Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Damiano Cembali
Etichetta: 
Black out
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Paolo Bruni detto “Pau” – voce & chitarra
- Enrico Salvi detto “Drigo” – chitarra
- Cesare Petricich detto “Mac – chitarra
- Francesco Li Causi detto “Frank” – basso

Turnisti:
- Cristiano Dalla Pellegrina – batteria
- Itaiata De Sa – percussioni (percussionista brasiliano)

Guests:
- Roy Paci
- Bersuit Vergarabat (band argentina)
- La Zurda (band argentina)

Tracklist: 

Radio Conga - 4:54 Il libro in una mano, la bomba nell'altra - 4:11 Malavida en Bs. As. - 4:23 Soy Taranta - 3:55 Gioia infinita - 4:19 Il ballo decadente - 3:15 Muoviti! - 3:23 Che rumore fa la felicità? - 4:30 Salvation - 3:35 Ululallaluna - 2:52 Notte Mediterranea - 4:23 Brother Joe - 4:27

Negrita

HELLdorado

Rotolando verso sud, i Negrita hanno davvero trovato l’El dorado: al di là delle facili battute, la rock band aretina capitanata dallo statuario Pau torna finalmente alla ribalta nazionale con HELLdorado, settimo episodio (non considerando il best of uscito nel 2003) della loro più che decennale carriera, a 3 anni di distanza dal precedente successo L’uomo sogna di volare, trainato dagli invidiabili singoli Greta e, appunto, Rotolando verso Sud.

Lavoro nero pagato con denaro nero…
Nera la rabbia, nera la stagione…
Nera la fame, nera la rivoluzione…
…l'Africa nera è a solo quattro passi da qui!


Sulla via dell’HELLdorado i Negrita ripercorrono ed approfondiscono le stesse linee guida già intraprese per l’album precedente: sia nelle liriche che nelle sonorità, i 5 rockers toscani tornano a concentrarsi sul fascino e la fragilità del Sud America, imbracciando i più caldi ritmi latini e sfidando ancora una volta i tabù di alcune interessanti tematiche sociali (Radio Conga, seppur faccia scalo in Africa, Il ballo decadente e Salvation su tutte), facendo del continente americano una perfetta allegoria di un’umanità debole e sottomessa ma allo stesso tempo fervida ed autentica. Evitando di salire in cattedra in maniera del tutto superficiale e altezzosa, non volendo affatto rinunciare all’innato gusto del ballo proprio della cultura sudamericana, Pau e soci ricorrono a metafore nemmeno troppo alate (Il libro in una mano, la bomba nell’altra) che ben si sposano con linee melodiche accattivanti e dall’inconfondibile sapore latino (Soy taranta su tutte).

Il pianeta è dentro te,
sei l'Oriente e l'Occidente…
…in un fondo di caffè…

A dominare incontrastata, in un lavoro apparentemente immediato e “semplice” quale HELLdorado, è proprio l’estrema varietà di colori e suoni che si abbracciano e rincorrono fra le diverse tracce o, persino, all’interno di una stessa. L’utilizzo di ben 5 lingue diverse, del resto, sempre puntuale e mai cacofonico, contribuisce a rendere alla perfezione l’idea di un dirompente sentimento di solidarietà globale che, attraverso la voce universale della musica, può toccare le più intime corde di qualunque essere umano: il dialetto congolese di Radio Conga, il franco-spagnolo di Malavida en Bs. As. e Soy Taranta, l’anglo-spagnolo di Muoviti!, Salvation e Notte mediterranea, l’inglese di Brother Joe, il portoghese a conclusione di Ululallaluna costituiscono una vera e propria patchanka linguistica che ben si amalgama con l’ispirazione e le sonorità alla base del lavoro complessivo. Al di là di qualunque considerazione eccessivamente pedante, comunque, HELLdorado è un lavoro estremamente gradevole che si esalta nella sua qualità complessiva: le tracce, infatti, si susseguono in maniera assolutamente leggera e convincente, con un’eccellente alternanza di ritmi e velocità, senza annoiare e, soprattutto, senza finire nell’umiliante indifferenza del sottofondo; tutte ugualmente valide, con picchi di qualità indiscutibile (la tripletta iniziale, la parodistica Il ballo decadente, la trascinante Ululallaluna, la più tradizionale Notte mediterranea) e cadute di tono non poi così ripide (essenzialmente la sola, stanca Muoviti!).

Brother Joe! Where are you now?
Brother Joe! Please, rock this town!


Dal punto di vista strettamente strumentale, il tratto maggiormente distinguibile dell’album sono senza dubbio le linee di basso e chitarra in puro stile Clash (com’è che si chiamava il loro leader Strummer?): finito il tempo delle ruggenti schitarrate di Bambole o In ogni atomo, esaurito lo spazio per i grezzi riff di Mama maé o Cambio, ora i Negrita mescolano in maniera ponderata e accattivante la cadenza del reggae e la spensieratezza del funky a un rock meno acido e più leggero, facendo di un groove essenziale ed estremamente pulito (molto valido il lavoro svolto in sede di mixaggio) il punto di forza di ogni loro nuovo pezzo, nonché l’elemento distintivo di questa personale nouvelle vague made in Arezzo.

Ehi chica escucha el Pau…


In ultimo luogo, elemento assolutamente imprescindibile dello stile Negrita è senza dubbio il leader Pau: al di là della sua indubbia presenza scenica sul palco e del suo decisivo apporto in fase di songwriting, sono la sua timbrica vocale solida, carismatica, imprevedibile nonché la sue più che convincenti capacità interpretative a rendere veramente “diverso” e accattivante ogni brano, esaltandone al contempo parole e linee melodiche.

Pase lo que pase Mac!
Pase lo que pase Frank!
Pase lo que pase Drigo!
Pase lo que pase chicos!


In conclusione, i Negrita si dimostrano ancora una volta una delle più creative realtà rock made in Italy, che ha mantenuto inalterate nel tempo line-up e ispirazione, evolvendosi al contrario sia in ambito strettamente strumentale e tecnico che nella sensibilità tematica e artistica: di questo percorso musicale e soprattutto umano, HELLdorado è la sintesi più convincente che i 4 musicisti toscani e tutti i loro compagni di viaggio avrebbero mai potuto realizzare.

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