- Ian Fraiser "Lemmy" Kilmister - voce, basso
- Phil Campbell - chitarra
- Mikkey Dee - batteria
1. Runaround Man
2. Teach You How To Sing The Blues
3. When The Eagle Screams
4. Rock Out
5. One Short Life
6. Buried Alive
7. English Rose
8. Back On The Chain
9. Heroes
10. Time Is Right
11. The Thousand Names Of God
Motörizer
Attitudine rock n’ roll, energia punk, potenza heavy metal, o se preferite in una sola parola: Motorhead. Antesignani ed ispiratori dello speed metal, essi sono stati tra i primi a comprendere le devastanti potenzialità che la frenesia del punk avrebbe apportato all’interno dell’heavy metal, sempre coerenti e così uguali a sé stessi, grezzi, cafoni, brutti e cattivi, eppure sempre così unici ed inconfondibili, i Motorhead hanno rappresentato e rappresentano per l’heavy metal un po’ quel che gli AC/DC sono per l’hard rock, vale a dire la faccia più selvaggia, sanguigna, autentica e genuina dell’hard n’ heavy, quella che non si piega ai compromessi dei vari trend, tanto che gli anni scorrono, le mode cambiano e le tendenze passano, ma loro sono sempre qui, uguali a prima, e proprio per questo sempre unici ed inconfondibili, così da spiccare sempre e comunque nella massa.
Ecco perché nell’anno 2008, ad oltre trenta anni di straordinaria carriera, iniziata nel 1975 con On Parole, e con ben venti studio album alle spalle, tutti noi sappiamo un po’ cosa aspettarci da loro. E Motorizer non tradisce le attese, trattandosi infatti dell’ennesimo album in pieno stile Motorhead, recante con sé l’inesorabile ed inconfondibile trademark che da sempre accompagna il trio capitanato dall’inossidabile Lemmy, seguendo in particolare la scia dei precedenti Inferno e Kiss Of Death.
Rispetto a quest’ultimo, che lo aveva preceduto appena due anni fa, Motorizer si presenta più fresco e dinamico, ma al contempo un po’ meno vario, mentre non possono ovviamente mancare tutti quei clichè distintivi di un qualsiasi lavoro dei Motorhead, dai ritmi selvaggi e dai testi sfrontati di Rock Out (“Rock out, with your cock out / Embrace your lady friends / Rock out, Rock out / ’Til your life comes to an end,”), al primordiale speed metal di Buried Alive, alla frizzante carica punk di un brano come Time Is Right, catchy e sanguigno, o ancora all’hard n’ heavy oscuro e cattivo di Heroes.
Del resto che fosse l’ennesima puntata della stessa serie, lo si era capito fin dalle battute iniziali, con la potente e frenetica opener Runaround Man, seguita a ruota dal rock n’ roll dalle tinte bluesy di Teach You How To Sing The Blues e dalla divertente e movimentata When The Eagle Screams, tutti brani così addentrati nello stile proprio dei Motorhead da passare quasi inosservati ad un ascolto distratto, mentre si tinge di dark il blues di One Short Life e si fa spazio anche il solito episodio un po’ più leggero e scanzonato, con la bellissima e catchy English Rose, che sembra riprendere la tradizione favorevole di brani altrettanto efficaci e piacevoli, come ad esempio Voices In The Sky dal loro 1916.
Con Motorizer quindi i tre vecchietti di Londra (Lemmy infatti si appresta a compiere 62 anni alla vigilia del prossimo Natale), aggiungono l’ennesimo valido e divertente tassello alla loro già ricca discografia, dimostrando ancora una volta che non sono i Motorhead ad attraversare gli anni, ma al contrario sono gli anni ad attraversare i Motorhead, che dal di fuori se la ridono, cafoni ed irriverenti come sempre, e come sempre uguali a sé stessi.