Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Andrea Rubini
Genere: 
Etichetta: 
Spinefarm
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Daniel Freyberg - Voce e chitarra
- Matti Hamalainen - Basso
- Jarmo Puikkonen - Tastiera
- Janne Jukarainen - Batteria
- Asko Sartanen - Chitarra


Tracklist: 

1. Dreamcrusher
2. Judgement Ride
3. Lame
4. P.I.B.
5. Silent Fall
6. Like I care
7. Deep Under The Stones
8. Save Your Breath
9. The New Wave

Naildown

Dreamcrusher

I finlandesi Naildown tornano a distanza di due anni con il secondo capitolo Dreamcrusher. Il combo nel frattempo ha cambiato batterista e ha aggiunto una seconda chitarra in line-up, per volere esplicito del former Daniel, che voleva un patner che lo affiancasse e rendesse il sound più heavy. I Naildown suonano death metal melodico, anche se vedremo che si differenziano un pò dai connazionali Norther o Kalmah, ad esempio.

La band di Mikkeli ci propone nove tracce in questo bis, creando comunque serie aspettative, per lo meno in patria. Infatti, nonostante il piccolo terremoto in line-up, sfociato con l'allontanamento del drummer, i nostri si sono adoperati molto per costruire questa release, senza mostrare segni di cedimento in fase live; ed è soprattutto questo aspetto che va maggiormente sottolineato, ovvero quasi due anni di no-stop tourning ovunque si presentasse l'occasione. Dunque la band da un punto di vista visivo è stata particolarmente attiva, avendo però un numero limitato di canzoni a disposizione. Ecco dunque che negli ultimi mesi lo sforzo a produrre l'album.

Veniamo all'album nel dettaglio, ovvero come definirlo. I Naildown fanno, come detto, death melodico, ma non il classico made In Finland che potremmo aspettarci, o per lo meno, non completamente. Certo, i riff delle chitarre suonano spesso melodici, e la tastiera è una componenete molto forte e accentuata nel combo, tuttavia non sono paragonabili appunto ai gruppi menzionati, i così detti discendenti dei Children Of Bodom. Inoltre il frontman Freyberg usa abbondantemente la voce clean, ricordando, seppur con tutte le distanze del caso, gli Scar Symmetry. Dico le dovute misure perchè il sound degli Svedesi è molto diverso, quindi non collegate i due nomi, creerebbe false aspettative. Non che sia un prodotto scadente questo, anzi, è ben modellato e ben congeniato, ma non ha nulla da spartire con Älvestam e compagni.

Le canzoni dei Naildown seguono ben o male lo stesso trend per tutta la durata del disco, ovvero sono molto orecchiabili e melodiche, le chitarre si spartiscono le parti di base per poi sbizzarrirsi con assoli molto classici, molti anche hard-rock come riferimento. Il primo duetto di canzoni è molto indicativo per capire se l'album è adatto al nostro palato, l'opener Dreamcrusher risulta essere un manifesto al full-lenght, introducendoci palesemente il sound dei ragazzi e mettendone in mostra tutti i suoi lati. Nel corso dell'album alcuni elementi saranno più pronunciati; quello elettronico, ad esempio, è fortemente riscontrabile nella terza Lame, oppure quello più lento e atmosferico in Silent Fall. Nell'intera durata del disco non avviene nemmeno un "imprevisto", una traccia fuori dal coro, o un momento particolarmente inaspettato.

I quarantadue minuti scorrono via in modo molto sobrio, brani veloci e "alla mano"; tuttavia ritorniamo sempre allo stesso punto con questa tipologia di band, ovvero se non si è un accanito fan del genere ci si può stancare. Infatti, la forza della band è un album di solido death melodico, senza picchi, ma anche senza sbavature. Particolare rillevante, perchè se non è vostro pane quotidiano, questo sound può risultare monotono. Per concludere, direi un bel passo in avanti rispetto il debutto, ma c'è ancora da lavorare, nonostante la doppia chitarra e l'utilizzo delle clean risaltano la volontà della band di uscire un pò fuori dal coro e ritagliarsi una fetta di pubblico personale.


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