Edoardo De Muro - Drums
Andrea De Muro - Guitars, Bass (Bass part on the album are played by Andrea De Muro)
Alessio Locci - Guitars
Lorenzo Orru - Vocals
Alessandro Farci - Bass
1. Elegy for the Flesh 03:16
2. Memetic Infection 03:08
3. Breastfed with Mendacity 03:55
4. Sarin Benison 04:15
5. Ravenous Theophaghists 02:56
6. Allograft Harvesting 05:07
7. Clinical Savagery 03:02
8. Plastinated Birth 03:34
Elegy for the Flesh
Direttamente da Cagliari arrivano i Natrium, band promettente che con questo Elegy for the Flesh raggiunge il traguardo del secondo album a sei anni di distanza dall’autoprodotto The Day of Pain. La The Spew Records (ala della Punishment 18 Records specializzata in death e grindcore) si occupa della produzione dell’album per una prova veramente convincente. Passati in pochi anni dal death/thrash al technical brutal death metal, questi quattro ragazzi sardi non prendono prigionieri per tutta (seppur breve) la durata del disco.
Ventinove minuti e otto tracce a parer di chi scrive sono elementi perfetti affinché un disco dalla tale pesantezza non risulti ostico all’ascolto. In esso rivivono i migliori Suffocation e Cannibal Corpse, portando i Natrium a comporre un album che ormai le loro band madri non sfornano da anni. I suoni sono impastati al punto giusto mentre la band pare inarrestabile. La batteria si trasforma in un bulldozer schiaccia ossa, le chitarre macinano una quantità immensa di riffs votati agli anni 90 in una marcia inarrestabile, irta e pregna di cambi di tempo. Il growl malato e profondo di Lorenzo contribuisce al mood generale di un disco che odora di decomposizione lontano un miglio. Nessuna concessione alla melodia. La furia cieca guida la band in questo massacro.
Iniziando con la title-track e passando attraverso la seconda Mimetic Infection possiamo gustare una miscela di riffs putridi, voci incarognite e furiose accelerazioni che prendono ancora più potenza perché sovente piazzate immediatamente dopo i tipici down tempo del genere che in questo caso non si rifanno al death core, quanto più allo stile inconfondibile dei Suffocation nel periodo 1991-1995. Le sezioni che vivono di up tempo sono invece chiaramente ispirate alla band di George Fisher ed a tal proposito citerei l’andamento di Breastfed with Mendacity eRavenous Theophaghists su tutte.Per chi invece predilige i mortiferi tempi lenti con grandelavoro delle asce, consiglierei la putrida Sarin Benison e l’inquietante Allograft Harvesting ove l’atmosfera di perversione si fa pesante grazie anche ad alcune voci campionate di sottofondo che farebbero impallidire gli storici deathsters Deranged, in passato maestri del genere.
Avvicinandoci alla fine possiamo ancora gustarci i vari stop and go di una intricatissima ma sempre brutale Clinical Savagery, ottimo esempio di come si possa suonare in modo tecnico senza risultare asettici. Ultima traccia del disco,Plastinated Birth ci saluta con la giusta dose di velocità e violenza senza che l’apporto tecnico venga meno tra controtempi e veloci mutamenti di struttura. Al termine dell’ascolto ciò che rimane è un senso di stordimento per tanta violenza ascoltata. Il gruppo ci sa fare e si aggiudica meritatamente un posto di riguardo tra le nuove, promettenti realtà del suolo italiano. Ora li attendiamo per il grande balzo che li porterà alla definitiva consacrazione anche all’estero.