Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Lorenzo Iotti
Genere: 
Etichetta: 
Combat Records
Anno: 
1985
Line-Up: 

- Dave Mustaine - Chitarra, voce e pianoforte
- Chris Poland - Chitarra
- David Ellefson - Basso
- Gar Samuelson - Batteria


Tracklist: 

1. Last Rites/Loved To Deth
2. Killing Is My Business...And Business Is Good!
3. Skull Beneath The Skin
4. These Boots
5. Rattlehead
6. Chosen Ones
7. Looking Down the Cross
8. Mechanix

Megadeth

Killing Is My Business...And Business Is Good

Dopo essere stato cacciato dai Metallica poco prima della registrazione del debutto Kill’em All per ragioni non ancora del tutto chiarite, Dave Mustaine non si arrende e decide di formare un gruppo in proprio, che segua solamente le sue idee. Insieme al bassista David Ellefson forma i Megadeth, nome parecchio azzeccato in quanto il termine megadeth rappresenta un’unità di misura della potenza di una bomba atomica in grado di annientare un milione di persone. In base a quanto affermato dallo stesso Mustaine, il nome venne scelto allo scopo di esprimere la devastante potenza sonora sprigionata dalla band, ma si rivelerà molto adeguato in relazione ai temi macabri trattati nonché alla forte critica sociale contro la guerra che negli anni successivi, dominerà nei testi dei ‘deth.

Dopo un primo periodo che vede avvicendarsi tra le fila dei Megadeth numerosi musicisti, tra i quali il famosissimo axeman degli Slayer Kerry King, il gruppo trova una formazione stabile con l’ingresso del chitarrista Chris Poland e del batterista Gar Samuelson, entrambi provenienti dalla scena blues; Mustaine decide di affidare i vocals a sé stesso, scelta che grazie alla sua voce non di certo particolarmente tecnica ma dotata di grande feeling contribuirà a dare alla band uno stile molto personale.
A questo punto, i tempi sono maturi per la registrazione del debutto: Killing Is My Business... And Business Is Good è prodotto con un budget limitatissimo (si dice infatti che la band abbia speso in droghe la maggior parte dei soldi destinati alla produzione), e presenta infatti una qualità sonora a dir poco penosa, che purtroppo sminuisce in parte la potenza e la rabbia che permeano tutto il disco.
Nonostante ciò, questo disco costituisce uno dei capostipiti del primo thrash californiano, e sebbene Mustaine dimostri nel songwriting una pesante influenza da parte dei suoi ex compagni Metallica, emergono diversi spunti di quello che saranno i Megadeth in futuro, il tutto contornato da un’atmosfera malata e oscura che deria direttamente dalla personalità scontrosa e frustrata di Dave, ai tempi più che mai distrutto dall’abuso di droghe e dalla mancanza di soldi.

È proprio un’atmosfera oscura quella che apre il disco, con un’inquietante introduzione classicheggiante di pianoforte, suonato da Mustaine, che lascia spazio a Last Rites/Loved To Deth, opener furiosa che mette subito in chiaro lo spirito rabbioso proprio del leader. In particolare, colpiscono il drumming vario e potente, i riff veloci e sfuggenti, quasi interrotti a metà, l’assolo veloce e contorto e, su tutto, la voce di Dave, ruvida, rabbiosa, graffiante, che si integra perfettamente con il sound creando un’atmosfera.
La successiva title-track Killing Is My Business... And Business Is Good alterna momenti rumorosi e cadenzati a parti più veloci, dove spicca il basso rimbombante di Ellefson, strumento purtroppo spesso penalizzato nei pezzi thrash e che aggiunge un tocco molto personale alla musica dei ‘deth, rendendo il sound molto dinamico e coinvolgente. Il brano si chiude con un ritornello malvagio ed ossessivo, interrotto dalle scale di un breve ma stupendo assolo. Un riff stridente introduce la seguente Skull Beneath The Skin, buona song caratterizzata da fraseggi chitarristici al vetriolo e da un refrain molto azzeccato. Il testo è uno dei più macabri e malvagi che siano stati composti dai ‘deth, e presenta l’immagine del teschio incatenato che si ritrova nell’inquietante copertina di Killing Is My Business.

Con These Boots, cover-parodia di These Boots Are Made For Walking di Nancy Sinatra, si cambia completamente genere, passando ad un mix di blues, hard rock e thrash che a tratti ricorda molto i Motorhead. Un brano particolare, che si discosta in buona misura dallo stile tipico dei californiani risultando comunque molto riuscito. These Boots, censurata dalla casa discografica poco tempo dopo l’uscita dell’album a causa del testo considerato troppo offensivo, verrà in seguito estromessa dalla tracklist per essere reinserita nel 1996 come ultimo brano del platter, con un testo differente.
Con Rattlehead si ritorna allo stile classico dei Megadeth: furia, pura furia autodistruttiva, che scorre senza freni sui fiumi di note acute e graffianti che scaturiscono dalla chitarra di Poland. Un vero e proprio inno all’headbanging interpretato dalla folle voce di Mustaine, un brano perfetto e semplicemente devastante che diventerà uno dei must della band. Chosen Ones non è propriamente ciò che ci si aspetta dopo un pezzo del genere: per la prima volta si sente in modo molto forte l’influenza dei primi Metallica, e questo volge nettamente a sfavore di un pezzo in sé non da buttare; la cattiveria che aveva raggiunto il suo culmine in pezzi come Skull Beneath The Skin e Rattlehead è infatti stemperata, e questo fa di Chosen Ones un pezzo un po’ fuori luogo.

Un’introduzione lenta e cupa introduce un altro pezzo forte del platter: Looking Down The Cross, brano cadenzato dal sapore hardrockeggiante e dall’atmosfera oscura, impreziosito dai numerosi cambi di tempo e da una superba interpretazione di Mustaine; un ulteriore dimostrazione della varietà e dell’originalità di questa grande band.
Con la conclusiva Mechanix Mustaine si prende la sua vendetta definitiva sugli ex compagni di gruppo: il pezzo infatti non è altro che il rifacimento della celeberrima The Four Horsemen dei Metallica, che il chitarrista compose due anni prima insieme a Lars Ulrich e James Hetfield (e che anzi, a detta di Dave, fu scritta interamente da lui). Il pezzo presenta un testo differente e risulta molto più veloce; inutile mettersi a disquisire su quali delle due versioni sia la migliore, questione che lascio alle impressioni soggettive di ognuno: si tratta in ogni caso di un ottimo pezzo, che diventerà un altro cavallo di battaglia dei Megadeth.

Killing Is My Business è dunque un buon disco e un ottimo esordio, purtroppo rovinato da una produzione tanto grezza da risultare deleteria. Inoltre, i Megadeth non hanno ancora definito precisamente il loro stile, sebbene ci siano tutte le basi per quello che diventeranno negli anni seguenti. Pertanto, non mi sento di consigliarlo a chi si vuole avvicinare a questa grande band, in quanto sarebbero più azzeccati i successivi capolavori come Peace Sells…But Who’s Buying o Rust In Peace. Per i fan dei Megadeth e del thrash metal in generale, invece, almeno l’ascolto è obbligatorio.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente