- Davide Autelitano - voce, basso
- Federico Dragogna – chitarra, voce
- Michele Esposito - Batteria
1. Non Mi Conviene Puntare In Alto
2. I Soldi Sono Finiti
3. I Nostri Uomini Ti Vedono
4. I Muri Di Cinta
5. La Sacra Quiete Della Sera
6. La Mia Giornata Che Tace
7. Le Mie Notti Sono Migliori Dei Vostri Giorni
8. Lo Sporco Della Grecia
9. Il Sangue Dal Naso
10. Piano Per Una Fuga
11. Il Camino De Santiago
12. Abituarsi Alla Fine
I Soldi Sono Finiti
A dir la verità sono un po’ stanco.
Abbastanza stanco per dire che ciò che il sistema mediatico cerca di propormi sperando di sfruttare la mia presumibile passività di placido consumatore italiota, ha smesso di funzionare.
In fondo cosa mi rimane di questi ultimi anni di musica nostrana? Mi rimangono forse ricordi vibranti ed indelebili marchiati a fuoco da un qualche concerto indimenticabile? Mi rimangono forse dischi fusi dagli insistenti ascolti, in cerca di quella sfumatura melodica ed emozionale che percepisco ma che non riesco a descrivere? Al di là delle solite raccolte natalizie di grandi successi con annesso inedito scadente, dei dvd celebranti il solito megapienone al solito Sansiro, dei soliti stereotipi di ciò che dovrebbe essere una rock band che recitano in playback sul palco del solito Festivalbar , mi rimane davvero qualcosa di concreto?
In fondo un gruppo rock che canta in italiano, deve riuscire a comunicare prima di tutto con me, io che sono il consumatore, io che “teoricamente” pago per avere la loro musica.
Raggiungere il singolo ascoltatore dovrebbe essere l’obbiettivo, almeno dal mio punto di vista, da quello di chi non si sente propriamente parte della massa acritica.
Ascoltando il disco di debutto dei Ministri qualche giorno fa, ho ricevuto proprio la sensazione di cui avevo bisogno. Non vi è nessun distacco, nessuna barriera apparente, filtro o artificio da studio che separi la testa ed il cuore dell’ascoltatore dalla musica di questa band.
Ammetto di essere arrivato decisamente in ritardo alla loro musica considerando che il disco in questione è uscito nel 2006, ma in fondo non è che faccia una grande differenza.
Le canzoni raccolte in I Soldi Sono Finiti (questo il titolo dell’album) sono estranee a qualsiasi forma di promozione legata alla moda del momento, allo stile d’oltremanica da noi più plagiato o al modo di comportarsi e di proporsi che il costante flusso di influenze internazionali e non, impone.
Abbiamo a che fare con la classica formazione power trio composta da basso, chitarra(che si avvale di un unico, semplice distorsore) e batteria, con l’aggiunta di una voce capace di passare da toni melodici, puliti e quasi adolescenziali ad eruzioni di furore nero che sembra straripare da una gola rivestita di ruggine e nicotina. Fino a qui nulla di nuovo, effettivamente.
Ma l’identità dei Ministri sta tutta nel modo in cui questi classici e semplici ingredienti vengono mescolati tra loro, seguendo semplicemente istinto e sensibilità personale.
Non aspettatevi virtuosismi di particolare rilievo né passaggi iperveloci con tempi dispari e dissonanze affogate in effetti digitali: qui c’è solo cara, vecchia passione incanalata nuda e cruda dentro amplificatori sparati a mille.
La chitarra distorta ed inquietante che incendia la titletrack(il pezzo più commercialmente appetibile del disco) non fa prigionieri ed ancor prima che venga assimilato il giro di accordi, il ritornello si è già stampato nella mente dell’ascoltatore grazie ad una contagiosa ironia ringhiata che pervade il testo e l’interpretazione del cantante. Non c’è nemmeno il tempo per cercare di ricordarsi le parole velenose de I Soldi Sono Finiti che altre fucilate di sporco e rotolante rock venato di garage punk ci colpiscono in pieno volto con La Mia Giornata Che Tace: ritmi quadrati e regolari ci spingono verso un ritornello melodico, passionale e denso di rabbia, inseguito a sua volta da un acido assolo di chitarra che completa dinamicamente il pezzo.
