- Fat Mike - Voce, basso
- Melvin - Chitarra
- Smelly - Batteria
- El Hefe - Chitarra, tromba
1. 60%
2. USA-Holes
3. Seeing Double at the Triple Rock
4. We March to the Beat of Indifferent Drum
5. The Marxist Brothers
6. The Man I Killed
7. Benny Got Blowed Up
8. Leaving Jesusland
9. Getting High on the Down Low
10. Cool and Unusual Punishment
11. Wolves in Wolves' Clothing
12. Cantado en Wspanol
13. 100 Times F.ckeder
14. Instant Crassic
15. You Will Lose Faith
16. One Celled Creature
17. Doornails
18.60% (Reprise)
Wolves in Wolves' Clothing
Solitamente quando si vuole ascoltare qualcosa inerente al Punk e non si hanno conoscenze a riguardo, si è soliti chiedere a un amico esperto, quali dischi o gruppi ci consiglia di acquistare per iniziare ad esplorare questo mondo a noi sconosciuto. Quali sono i nomi che al 99% dei casi, vi sentite dire? Non c'è alcun ombra di dubbio: Sex Pistols, Ramones e NoFX. Appunto, i NoFX; gruppo che si forma dopo quelli appena citati, ma che non è inferiore per quanto riguarda l'importanza. Sì, perchè se per i Sex Pistols possiamo dire di essere gli inventori del genere, per i NoFX possiamo tranquillamente affermare che sono coloro che hanno dato il nuovo slancio al Punk e che hanno fatto sì che potesse essere ascoltato ancora fino ai giorni nostri. Insomma, i NoFX sono coloro che hanno ripreso i canoni classici del genere, per poi riproporli in chiave più moderna o, perlomeno, in modo più consono agli anni che correvano (metà anni '80). Hanno poi sfornato decine di album, in cui potenza e rabbia erano un tutt'uno con gli strumenti, per non parlare poi delle enormi pinte di birra e non solo, che inondavano i loro palchi durante i concerti. Quindi, un gruppo Punk a tutti gli effetti che, nonstante l'età, continuano a rimanere tali, fedeli alla loro filosofia.
Esce quindi questo Wolves in Wolves' Clothing che risulta essere un manifesto di protesta, contro tutto quello che non và nel nostro mondo e, soprattutto, per quanto riguarda l'aspetto politico che gli U.S.A. hanno preso da quando vi è come presidente George W. Bush. Proprio questo, sembra essere la loro fonte di ispirazione che, come una delle migliori droghe, fa uscire pezzi e testi quando meno lo si aspetti. Abbiamo quindi 60% che, aprendo il cd, mette subito in chiaro quali saranno le intenzioni di tale album. "Sono qui non per intrattenervi, ma per incontrare i miei amici russi, irlandesi, tedeschi, colombiani...." e chi più ne ha più ne metta! Insomma, un testamento di fratellanza nei confronti di tutte le polazioni del mondo. Per sottolineare ulteriormente il periodo di crisi e smarrimento degli U.S.A, si prosegue con USA-Holes, in cui ritmo incalzante e ferrato, accompagna chitarre ruggienti e piuttosto arrabbiate; il tutto contornato dalla classica voce scazzata e rabbiosa di Fat Mike. Ovviamente non mancano i pezzi più scanzonati e demenziali, che tanto hanno caratterizzato i NoFX. Vediamo quindi che brani come Seeing Double at Triple Rock, ci raccontano dei vari viaggi mentali post-sbornia. Le chitarre continuano ad andare avanti con l'efferatezza che i power chord stoppati, possono dare. Bisogna dire, però, che si ha quasi l'idea che questo album sia leggermente più improntato sulla regolarità tecnica che sull'impatto esclusivamente sonoro. Abbiamo anche pseudo ballads come We March to the Beat of Indifferent Drum. Pseudo perchè l'inizio è da ballad, ma poi si sfocia in ambienti più tipicamente Punk in cui la voce sfodera tutta la sgrazia melodica e musicale. I NoFx, però, non si limitano solo a questo; cercano anche di metterci qualche influenza reggae, anche se appena accennata. E' il caso di The Marxist Brothers in cui il sottofndo musicale è dato dal tipico ritmo in levare delle chitarre. Un brano che invece merita un discorso a parte, è The Man I Killed in cui l'impatto sonoro è grandioso. Parte di questo merito è dato dalle sonorità country che, con la giusta dose di velocità elevata, può tranquillamente tramutarsi in brano Punk a tutti gli effetti. L'intero dischio, quindi, è un insieme di melodie e arrangiamenti che traggono ispirazione da mondi musicali diversi per poi essere riarrangiati in chiave prettamente NoFX. A proposito, abbiamo Leaving Jesusland che inizia in modo very smooth per poi sfociare in un ritornello Old style. Un bel effetto che cattura l'orecchio di molti, anche ai non interessati.
I brani di questo ultimo lavoro dei NoFx sono parecchi, ma tutti accumunati da un'unica caratteristica: rimodellare i generi in modo da poterli far confluire in un sano Punk come i NoFX ci insegnano. Abbiamo quindi parecchi svarioni da una parte all'altra del campo musicale che risulta essere un buon ingrediente, per dare vita e varietà a un prodotto che, altrimenti, risulterebbe parecchio monotono. Non ci resta che dire che questo sia un bel ritorno sul mercato da parte dei quattro di Los Angeles, ringraziandoli per la piacevole ora passata insieme.