Karl Sanders: Voce e chitarra
Dallas Toler-Wade: Voce, chitarra e basso
George Kollias: Batteria
1. What Can Be Safely Written
2. As He Creates, So He Destroys
3. Ithyphallic
4. Papyrus Containing The Spell To Preserve Its Possessor Against Attacks From He Who Is In The Water
5. Eat Of The Dead
6. Laying Fire Upon Apep
7. The Essential Salts
8. The Infinity Of Stone
9. The Language Of The Shadows
10. Even The Gods Must Die
Ithyphallic
Attorno a questa nuova strabiliante uscita targata Nile da tempo si era creata una grande curiosità ed un'attesa quasi spasmodica. Tutto questo per alcuni motivi: primo perchè nel corso dei due anni che sono seguiti all'uscita di Annihilation Of The Wicked la band è stata impegnata in un tour mondiale pressochè continuo e che, insieme alla qualità dei dischi pubblicati, ha aumentato esponenzialmente la fama dei quattro americani; secondo, il cambio di etichetta che ha fatto si che Sanders e soci passassero dall'esperta Relapse, ormai diventata punto di riferimento in ambito estremo, a quella che forse è la più grande major in campo metal, ovvero l'osannata Nuclear Blast (cosa per altro già successa ad altri importanti act come i Dimmu Borgir); infine il fatto che oramai i Nile non rappresentano più una piacevole sorpresa, ma una granitica certezza e, come accade ogni volta, ci si aspetta un lavoro sempre migliore e una conferma delle nostre aspettative di fan.
Bene, la cosa di cui potete stare certi e tranquilli è che di cali qualitativi in Ithyphallic non se ne vede nemmeno l'ombra. Infatti il nostro dubbio più grande, quello di non avere tra le mani un prodotto all'altezza del nome Nile, viene letteralmente spazzato via dopo pochi minuti di ascolto. Ma andiamo con ordine, perchè di carne al fuoco ve n'è veramente molta.
Il passaggio alla Nuclear Blast ha dato vita ad interessanti risultati: il suono è stato completamente ripulito, togliendo quel taglio grezzo tipico del suond brutal, ma allo stesso tempo questo ha toccato anche la voce, in questo disco meno gutturale e bassa del solito, almeno nella sua generalità. Ma ciò che veramente colpisce è il lavoro certosino e mostruoso dedicato alla batteria: se nel corso degli anni siamo rimasti, noi amanti dell'estremo, sbalorditi e colpiti dalla furia distruttiva di Inferno e dei Behemoth, qui siamo quasi su un altro pianeta. Non solo il suono è super pulito, super triggerato e super violento, ma anche la precisione e la velocità di Kollias spaventano. Un'altro musicista rispetto al potente ma piatto drummer di Annihilation Of The Wicked: qui il greco mostra anche la sua fantasia e le sue capacità nel lavoro con i piatti e i tamburi. E soprattutto è la batteria lo strumento dominante in tutta la produzione, quello che più balza all'orecchio e il vero motore di tutto l'album, come mai di questi tempi si era visto e sentito. Segno di quello che la Nuclear Blast aveva in mente nel momento di proporre un contratto ai quattro di Greenville.
Se invece consideriamo il lato prettamente musicale, anche qui non ne rimarremo delusi. I Nile questa volta ci propongono un disco più particolare del precedente. Appurato che con In Their Darkened Shrines la band ha raggiunto il suo apice epico (scusate il gioco di parole - n.d.r.), anche in questo caso l'elemento portante è l'equilibrio tra brutalità ed epicità. Sicuramente Ithyphallic è l'album che più si avvicina a Black Seed Of Vengeance, principalmente per una caratteristica: l'oscurità. Infatti ci troviamo di fronte un lavoro che trasuda buio e oscurità da ogni poro, un'atmosfera palpabilmente soffocante e annerita, un lungo viaggio a cavallo di un serpente sonoro nero e sterminato. Il secondo elemento che contraddistingue questa lavoro dagli altri è, poi, la pesantezza: già la produzione, con chitarre cariche di bassi, aiuta, ma in generale gli stessi riff e passaggi di batteria pesano sul nostro povero corpo come macigni. Ed è proprio questo che carica ulteriormente l'amosfera di quella oscurità di cui si parlava prima.
Ma, come già detto, il piglio epico non è stato dimenticato: già con l'opener veniamo gettati nell'amato antico Egitto e, come da tradizione, con What Can Be Safely Written il gruppo ci offre la classica killer-track brutale e ricca di epicità, otto minuti di un'intensità spaventosa, dove rieccheggiano i corni e le orchestrazioni e dove in più passaggi il tempo viene rallentato all'inverosimile distruggendo le nostre orecchie come con un pesante schiacciasassi. E non vi è solo la prima traccia: la title track, Ithyphallic, ha un gusto medio-orientale e oscuro che difficilmente non coinvolge, Eat Of The Dead ripercorre i fasti di Sarcophagus ma con una pesantezza nettamente superiore, e i nostri ci regalano anche una delicata perla strumentale, The Infinity Of Stone, un tripudio di strumenti tipici della tradizione egiziana e di atmosfere profondamente oscure ed esotiche.
Non mancano i pezzi tiratissimi e più ricchi di brutalità: As He Creates, So He Destroys, Papyrus Containing The Spell To Preserve Its Possessor Against Attacks From He Who Is In The Water, The Essential Salts e The Language Of The Shadows ne sono un chiaro esempio. Ma è nel finale che la band sfodera un asso che si scopre essere un piccolo capolavoro: Even The Gods Must Die. E' questa la traccia più rappresentativa di tutto il lavoro, un inno a tutto quello che i Nile rappresentano, con orchestrazioni potenti, un ritornello a mò di litania (Black Seeds Of Vengeange docet), un incedere marziale, un'epicità travolgente e un lunghissimo assolo finale di Sanders sopra una base acustica da far accapponare la pelle. Mostruosamente bella, e mai tali parole furono più adatte.
Ithyphallic si presenta a noi come uno dei migliori dischi death degli ultimi anni e non ci delude. Come ormai non ci possono più deludere i Nile, forse la band che in questi anni più ha rivoluzionato lo statico ambiente metal. Questo lavoro deve essere ascoltato più volte per essere gustato appieno e come una dolce droga, ad ogni passaggio ci conquista sempre di più. Non ci sono parole da aggiungere: un classico buy or die. Spettacolare sotto ogni punto di vista.