Viene lasciato un po’ di spazio all’ironia con La Sacra Quiete Della Sera, pezzo saltellante, orecchiabile, punkeggiante e dal testo che si riferisce in modo neanche troppo implicito al rapporto con la droga, mentre la tracklist prosegue alternando atmosfere elettriche e vulcaniche a passaggi più lenti e riflessivi, che mostrano la sensibilità melodica della band, finora messa un po’ in ombra dal furore che serpeggiava nei brani più veloci. I Muri Di Cinta e Le Mie Notti Sono Migliori Dei Vostri Giorni risultano essere i due pezzi più rappresentativi sotto questo punto di vista, con lenti arpeggi di chitarra, basso morbido e sincopato ed una batteria secca e pulita che scandisce le battute con sicura sobrietà. La voce dimostra di sapersi ben adattare ai cambi d’atmosfera, abbandonando il suo registro classico senza difficoltà e risultando adeguata anche in contesti più rilassati come questi. Un’altra gettata di ironia infetta da rabbia ci viene concessa con Il Camino De Santiago, chitarre in levare e fraseggi sinistri ai quali risponde un testo polemico e come al solito caratterizzato da frasi al limite tra la presa in giro e la critica schermata dalla teatralità del cantato.
Il disco di chiude con Abituarsi Alla Fine, corposo e robusto esempio di rock surreale e vagamente oscuro che grazie anche ad un intermezzo parlato che incede minaccioso ed amaro, disorienta per l’ultima volta l’ascoltatore prima che i tre si congedino definitivamente.
La tipica intraprendenza di matrice Indie si sposa, nella musica dei Ministri, a ritmiche molto regolari, monolitiche e quasi minimali, nella loro aggressività. I riff spaziano all’interno di un territorio tanto ristretto quanto personale, tra i suoni garage e punk si insinua talvolta qualcosa che ricorda lo stoner più “tenero” (quello di Rated R dei Queens Of The Stone Age, per intenderci), ma il tutto rimane comunque personale e riconoscibile, costruito intorno ad un anima indiscutibilmente e melodicamente pop.Un basso presente e talvolta piacevolmente in primo piano irrobustisce e riscalda ogni pezzo, lasciando il dovuto spazio ad una voce genuina, melodica e cancerogena.
I testi, come già detto, sono quanto di più originale sia stato proposto nel rock nostrano dai tempi d’oro degli Afterhours, trasmettono lo stesso malessere, la stessa amarezza, forti della medesima capacità di “saper ridere delle proprie sfighe” con l’apporto di pungenti stoccate che attingono dalla politica, dal sociale, dalla quotidianità, con fare lucido, metaforico e critico.
Un ultimo appunto merita l’artwork del disco, la cui fondamentale caratteristica è la presenza di una (vera) moneta dal valore di 1 Euro attaccata sul booklet, che può essere staccata e spesa o conservata per non rovinare la copertina. All’interno, al posto dei più usuali testi e foto, un vero e proprio business-plan ci illustra dove sono finiti i soldi utilizzati per la registrazioni del disco e in quale misura, confrontando la spesa totale con l’ipotetico guadagno necessario per arrivare “in pari”.
Insomma, l’ironia di un disco intitolato I Soldi Sono Finiti che regala soldi a chi la ascolta potrebbe essere interpretata tanto una trovata geniale quanto una scelta suicida volta solo al farsi notare o entrambe le cose allo stesso tempo, ma una cosa è certa: I Ministri, una band uscita dal nulla, orfana di influenze musicali riconoscibili e celebri, non rivoluzionaria ma sicuramente fuori dai canoni cui siamo stati tristemente abituati, potrebbe dimostrarsi una grande rivelazione quando questa estate verrà distribuito il loro secondo lavoro sotto la protezione di (udite udite) sua maestà Universal.
Ora come ora, mi limito a mandare il loop il loro primo ed unico disco, sperando di afferrare quel qualcosa che rende così uniche le loro canzoni “normali”.