Nico - Writing, Vocals, Harmonium
John Cale - Viola, Guitar, Piano, Organ, Glockenspiel, Bass
1. Prelude
2. Lawns of Dawn
3. No One Is There
4. Ari's Song
5. Facing the Wind
6. Julius Caesar (Memento Hodie)
7. Frozen Warnings
8. Evening of Light
The Marble Index
Christa Päffgen, alias Nico, è una delle personalità musicali più influenti degli ultimi decenni. Alla fine degli anni '60, dopo aver collaborato al capolavoro dei Velvet Underground e dopo aver inciso la modesta colonna sonora del film Chelsea Girl, diretto da Andy Warhol, ha modo di dar fondo a tutta la sua vera capacità cantautorale.
Del 1968 è The Marble Index, che Nico ha composto con la partecipazione di John Cale e della sua inconfondibile viola.
Dopo la strumentale Prelude d'inizio, con Lawns of Dawn si entra immediatamente nel vivo dell'opera e dello stile di Nico. La musica è un'orgia di dissonanze, tra tintinnii sinistri e il lamento asmatico dell'harmonium, lo strumento che da sempre caratterizza la musica della cantante tedesca.
A dominare questo delirante disordine interviene la voce, profonda e statuaria, disciplinata nelle semplici scale melodiche che si trova a percorrere con decisione, quasi sia una diafana strega alla guida di una rabbiosa massa di demoni adirati, o il fragile corso dei pensieri confusi e illogici di una mente disturbata e paranoica, chiusa a riccio sul suo dolore e la sua incomprensione che collassano sempre più su sè stessi.
Dello stesso genere è Facing the Wind, ansiogena nel suo pianoforte percosso concitatamente, mentre il fluido harmonium imita efficacemente i ripetitivi ululati del vento e una Nico distorta canta tormentata.
No One Is There verte su un'elaborata e languida suite di archi su cui si intarsia un cantato vivace e quasi cantilenante, e la successiva è Ari's Song, il pezzo migliore dell'album. Barocca negli arrangiamenti e nella melodia ricca di volute, è una canzone malinconica e accorata che si serve dei morbidi soffi dell'harmonium e di acuti trilli sintetici per imbastire un intreccio di decadenti fiori morti, immersi nel dolciastro odore della putrefazione che dona ai cimiteri la loro aria di triste serenità. Dedicata al solo figlio di Nico, vuol'essere una tenera lezione di vita che insegni all'erede quanto la realtà possa essere diversa dal sogno che ci si aspetta di vivere.
Julius Caesar (Memento Hodie) è un brano imponente nell'organo quasi ecclesiastico che fa da contrappunto ad una voce che si inerpica con agilità su e giù per la scala diatonica mente gli archi, spiccatamente folk, ondeggiano nervosi e sottili. L'unico raggio di luce nella disperata scala di grigi dell'album è Frozen Warnings, che col suo ramificato drone violinistico colpito a intermittenza da minuscole lastre di musica ghiacciata sembra tuttavia riscaldare un po' l'atmosfera, a dispetto del titolo.
La conclusiva Evening of Light, dominata da pressanti trilli che si stratificano all'infinito su stentate melodie funeree è quasi un testamento, stendendosi esoterica sulle urla acute e i muri distorti della chitarra elettrica.
Lo stile di Nico, tanto in The Marble Index quanto nel successivo Desertshore o in qualsiasi altro suo album è innovativo e spiazzante, in grado di influenzare decine di altri artisti nei decenni successivi nonché di aver e un ruolo determinante nella nascita della Dark Wave. Con la sua musica, la musicista dà sfogo a tutta l'inquietudine accumulata negli anni forgiando il buio con i suoi vocalizzi glaciali e pieni di dolorosa austerità. La canzone rock viene disassemblata e sezionata per poi essere ricomposta in maniera assolutamente nuova e differente: scompaiono quasi totalmente le percussioni, affidando completamente la sezione ritmica all'harmonium e, più spesso, all'isterica viola di Cale. La chitarra è relegata a ruoli marginali mentre continuano ad essere utilizzati effetti e distorsioni che contribuiscono alla realizzazione di un'atmosfera gravosa e rarefatta. Le melodie sono semplici e venate di rigoroso folclore teutonico con cenni d'avanguardia, e i testi sono oscure filastrocche, a volte preghiere che aleggiano su pezzi carichi di mistica sacralità.
L'intera opera di Nico è breve e articolata in pochi album di cui The Marble Index è il capostipite: un album oscuro e malato, ma capace paradossalmente di gettare una luce chiarificatrice sulla psiche di chi l'ascolta. In poche parole, un'opera catartica.