Voto: 
7.9 / 10
Autore: 
Marco Lorenzi
Genere: 
Etichetta: 
Vagrant
Anno: 
2000
Line-Up: 

- Matthew Pryor - voce, chitarra
- Dustin Kinsey - chitarra, voce
- Eric McCann - basso
- Bill Belzer - batteria, percussioni


Tracklist: 

1. Every Double Life (02:04)
2. Lonely Hearts (02:30)
3. Proceed With Caution (03:36)
4. Slow Down (02:17)
5. Untitled (01:08)
6. Goodbye (02:10)
7. Idaho (04:33)
8. Drama Queen (01:29)
9. Make Me Change My Mind (02:30)
10. When We Two Parted (03:34)
11. Never Treat Others (04:08)
12. I Wont’ Run Away (02:48)

New Amsterdams, The

Never You Mind

Matthew Pryror è un volto arcinoto nella scena musicale americana. Già membro dei The Get Up Kids, la celebre Emo/Punk band che tante fortune ha trovato prima del ritiro dalla scena nel 2005, è tra i fondatori del progetto The New Amsterdams, di cui è anche la voce.
Il momento di svolta giunge nel 2000, per questa nuova Indie Rock band di Lawrence (Kansas), con l’uscita del primo full-lenght Never You Mind, sotto Vagrant, navigata etichetta che annovera diverse altre importanti realtà nel panorama internazionale (The Get Up Kids, appunto, ma anche Dashboard Confessional e Alkaline Trio). Si tratta di un lavoro di pregevole fattura, per essere un disco d’esordio. Un percorso musicale che si snoda essenzialmente attorno alle dolci atmosfere create dalla chitarra acustica e dal pianoforte, che mettono in luce il lato più riflessivo del cantante e del resto della band.

Non aspettatevi di ritrovare le funamboliche melodie che i The Get Up Kids hanno saputo dispensare ai tanti fans nella loro carriera. I The New Amsterdams porgono sul piatto una serie di canzoni semplici ed immediate ma che non per questo mancano l’impatto con l’animo dell’ascoltatore. Nei due minuti e mezzo che disegnano la fisionomia di Every Double Life emergono i tratti che in linea di massima andrà ad assumere l’album: c’è un velo di tristezza, è quasi depressione, ma la dolcezza che distingue le liriche e l’arrangiamento per lo più acustico impreziosiscono notevolmente questo full-lenght.
Lonely Hearts è emblematica di quanto vogliono trasmetterci i The New Amsterdams, ma è con la lirica di Proceed With Caution (la prima gemma di questo Never You Mind) ad illuminare: Something has got to give / I wouldn't wait for it / Baby I'll bet it's over due / You're lucky to be alive / So I wouldn't count / On anything, sussurra Pryor, prima di una delle rare progressioni di batteria, chitarra elettrica e basso in un’unica situazione.

La ballata Slow Down e la stranissima traccia Untitled ci portano alla parte centrale di Never You Mind, nella quale i The New Amsterdams riprendono il filone principale. E’ soprattutto con Drama Queen ed il riverbero dell’arpeggio di chitarra che questi ragazzi riescono a toccare nel profondo. Quindi è la volta di Make Me Change My Mind, con l’innesto degli organi nello stile Hammond a fare da velo ad una prova in cui i The New Amsterdams dimostrano di esplorare anche le sonorità che più si avvicinano al folk ed al pop moderno.
Il finale merita una menzione particolare: Never Treat Others e soprattutto I Won’t Run Away, dalle atmosfere sognanti, mettono la firma al primo lavoro in studio di questa band.

Semplicità, facevamo notare qualche rigo sopra. Ecco, è questa l’arma in più dei The New Amsterdams in Never You Mind. Un disco che verrà apprezzato dai fans e dagli appassionati del genere come un lavoro di buona caratura, per di più.Il miglior pregio che possiamo ritrovare nei The New Amsterdam in questo disco d’esordio? Con Never You Mind questi regalano al pubblico qualcosa di nuovo, senza annoiare (pur nella tranquillità che regna in questa mezz’ora di musica), ed è questo il loro asso nella manica.

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