-Alan Palomo
-Leanne Macomber
-Jason Faries
-Lars Larsen
01. Heart: Attack
02. Polish Girl
03. The Blindside Kiss
04. Hex Girlfriend
05. Heart: Decay
06. Fall Out
07. Era Extraña
08. Halogen ( I Could Be a Shadow)
09. Future Sick
10. Suns Irrupt
11. Heart: Release
12. Arcade Blues
Era Extraña
All' epoca dell' esordio si dette maggiore importanza più all' uomo che al disco, convinti che questo fosse il lato maggiormente vendibile e meno sperimentale della chillwave. Era Extraña, il secondo album per la band di Alan Palomo, dimostra invece l' esatto contrario. Ovvero che Psychic Chasms, definito da molti come una di quelle enormi discariche glo-fi dove vivono senza nessun pudore tastiere elettroniche dalle sole melodie catchy, è in realtà una delle massime espressioni musicali in ambito elettronico degli ultimi dieci anni. Una scappatella della psichedelia nei sentieri chillwave, quelli meno desiderati, dovuta molto probabilmente ad una serata a base di alcolici e droghe. Non sarebbe poi tutta questa sorpresa, non fosse che il disco seppe accavallare mediante un concept ottantiano evocante la confusione ed il disfacimento di certe strutture fino ad allora considerate indispensabili per un brano il sinth-pop con l' etica ( più che il genere in sè) della 8-Bit.
Fattori che vengono ripercorsi, se possibile, in maniera ancor più pedissequa ma non decisamente evoluta da questo complesso che della visual art ha fatto un marchio irrinunciabile. I Neon Indian infatti con Era Extraña concentrano le attenzioni nel vero fulcro della loro musica, eliminando le scorie di quell' inquinante nube ipnagogica kitsch e mostrando in tutto e per tutto la ricetta che era alla base dell' esordio, qui amplificata ed effettata con una maggiore dose di tecnicismi. Esce allo scoperto un lato dream-pop fedele agli stilemi imposti dalla seconda giovinezza degli M83, in particolare con Saturday = Youth, ma senza dubbio vengono screditati i paragoni con la italo-disco avanzati fin dai suoi primi brani messi in rete, a favore di un lato devoto ai Daft Punk e di cui viene permeato l' intero lavoro. I brani evidentemente si affinano, risultando forse fin troppo brevi per un lavoro che attinge da tali fonti, diminuendo i passi a forte impatto emotivo in modo tale da mantenere una certa linearità enfatica trattenuta con una precisa etica sperimentaloide. Ennesimo pretesto per evidenziare tutto il divario che intercorre tra artisti intelligenti del calibro di Toro y Moi, Neon Indian e Ducktails da altri semplicemente furbi o sempliciotti, quali i soliti Washed Out e Memory Tapes, occasione giusta per dare il giusto credito ad una scena che per quantità e qualità si sta anteponendo a mostri sacri come !!! o LCD Soundsystem, di cui anche in Era Extraña viene ripresa una certa acidità negli act dance. Il sound dei Neon Indian si può dire adesso più adulto, ma sebbene stavolta non voglia rendere palesi le sample ancora una volta ripresi dalla Sega ( da cui Alan Palomo varierà il nome in Vega per la sua esperienza solista) - esternati solamente nell' ultima distaccata Arcade Blues - per dimostrarsi anche sotto questo aspetto maggiormente maturo, il risultato finale si rivelerà meno soddisfacente rispetto a Psychic Chasms, malgrado la strada intrapresa sia per adesso soltanto abbozzata ed in attesa di una netta crescita. Detto questo, sembra ancora una volta impossibile riuscire a non arrendersi al cospetto di tracce dal tiro efficace come Polish Girl, la 8-bit stavolta montata sui velluti di Small Black e The Blindside Kiss, che per testo e ritmo potrebbe essere a tutti gli effetti un remix dei Radio Dept. più ispirati. Nelle retrovie, da segnalare la cascata di spleen languidi di Hex Girlfriend e la title-track, intermezzo dalle derive indietroniche, ma anche Halogen (I Could Be A Shadow), figlia del massimo picco trash 6669 (I don't know if you know) del precedente disco, oppure i rimandi all' oscurità della new wave con Fallout.
Neon Indian sembra aver intrapreso una strada interessante con questo ultimo Era Extraña, capace di distaccarsi dalla bomba dell' esordio per una minore irruenza nella ricerca di certe illusioni schematiche alla lunga piuttosto sgonfie. Difficile replicare quel senso collettivo di inebetimento ottenuto non senza una certa dipendenza dai video game, per questo Alan Palomo fa la giusta mossa quando sceglie di cambiare rotta addentrandosi in precise melodie alienate e sicuramente fuori dalla norma. Per ora il cartello dice work in progress, ma non è da scartare l' ipotesi che il lato razionale di questo musicista di origini messicane ci riservi belle sorprese in futuro.