- Ville Sorvali – Voce, Basso
- Henri Sorvali – Chitarra, Tastiera, Cori
- Mitja Harvilahti – Chitarra, Cori
- Marko Tarvonen – Batteria, Cori
- Markus Eurén - Tastiere
Featuring:
- Thomas Väänänen – Voce
- Hittavainen – Flauto, Violino
1. Jäästä Syntynyt / Varjojen Virta (Born of Ice / Stream of Shadows) (30:10)
2. Tuleen Ajettu Maa (A Land Driven into Fire) (26:19)
Viides Luku: Havitetty
La maturazione clamorosa che sta caratterizzando i Moonsorrow degli ultimi anni pare, oltre che straordinaria, anche davvero inarrestabile, tanto che questa crescita superba ha permesso alla band dei cugini Sorvali di occupare saldamente, e con pieno diritto, il prestigioso trono che fu un tempo occupato da nomi straordinari e leggendari quali Bathory, Enslaved, Mithotyn: il trono del Pagan-Viking Metal, un trono da conquistarsi attraverso forza e saggezza, due qualità che Henri e Ville Sorvali sicuramente posseggono, come dimostra la successione impressionante di lavori d'alta qualità pubblicata dai finnici negli ultimi tempi: dopo i primi tentativi, apprezzabili ma nulla più, i Moonsorrow iniziarono effettivamente la loro ascesa con “Voimasta Ja Kunniasta” (2001), per poi arrivare alla vetta già nel 2003 con l’acclamato “Kivenkantaja” , seguito due anni dopo dall’altrettanto eccelso “Verisäkeet”; infine, un'altra pausa di due anni è servita alla creazione di questo nuovo disco: “Viides Luku – Hävitetty” (Capitolo Quinto: Saccheggiato).
“V: Havitetty” si presenta come una vera e propria epopea: è drammatico (per la grande carica epica infusa negli arrangiamenti), è ricco (per la grande varietà e la palpabile tensione emotiva), e soprattutto è molto cinematografico, grazie alle sue sequenze accuratamente costruite, che esplodono in tutta la loro sconfinata maestosità secondo un filo tematico ben preciso, ma rintracciabile ed apprezzabile solo dopo un numero di ascolti notevolmente elevato.
Il quintetto finlandese ha fatto le cose in grande, proseguendo sulla strada tracciata dagli ultimi due stupendi album: il disco dura 55 minuti e contiene solamente due canzoni, una di mezz’ora e l’altra di venticinque minuti: è il degno coronamento di quella ricerca stilistica sulla “lunga distanza” che il gruppo perseguiva oramai da tempo, e che tante soddisfazioni aveva già regalato agli appassionati del gruppo. Date queste premesse, è pertanto scontato precisare quanto “Havitetty” possa risultare indigesto a chi preferisce un approccio maggiormente diretto, conciso e sintetico alla musica; non che i Moonsorrow non sappiano essere diretti o lineari: semplicemente, i sei finnici arrangiano le loro canzoni come suite tematiche ad ampio respiro, infarcendole di variazioni e idee nella giusta dose: non vi è né disomogeneità né monotonia nei due mastodontici brani presentati dal gruppo, e questo la dice lunga sulle capacità compositive del rotondo e talentuoso Henri Sorvali.
Vi capiterà, quindi, dopo minuti e minuti di certosino avvicinamento, di assistere a gigantesche esplosioni musicali, così come di essere testimoni di repentini passaggi mozzafiato in rapidissima successione: il tutto incorporando trasversalmente il Black, l’Epic e il Folk Metal, ed evocando atmosfere tanto inumane nella loro grandezza che pare d’assistere ad un tragico scontro fra giganti, indistruttibili titani la cui potenza non è nemmeno scalfita dall’ascolto occasionale e superficiale – per sconfiggere i colossi dei Moonsorrow occorre un livello di attenzione, concentrazione e dedizione sinceramente inedito in un genere così giovane e spesso immediato quale il Viking/Heathen Metal.
Chi avrà il coraggio di avventurarsi nella desolante e dimessa introduzione “Jäästä Syntynyt” lo faccia con la consapevolezza che essa non è altro che il prologo alla mastodontica “Varjojen Virta”, elevata fra i masterpieces del genere sia dai suoi paesaggi terribili, grottescamente Black, sia dall’efficacia descrittiva della sua narrazione, attraverso la quale si avverte tutto il fascino delle epiche partiture Folk; “Stream of Shadows” non mollerà la presa nemmeno per un secondo, nonostante le aperture melodiche, gli intermezzi folkloristici e le sequenze atmosferiche, essendo sempre pronta a inscenare un nuovo dramma, a lanciarsi in una nuova carica, ad aprire un nuovo, sanguinoso fronte di battaglia, per poi, infine, lasciare dietro di sé solo terra bruciata con un finale grandioso, teatrale, orchestrato in tutta calma per svariati minuti dalle trame delle chitarre di Henri e Mitja e della tastiera di Markus.
Perfino più apocalittica la seconda traccia, “Tuleen Ajettu Maa”, che ai canti sciamanico-tribali dell’introduzione fa seguire non solo sezioni estremamente melodiche di chitarra acustica e munnharpe, ma anche tremendi crescendo, letteralmente elettrificati da un cantato eccezionale: alla disperata interpretazione del bassista Ville Sorvali si aggiunge quella rabbiosa e tagliente dell’atteso ospite Thomas Väänänen (vocalist dei Thyrfing), una delle migliori voci scream della scena estrema: la resa complessiva è straordinaria per impatto e feeling, e “A Land Driven into Fire” risulta perfino più aggressiva della precedente, circondata com’è da un nero alone di distruzione, fiamme e fumo, fra le cui ombre si muovono, spietati, i Moonsorrow, cantori di un mondo oramai sull’orlo dell’Apocalisse.
Chi non li ama, li dimentichi; chi non li conosce, parta da “Kivenkantaja” o “Voimasta Ja Kunniasta”: ma chi li ama li segua senza esitare un solo istante, perché oggigiorno di dischi (o dovrei dire "gruppi"?) Viking di questa caratura e profondità è praticamente impossibile trovarne. Le atmosfere delle leggende di ieri, trasposte nelle atrocità delle guerre di oggi, compongono un quadro crudelmente solenne: è questo “Viides Luku: Havitetty”, il nuovo, imprescindibile e prezioso capitolo dell'appassionante saga targata Moonsorrow.
"...This is how it ends, I can see it now
This page will be the last
This is how it ends, to emptiness, to oblivion
And none will ever return!"