- Isaac Brock - voce, chitarra
- Jeremiah Green - batteria
- Eric Judy - basso
1. 3rd Planet (03:59)
2. Gravity Rides Everything (04:20)
3. Dark Center of the Universe (05:03)
4. Perfect Disguise (02:32)
5. Tiny Cities Made of Ashes (03:14)
6. A Different City (02:55)
7. The Cold Part (05:01)
8. Alone Down There (02:22)
9. The Stars Are Projectors (08:46)
10. Wild Packs of Family Dogs (01:45)
11. Paper Thin Walls (03:01)
12. I Came as a Rat (03:47)
13. Lives (03:18)
14. Life Like Weeds (06:31)
15. What People Are Made Of (02:14)
The Moon & Antarctica
Genio, illusione, armonia, intimità: potremmo riassumerlo con poche parole, dirette ma senz’altro indicative, quello che rappresenta un vero capolavoro dell’Indie Rock. Il calderone che la scena musicale indipendente internazionale ha riempito senza soluzione di continuità (non sempre con la dovuta oculatezza) presenta una serie pressochè smisurata di appuntamenti mancati, dischi additati prematuramente come nuove rivelazioni, ma dimostratisi, con altrettanta puntualità, flebili illusioni. I Modest Mouse hanno costruito un capolavoro chiamato The Moon & Antarctica. Leviamoci il cappello, mentre il disco prende vita tra le note delle chitarre acustiche e delle percussioni incalzanti e genialmente strutturate, perché va reso onore ad una band che ha saputo dipingere un quadro straordinario con quanto aveva a disposizione.
Sette anni dopo i primi passi, ecco quindi il disco che si erge a punto cardine essenziale della discografia dei Modest Mouse. Un full-lenght che con le sue atmosfere accarezza il viso quasi fosse un soffio di vento, facendoci respirare quell’aria che si inspira a pieni polmoni quando la felicità ci pervade all’improvviso. Pronti via, e c’è già di che sgranare gli occhi. E’ con 3rd Planet, la traccia d’apertura, che i Modest Mouse dispongono le carte sul tavolo, proprio di fronte a noi. Lo fanno con i versi delicati e intrisi di serenità scritti e composti da Isaac Brock, voce e chitarra della band. Il feedback che fa da tappeto sonoro non accenna a spegnersi, mentre la voce del cantante prosegue nel suo viaggio musicale: Everything that keeps me together is falling apart / I've got this thing that I consider my only art of fucking people over sono le sue parole più intense, che di fatto tolgono il sipario su The Moon & Antarctica. La qualità delle melodie è la vera peculiarità dei Modest Mouse: come per ogni Indie Rock band che si rispetti si può parlare di una serie di capriole tra accordi mai scontati ed arpeggi incisivi. Non c’è nulla di forzato, anche se il confine tra la capacità di inventare e la banalità è sempre molto labile. La ballata Perfect Disguise ci apre gli occhi definitivamente, poi verrebbe voglia di correre, traccia dopo traccia.
C’è spazio anche per qualche inserto semi-elettronico. Si evince un evidente stato di alterazione che proietta nella mente dell’ascoltatore una dimensione parallela: Tiny Cities Made of Ashes è l’esempio più calzante, dell’improvviso cambio di rotta in The Moon & Antarctica. Il riff è emblema della sperimentazione, tanto da sembrare il tipico pezzo trainante in un club della scena underground. I Modest Mouse riprendono il canovaccio con The Perfect City, altra perla di questo full-lenght, alla quale segue la spettacolare The Cold Part. Una semi-ballata dai toni scuri, in cui un violino un po’ scordato fa da direttore d’orchestra, prima dell’innesto della voce di Brock, che qui rappresenta soltanto un tassello nell’enorme disegno musicale.
E’ questo il loro punto di forza: la capacità di inventare, assecondando l’ascoltatore, contornandone la mente con melodie che si mostrano con intimità tra una chitarra e l’altra, tra percussioni minimali e ritmiche più marcate. La dimensione emozionale è sempre ben evidente. Alone Down There e The Stars Are Projectors si somigliano non poco, per la netta tendenza a confondere le idee tra suoni distorti e riff che rimangono nella mente per un bel pò, continuando a martellare, poi c’è il finale che non t’aspetti.
I Modest Mouse te li ritrovi improvvisamente di fronte, in una stanzetta dalle pareti consumate e zeppe di poster di questa o quella band del lucente passato. Il genio di Brock e compagni compare nitido in Wild Packs of Family Dogs, la ballata acustica firmata per intero dal frontman della band, in cui una fisarmonica impertinente sembra aggiungersi alla lirica per parlarci d’amore in meno di due minuti. Il disco volge al termine pian piano, tra qualche sussulto ancora e con disegni musicali di tutto rispetto. Ma la nostra mente è già proiettata a 3rd Planet, da dove The Moon & Antarctica ricomincerà ancora.
Si, perché questo disco va assaporato in tutte le sue sfaccettature, va ascoltato al fine di carpirne i segreti più nascosti. Va vissuto, in un certo senso, perché di una vera e propria esperienza si tratta. Preparate la stanza, c’è bisogno di un letto e di qualche cuscino per lasciarsi accarezzare dalle melodie; di un po’ di spazio per poter saltare e perdere il senno per qualche istante a fronte dei riff impazziti che ritroviamo qua e là. D’altronde, i Modest Mouse sono, in questo disco, la più concreta espressione dell'Indie Rock dei nostri tempi.