materia il trio capitolino sotto il moniker di Novembre commuoveva i fans europei con il capolavoro Novembrine Waltz, in seguito al quale si avviò il fortunato e memorabile tour con Opeth e Katatonia: nel 2006 Materia riprende ciò che era stato lasciato in sospeso con il predecessore, per rimarcare la posizione dei Novembre all’interno del panorama Metal non solo italiano, ma internazionale. Così, dopo l’annuncio di un nuovo tour in cui i Novembre rivestiranno ancora il ruolo di gruppo spalla dei Katatonia in occasione dell’uscita dell’ultimo The Great Cold Distance, ecco che la formazione romana presenta Materia, un’opera “italiana” sia nel particolare approccio musicale romantico che la caratterizza, sia nelle liriche delle canzoni, largamente cantate in lingua madre.
Altri due elementi permettono al quinto full-lenght di risultare competitivo ed in grado di sostenere l’impatto del mercato mondiale e cioè l’eccezionale registrazione e conseguente produzione ai Finnvox Studios di Helsinki e il significativo contratto con la Peaceville Records. La casa discografica britannica, dopo aver trascinato nelle sue scuderie bands del calibro di My Dying Bride, Anathema e Katatonia, in occasione della rottura con la formazione di Cavanagh e dell’annunciata dipartita dei Katatonia, decide così di concentrarsi sugli astri nascenti del Metal made in Europe, trovando una risposta chiara e convincente con i Novembre e con i norvegesi Madder Mortem, abbastanza simili ai nostri nello stile proposto.
Verne apre il disco con la voce malinconica di Carmelo che fa da subito intendere quale direzione assumerà il disco: le chitarre si presentano, come di consueto, melodiche e fluide, sognanti ed atmosferiche, mentre la batteria si lega perfettamente alla composizione filosofica e meditativa che va delineandosi.
Si entra nel vivo dell’album con Memoria Stoica / Vetro, un capolavoro che richiama, come faranno anche le successive tracce, l’alone di perdizione interiore che era stato il filo conduttore di Novembrine Waltz: trascinante nel suo ritmo e soprattutto nello splendido testo, essa fa apparire nell’immaginario dell’ascoltatore le fotografie dei paesaggi dimenticati tipici dei Novembre.
Altrettanto toccante è Reason, acustica e melodica nel suo avvio, per poi aprire le proprie sonorità verso uno sviluppo più impetuoso ma non meno contraddistinto dal sound fresco e decadente al tempo stesso della formazione Gothic italiana.
Spontanea e riflessiva è Reason, un concentrato di colori caldi trasferiti dalla tavolozza dei Novembre per dipingere un quadro d’atmosfera delicato e raffinato. Non sono infatti mai scontate le complesse evoluzioni dei brani di Materia e la mente fugge lontano trasportata dalle chitarre clean e distorte che hanno un sapore mesto e legato al ricordo: Aquamarine può essere definita il Come Pierrot dell’opera del 2006, per come nasce e si sviluppa in un ambiente onirico, partendo dagli struggenti temi di chitarra ripercorsi dai disperati cori e giungendo ad una sezione growl carica di pathos e preparata con efficacia ed accuratezza.
Jules e Geppetto sono impregnate di quella poesia che ha reso celebri i Novembre negli ambienti gotici europei: oltre agli strazianti clean vocals che cullano ciascuna canzone, non manca neanche quel sentimento che accomuna la musica della band romana con quella dei connazionali Dark Lunacy, presente negli stacchi romantici, ricchi di emozioni. Il non aver impiegato largamente growls e parti più connesse al Death Metal ha permesso al gruppo di migliorare notevolmente l’approccio pulito della voce, mostrando le caratteristiche preannunciate dal precedenti platter.
Leggermente più aggressiva degli altri capitoli è Comedia, in cui Giuseppe Orlando inserisce una batteria elaborata, a tratti cattiva, ma sempre capace di valorizzare al massimo l’architettura timbrica delle due chitarre. E se l’avvio elettronico di The Promise è inusuale e può trarre in inganno, la sua evoluzione stregherà l’ascoltatore attraverso il suo ritmo catchy e le avvolgenti melodie che emergono dal tessuto sottostante.
Dopo aver superato la splendida title-track Materia, in cui una penetrante sezione growl rompe la calma iniziale, si giunge alle ultime Croma e Nothijngrad, rispettivamente ballad dalle parvenze Progressive e di grande effetto, ed episodio più ritmato ma anch’esso dotato di sorprendenti elementi Progressive Metal.
Conclusosi questo quinto album di studio, non rimane che chiedersi quale sarà la via che i Novembre seguiranno per il successore di Materia: tutto è inaspettato nella musica del trio romano e l’Italia dovrebbe essere fiera di una realtà che continua a ricevere responsi positivi dalla critica estera, una realtà che ha esordito del 1994 e che, a distanza di dodici anni, non sembra aver intenzione di arrestare la sua crescita stilistica.