Voto: 
7.2 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Vision/Division
Anno: 
2010
Line-Up: 

- Martijn van Sonderen
- Nik Roos
- Thijs de Vlieger

Tracklist: 

1. Machine Gun
2. My World (feat. Giovanca)
3. Shitbox
4. Split the Atom
5. Thursday
6. Leakage
7. Hand Gestures (feat. Joe Steven)
8. Headknot
9. Red Heat
10. Shellshock (feat. Foreign Beggars)
11.  Whiskers
12. Alpha Centauri
13. Soul Purge (Feat. Foreign Beggars)
14. Diplodocus
15. Paper Doll
16. Dystopia
17. Sunhammer (feat. Amon Tobin)
18. Stigma
19. Square Feet

Noisia

Split the Atom

Se c'è qualche individuo o folle congrega di sperimentatori che nell'ultimo decennio ha letteralmente cambiato le carte sulla tavola della d&b e di tutta l'elettronica underground, altri non possono essere che gli olandesi Noisia. La risposta, più scontata che mai, deriva dal semplice fatto che dal 2002 (anno di formazione del progetto) ad oggi, nessuno come il trio di Groningen è riuscito a plasmare e rimodellare la drum&bass e la breakcore in maniera così decisiva e peculiare, tanto da contribuire allo sviluppo di un vero e proprio sottogenere dell'elettronica da ballo - il cosiddetto liquid funk - di cui i Noisia vengono per l'appunto considerati padri fondatori: a fare da testimone per tutto questo vi è nient'altro che l'intera popolazione sintetica underground internazionale. Dopo aver dato vita a ben tre etichette parallele (la Vision per i lavori d&b, la Division per le comparsate in altri generi, la Invisible per le creazioni più sperimentali e ricercate), dopo aver infiammato i locali underground di tutto il mondo (possono vantare sei tour negli USA, due in Australia e altri addirittura in Israele e Sudafrica), dopo aver stretto fior fior di collaborazioni (Amon Tobin, Moby, Prodigy e addirittura Robbie Williams), dopo aver prodotto giovani promesse (Haudoken! e Tasha Baxter) e dopo aver rilasciato una quantità enorme di vinili e 12'', il trio olandese compie un passo decisivo per la propria carriera e, soprattutto, per la propria espansione commerciale, dando finalmente alle stampe il proprio esordio su full-lenght: Split the Atom.

Un evento così importante necessitava ovviamente il maggior impegno e la maggior versatilità possibile, ed ecco così che i Noisia, dopo una fiera militanza nelle schiere più oscure, cerebrali e ricercate della drum&bass, tirano fuori uno schizioide (e incredibilmente insolito) repertorio electrohouse/big beat, naturalmente coadiuvato da inasprimenti breakcore, distensioni dubstep/downtempo (Square Feet, Leakage, Headknot) e le solite, folgoranti scariche d&b. La cosa bella è che, pur sperimentando in un territorio sintetico a loro mai prima d'ora applicabile, i Noisia tirano fuori un lavoro di qualità, dimostrandosi ben più abili e interessanti dell'odierna accozzaglia electroclash che è letteralmente esplosa negli ultimi anni. Insomma, tre diabolici teppisti underground che si danno all'elettronica di moda e la suonano fottutamente meglio dei suoi esponenti più in vetrina (il micidiale mix di electroclash e big beat della travolgente Red Heat): questo è in poche parole il succo di Split the Atom ma - e ci mancherebbe - nell'ultima creazione dei Noisia c'è dell'altro, perchè i tre olandesi non dimenticano mai il proprio habitat originario e ad ogni occasione lo esternano con la medesima efficacia e la solita maestria compositiva (il capolavoro dark Stigma - vetta assoluta dell'album - e l'ipnotica My World, accompagnate dalla comunque meno eccitante Thursday).
Split the Atom si sviluppa così alternando queste tre principali linee guida e dimostrandosi di conseguenza un lavoro maturo ed estremamente poliedrico, sebbene non sempre all'altezza della fama oscura e accattivante del complesso olandese. Le sperimentazioni electrohouse - come già accennato - colpiscono per la varietà delle soluzioni impiegate e per uno slancio melodico travolgente, come dimostrato dalle complessivamente buone titltrack e Alpha Centauri e dal gioiello Machine Gun (primo singolo estratto e sorta di semi-tributo all'omonima canzone dei Portishead di cui riprende non solo il titolo ma anche le ruvide masse sintetiche).
Come facilmente intuibile, sia che si tratti di electrohouse o violenta IDM, i Noisia si contraddistinguono per un'inconfondibile originalità nella composizione sintetica, soprattutto per quanto riguarda i synth e i pad che per tutto l'album si evolvono e mutano in forme inusuali e bizzarre (Headknot e Diplodocus) e trasformandosi in vere e proprie mannaie dal cielo nei momenti più cupi e accattivanti (la già citata Stigma, Shellshock, l'ipnotico breakcore della geniale Sunhammer, in cui le modulazioni e le figurazioni ritmiche di Amon Tobin - fan e collaboratore dei Noisia - fanno da padrone).

Insomma, come se non fosse bastata una quasi decennale carriera passata a violentare cerebralmente le masse giovanili underground, i Noisia si affermano anche - per così dire - 'in superficie' con un album ballabile e dal grande appeal ma al contempo inquieto, oscuro e accattivante come solo loro sono capaci di rendere la materia sintetica. Ovvio che su un album in studio delle bestie da live-set come i tre olandesi non rendano alla stessa maniera, ma il solo fatto che quest'improvvisa apertura musicale sia riuscita così bene dimostra come i Noisia siano diventati dei veri e propri "untouchables" del suono elettronico moderno. Underground e non, ormai.


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