- Andreas Nilsson - Chitarra
- Marcus “Vargher” Norman - Chitarra
- Mattias Grahn - Batteria
- Kristoffer “Wrath” Olivius - Basso, Voce
1. Proclamation
2. A Swarm of Plagues
3. Spoken Words of Venom
4. The Murder Manifesto
5. Revelation Carved In Flesh
6. None Shall Be Spared
7. And The World Shall Be Your Grave
8. The perpetual Horrors
9. Carnal Scorn & Spiritual Malice
Pariah
I Naglfar, grande band di spicco della scena Black svedese, pubblica nel 2005 il suo ultimo album: Pariah, il ritorno agghiacciante della violenza, del terrore e della noncurante blasfemia di uno dei migliori act usciti dalla Scandinavia più estrema. Spesso ripetitivo nella ripresa delle soluzioni formali (le strutture e il riffing richiamano - com'è ormai normale per chiunque - gran parte del classico repertorio black/death nordico), Pariah è in ogni caso un disco estremamente travolgente e massiccio, oltre che soffocante per la sua inaudita cattiveria.
Già da A Swarm of Plagues, prima violenta scossa del disco, la furia di Olivius e soci si mostra in tutto il suo repertorio di accelerazioni indemoniate e improvvise aperture melodiche che si ripeterà senza soluzioni di continuità in ogni singolo episodio dell'album.
Basti a questo punto passare ai momenti migliori di Pariah, che corrispondono ad un trittico semplicemente sensazionale di rabbia death metal e gelida atmosfera black: The Murder Manifesto (sebbene poco originale rimane uno dei più travolgenti brani scritti dagli svedesi), And The World Shall Be Your Grave (splendida l'apertura melodica centrale) e Carnal Scorn & Spiritual Malice sono infatti ciò che di più accattivante sia uscito ultimamente dallo scenario estremo europeo, e questo grazie ad un songwriting che di certo non brilla per originalità ma che, con una minuziosa attenzione ai particolari e con un occhio di riguardo al groove e all'impeto melodico, scaraventa qualsiasi resistenza emotiva al suo passaggio. Il resto di Pariah viaggia invece su binari più bassi ma mai veramente negativi (la velocissima Revelations Carved In Flesh, la furia strumentale di Spoken Words Of Venom, l'orrorifica The Perpetual Horrors) permettendo al disco di concludere il proprio percorso senza nessun evidente calo d'ispirazione.
Episodio più organico e compatto nella discografia dei blackster svedesi, Pariah non è però allo stesso tempo in grado di rievocare il cripticismo atmosferico e il più decadente afflato melodico dei precedenti dischi, risultando quindi come un'opera meno "personale" ma dall'impatto sicuramente più devastante e trascinante. In ogni caso, un altro buon lavoro firmato Naglfar, e questo non può che fare piacere.