Voto: 
7.8 / 10
Autore: 
Matteo Mainardi
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Daniele Pompei - Chitarra
- Ivano Conti - Basso
- Eliana Volpe - Voce
- Giorgio Mammoliti - Voce
- Riccardo Berardi - Batteria


Tracklist: 

1. Through the paths of insanity
2. The unsaid words
3. Spark
4. Invisible tears

Motherstone

Through The Paths Of Insanity

Dopo solo un anno di distanza dalla loro prima pubblicazione, i romani Motherstone tornano con questo loro secondo mini cd. Già dall'inizio, si rimane colpiti dal fatto che, pur trattandosi di un'autoproduzione, il layout grafico dell'intero pacchetto dell'album è molto professionale mettendo una gran voglia in chi l'ascolterà, di vedere se l'aspetto musicale sarà alla stessa altezza.

L'inizio con la title-track Through The Paths Of Insanity, lascia intendere che le carte sono tutte in regola per farci sballare in modo adeguato. Non poteva esserci inizio migliore per questo "piccolo" prodotto. Le chitarre sono potenti e sferrano ritmi a volte cadenzati, a volte tirati. Le due voci, maschile e femminile, si alternano in modo adeguato senza dare il senso di "fuori luogo" che molti gruppi con la doppia voce fanno trasparire. Vediamo quindi che la tonalità melodica e a tratti gotica di Eliana, ben si unisce con quella più Death e gorgoreggiante di Giorgio. La traccia successiva, The Unsaid Words, inizia in modo molto Trash con il duetto tra chitarre e batteria, la quale dimostra di avere una notevole padronanza della scena sfoderando un doppio pedale notevole sia per velocità che per adeguatezza alle parti. Non viene a mancare anche l'alternarsi tra momenti più prettamente tirati in cui il padrone incontrastato è il singer maschile, con quelli più melodici dove la cantante riesce ad introdurre melodie che risultano essere così azzeccate e piacevoli. Molto belli anche i pezzi di passaggio in cui vengono messi sotto i riflettori le capacità tecniche dei chitarristi. Un gran bel brano.

Andando avanti, arriviamo a Spark dove si continua a miscelare il Trash stile pantera con sonorità più accostabili ad alcuni gruppi tendenti al Death metal. Un ulteriore prova di efficacia e compattezza che raggiunge il culmine nel ritornello, ben dettato e portato avanti dalla cantante. Per l'ultima traccia, Invisible Tears, si è deciso di fare un vero e proprio omaggio agli ultimi pantera in cui ormai c'era già aria di scioglimento. Le ritmiche, questa volta, sono molto più tendenti al cadenzato e la voce maschile sfodera un gran bel growl che, solo in alcuni tratti, si lascia andare in tonalità più acute e taglienti. Il momento più bello è il passaggio a metà canzone in cui le chitarre sfoderano un riff controtempo davvero notevole per l'originalità e, anche, per l'aspetto tecnico.

Insomma, siamo di fronte ad un gruppo di tutto rispetto che sicuramente starà già fecendo parlare molto nell'ambito del mondo underground. Aspettiamo quindi con ansia il debutto sul campo discografico, con la pubblicazione del loro primo vero album, anche per vedere se il voto del disco in questione, possa essere riconfermato su un numero maggiore di tracce; cosa non sempre facile.


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