Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Lorenzo Iotti
Genere: 
Etichetta: 
Elektra
Anno: 
2008
Line-Up: 

- James Hetfield - voce e chitarra
- Kirk Hammett – chitarra
- Lars Ulrich – batteria
- Robert Trujillo – basso

Tracklist: 

1. That Was Just Your Life
2. The End of the Line
3. Broken, Beat & Scarred
4. The Day That Never Comes
5. All Nightmare Long
6. Cyanide
7. The Unforgiven III
8. The Judas Kiss
9. Suicide & Redemption
10. My Apocalypse

Metallica

Death Magnetic

Finalmente, dopo una campagna pubblicitaria in pompa magna, è giunto il momento atteso da una buona parte del mondo metal, fan, detrattori o semplici curiosi: dopo cinque anni di silenzio discografico, la metal band più famosa e contestata di sempre rilascia il suo nono disco di studio, Death Magnetic.
Che dire, i tempi sono più che mai propizi per quel ritorno a sonorità aggressive, cupe e metalliche che i fan di vecchia data auspicano da anni, tra il flop commerciale di St.Anger (non che due milioni di copie vendute siano poche, ma per lo standard dei Metallica lo sono) e il revival del thrash metal che si fa strada nella scena internazionale. E così, infatti, è stato, o almeno in parte: Death Magnetic è forse, dopo il Black Album, l’album più azzeccato della band dal punto di vista strettamente commerciale, un album che ha il chiaro proposito di accontentare una buona maggioranza dei fan, vecchi o nuovi che siano.
Un album che, così come desidererebbe ciascun fan, porta impresso il marchio di fabbrica della band dalla prima all’ultima nota, ritmiche, assoli, voce e struttura dei pezzi, con un sound che si colloca come una via di mezzo tra l’aggressività elaborata di …And Justice For All e la potenza, la semplicità e l’immediatezza del Black Album, il tutto con i chiari segni del periodo easy-listening degli anni ’90, che si nota soprattutto nell’uso di ritornelli melodici e catchy. Se aggiungiamo una produzione di Rick Rubin che, lontanissima dal suono grezzo e cupo dei primi album, ma anche dalle scelte discutibili di Bob Rock per quanto riguarda St. Anger, dona potenza, immediatezza e pulizia agli strumenti, otteniamo un album che, anche se difficilmente riuscirà a convincere completamente, si rivela comunque meglio di quanto la maggioranza degli ascoltatori si potessero aspettare.

Death Magnetic
, infatti, è la dimostrazione che i Metallica sono ancora capaci di tirare fuori delle buone idee, a partire soprattutto dai riff, invidiabili in quanto a potenza e impatto sonoro, ma d’altro canto rivela il fatto che la band è ancora ben lontana dall’ispirazione di un tempo: le trovate ad effetto sono buone ma poche, soprattutto se relazionate agli interminabili 75 minuti di musica, e finiscono per essere riproposte e ripetute fino alla nausea, gli auto-plagi delle glorie del passato sono decisamente esagerati (i più evidenti: chitarre e linee vocali di That Was Just Your Life ripresi in toto da Blackened, l'incipit di All Nightmare Long uguale a quello di Enter Sandman, e la ballad The Day That Never Comes, ennesima riproposizione in chiave sdolcinata dell’ottima Fade To Black), la voce di Hetfield si abbandona spesso e volentieri a soluzioni orecchiabili ma eccessivamente scontate e ruffiane, molti assoli di chitarra appaiono freddi e poco ispirati, alcuni elementi si rivelano decisamente inappropriati (vedi gli strani assoli maideniani di The End Of The Line e The Day That Never Comes, o il suono della batteria che, sebbene sia migliore rispetto a St. Anger, continua ad essere insensatamente artificiale) e soprattutto il livello di suggestione emotiva si mantiene piuttosto a terra.

Come già detto, la band cerca di trovare un compromesso tra la componente thrash e la componente easy-listening, con una serie di brani senza eccessive pretese di originalità ma di buon impatto come la tripletta iniziale, in cui spicca la opener That Was Just The End Of Life, come da tradizione il pezzo più aggressivo e immediato dell’album, All Nightmare Long, che nonostante un refrain eccessivamente ruffiano può essere considerato uno dei capitoli migliori dell’album, Cyanide e The Judas Kiss; come già detto, brani discreti, ascoltabili e talvolta anche esaltanti, non fosse per il fatto che la durata media di 7 minuti li rende presto esageratamente ripetitivi.
Gli altri episodi presenti non si rivelano all’altezza di quanto già citato: The Day That Never Comes è, video compreso, il pezzo più derivativo dell’album, scelta da un certo lato comprensibile considerando che, in quanto singolo apripista, doveva rendere chiara la volontà dei Metallica di tornare ad un sound simile a quello del passato, ma che ne abbassa decisamente la qualità rendendolo presto noioso; The Unforgiven III, brano di una banalità disarmante e completamente svuotato degli emozionanti echi morriconiani dell’originale, si rivela senza dubbio il peggiore dell’album; la strumentale Suicide & Redemption appare piuttosto inutile e fredda, con i suoi riff moderni da colonna sonora di blockbuster che non fanno altro che far rimpiangere le atmosfere inquietanti, aspre e emozionanti di lavori del passato come The Call Of Ktulu o Orion, mentre la conclusiva My Apocalypse, goffo tentativo di tornare al thrash metal grezzo e violento dei primi anni, non riesce a decollare a causa di una certa scarsità di idee e di una voce decisamente poco nella parte.

Insomma, l’impressione che domina l’ascolto dell’album è questa: non basta recuperare le idee di venti anni fa, rispolverarle con un tocco moderno, accattivante e cool e diluirle in un’opera dalla durata interminabile per fare un buon disco; Death Magnetic è un album sicuramente sufficiente, che si lascia ascoltare, che sotto un certo aspetto colpisce in modo positivo considerata la scarsa qualità degli ultimi lavori della band, ma che dopo qualche ascolto finirà nella nostra collezione di album, destinato a non essere più ripreso in mano, e a lasciare spazio nello stereo a band meno famose, ma di certo più valide e ispirate.

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