- Tom Morello - voce, chitarra
1. California's Dark
2. One Man Revolution
3. Let Freedom Ring
4. The Road I Must Travel
5. The Garden Of Gethsemane
6. House Gone Up In Flames
7. Flesh Shapes The Day
8. Battle Hymns
9. Maximum Firepower
10. Union Song
11. No One Left
12. The Dark Clouds Above
13. Until The End
One Man Revolution
Terminata l'avventura con l'eterna promessa mai mantenuta di quello che veniva presentato come un supergruppo, cioè gli Audioslave, ed in attesa dell'annunciata reunion dei tanto osannati Rage Against The Machine, il chitarrista Tom Morello si diletta in questo suo progetto solista a nome The Nightwatchman. Il perché abbia scelto lo pseudonimo di "guardiano notturno", anziché uscire con il suo vero nome, è probabilmente da ricercare nella consapevolezza a priori di aver dato vita ad un lavoro piatto e scadente sotto qualsiasi punto di vista, oppure si dovrebbe attribuire allo sguardo critico dell'autore nei confronti dell'oscura situazione socio-politica attuale. Armato della sua sola voce, sempre piazzata su toni bassi e sempre uguale a sé stessa, priva di qualsiasi slancio interpretativo ed espressivo, e della sua sola chitarra acustica, Morello si cala in un lavoro di ambiziosa ripresa e di sbiadita imitazione del folk americano di protesta, prendendo spunto dai grandi cantautori folk che lo hanno preceduto, da Woodie Guthrie a Phil Ochs, da Bob Dylan e Joe Strummer a Bruce Springsteen per finire a Tracy Chapman, ma l'impressione che abbia fatto il passo più lungo della gamba è molto più di una semplice sensazione.
Purtroppo qui manca un po' tutto rispetto ai succitati cantautori, non c'è nemmeno l'ombra della flemmatica passionalità di Springsteen, come non esiste il lirismo poetico di Dylan o l'intimistica e pacata melodicità di Tracy Chapman, essi sì protagonisti di stupendi inni folk rock di protesta sociale o politica. Tutto ciò che invece viene fuori da questo One Man Revolution sono una dozzina di "folk-anthem" tanto scarni e pacati da suonare tutti uguali, monotoni ed anche parecchio noiosi, cosicché risulta perfino arduo avventurarsi a tracciare un track-by-track o semplicemente parlare di un brano o di un altro.
Le melodie sono spesso accennate e il cantato di Morello talvolta diviene sommesso -sembra questa essere l'unica variante canora a sua disposizione-, nella sola title-track si assiste a linee melodiche più decise, e non a caso alla fine risulta il brano peggiore del lotto a causa proprio dell'irritante melodia e dei testi tanto presuntuosi quanto banali, inoltre non aiutano né la pressoché inesistente cura degli arrangiamenti né la produzione di Brendan O'Brien volutamente spoglia e scarna, proprio per mettere in risalto la voce e l'acustica di Morello, con risultati però lontani anni luce dalle tante cose con cui nel corso degli anni ci hanno deliziato i vari cantautori americani, anche quando si sono affidati alla dimessa formula "voce e chitarra", si pensi ad esempio all'omonimo esordio di ben altro spessore della Chapman, senza neanche bisogno di andare a scomodare artisti di valore assoluto quali Dylan, Springsteen e gli altri già citati appena qualche riga sopra. Alcune canzoni risultano davvero inascoltabili, come nel caso di Flesh Shapes The Day, che rischia quasi di scadere nel ridicolo, o Union Song, anch'essa tra le peggiori, altre suonano semplicemente anonime ed insipide, pecca accentuata dal fatto di somigliarsi un po' tutte, come avviene con le varie No One Left, Maximum Firepower, House Gone Up In Flames, mentre a spiccare dalla piattezza generale che contraddistingue l'intero album ci sono Let Freedom Ring e The Road I Must Travel, quest'ultima penalizzata però da una melodia che sa tanto di risentito.
Ad infastidire l'ascoltatore meno sprovveduto però oltre che la scarsa vena ispirativa, la musica e i testi, sono soprattutto la mancanza di umiltà e l'ipocrita intenzione "rivoluzionaria" che avvolge l'intero lavoro e progetto, e per rendersi conto di ciò basterà dare un'occhiata all'interno del sito, dove ci si imbatte nelle "The Nightwatchman Brigade" e in iniziative a carattere pubblicitario e promozionale dello stesso prodotto, ma sempre mascherate da chissà quali nobili intenti. E così si ha più della semplice impressione che quella dell'impegno socio-politico sia in realtà l'unica carta da giocare ormai rimasta a Tom per celare in maniera maldestra l'inutilità di questo disco, approfittando peraltro di un periodo storico facilmente contestabile e contro un'amministrazione altrettanto facilmente criticabile, come quella statunitense, che pare di sparare sulla croce rossa. Ma Morello le sue cartucce, almeno stavolta, le spara a salve.