- Fernando Corona - Manipolazione dei suoni, synth, mix
- Philippe Petit - Voci, cimbalom, salterio elettrico, piano, turntables, vibrafono, synth, elettronica
Guests:
- Sarah Jouffroy - Voce mezzo-soprano (traccia 1)
- Gabriel Grosbard - Viola da gamba (traccia 2)
1. The Call of Circè
2. Pegasus
3. The Summoning of the Kraken
First Chapter
First Chapter segna la prima collaborazione su full-length tra Fernando Corona (aka Murcof, compositore messicano alle prese fin dai primi Noughties con le più disparate frange della musica techno, ambient e glitch) e Philippe Petit (polistrumentista francese, impegnato invece da qualche anno nell'ala più sperimentale della musica elettronica, tra dark ambient e drone), nonché uno dei più brillanti esempi di avanguardia del 2013.
In linea con lo stile esibito da Murcof in questi anni in lavori come Cosmos (2007), tra tenui acquerelli ambient contaminati da una sensibilità classica - seppur affrancandosi dagli elementi techno e glitch, qui trattati marginalmente -, First Chapter è un saggio di musica da camera per manipolazioni elettroniche e droni (a cura di Corona), che si dipana in tre composizioni che si pongono al crocevia tra dark ambient, kosmische Musik e musica contemporanea, tratteggiando una solenne colonna sonora per la mitologia greca e nordica. L'operazione attuata dai due compositori porta avanti un discorso che trova i propri precedenti tanto negli esperimenti di Elegi e Kreng editi dalla Miasmah, a cavallo tra le atmosfere notturne e soffuse della musica ambient, le forme della musica classica e l'austerità delle avanguardie del Novecento, quanto nei momenti più sperimentali dell'opera di The Haxan Cloak.
I tetri sibili con cui si apre la prima The Call of Circè (senza dubbio il capolavoro di tutto First Chapter) indulgono in un'atmosfera algida e rarefatta, squarciata lentamente dagli interventi gotici dell'organo e degli archi che conducono dapprima a un exploit di tragicità cameristica à la Nico, per poi dirigersi ai confini dello spazio siderale da cui la voce celestiale del mezzo soprano Sarah Jouffroy sembra provenire. Il suo canto viene continuamente spezzato, sommerso e filtrato dalle manipolazioni elettroniche di Corona, che monta diverse linee vocali contemporaneamente in arditi esperimenti polifonici dal sapore vagamente sacrale, mentre le tastiere e l'incessante tessuto di droni elettronici sottostante mantengono l'aria spettrale dell'overture. Petit e Murcof mostrano qui tutta la loro capacità come polistrumentista e architetto sonoro rispettivamente, allestendo un'orchestra che, in uno smembramento di dissonanze atonali, deflagrazioni ritmiche sempre più ossessive e figure minimaliste del piano e del vibrafono, accompagna il canto della Jouffroy e la conduce, tramite un crescendo mistico degno dell'Hosianna Mantra dei Popol Vuh, alla conclusione del pezzo in un amalgama asfissiante di voce (ormai ridotta a echi lontani persi nel cosmo), piano e droni elettronici, che si spegne infine nel vuoto.
Meno visionaria di The Call of Circè, la più breve (sette minuti) Pegasus è invece una composizione dissonante dai toni vagamente orientaleggianti per elettronica, viola da gamba (suonata da Gabriel Grosbard) e voci manipolate (questa volta ad opera di Philippe Petit), in cui Murcof e Petit tracciano un ponte ideale tra primitivismo esotico e fumosa dark ambient noir. La conclusiva The Summoning of the Kraken, infine, riporta il discorso di First Chapter sui livelli di The Call of Circè, con un altro, fulgido esempio di avanguardia post-classica (forse qui leggermente meno comunicativa e più arroccata nel versante più astratto e cerebrale della musica del duo) che questa volta assimila anche i battiti ritmici techno e i glitch di Murcof nel solito tessuto cameristico di droni, synth, salteri, cimbalom e manipolazioni elettroniche.
Nonostante i due pezzi conclusivi (comunque estremamente riusciti, in particolar modo The Summoning of the Kraken) appaiano quasi ridondanti dopo la magnifica esperienza di The Call of Circè, tutto First Chapter rappresenta un intelligentissimo esempio di capacità di declinare gli idiomi delle avanguardie della musica contemporanea tramite la sensibilità delle tendenze più disparate della musica elettronica. In particolar modo, è encomiabile l'abilità con cui Murcof e Petit intraprendono un'operazione tanto intellettuale riuscendo a rendere accessibile l'album tanto ai fan della prima, quanto della seconda: risultato tutt'altro che banale, visti i molteplici casi di "sperimentazione" analoghi che naufragano nell'anonimato ogni anno.