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Lucy - Vocals
Simo - Guitars, Vocals
Veon - Bass
Alessandro - Guitars
Manuel – Drums
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1. MTBF 04:13
2. Project Kill 04:20
3. 2012 03:06
4. I Shall Remain Unforgiven 04:50
5. Inhuman Torture Surgery 04:23
6. Divinity 04:44
7. Process of Mental Killings 03:19
8. Trespass and Kill 03:12
9. Death Business 06:41
Cell XIII
Con questo Cell XIII arriva il debutto anche per i milanesi Mechanical God Creation, promessa del deathcore nostrano. Nove tracce spinte all’estremo per una durata complessiva che va poco oltre la mezz’ora bastano per farci capire le possibilità di questa band veramente promettente. Sicuramente la cosa che può incuriosire maggiormente è il fatto di trovare una bella ragazza dietro al microfono. Lucy, la frontwoman del gruppo ha uno stile ed un timbro vocale molto brutale che può ricordare quelo della mitica Cadaveria, forse non a caso ospite sul brano I Shall Remain Unforgiven.
Una macabra introduzione con le urla di una persona è l’antipasto per il primo assalto sonoro del disco, ovvero MTBF: i selvaggi up tempo si susseguono senza sosta e la loro velocità a volte fa sì che essi diventino al limite dei blast beats in un continuo di riffs putridi ma anche estremamente freddi e per ciò ancora più lugubri. Lucy vomita testi di una inaudita violenza con il suo timbro malsano mentre il gruppo dietro martella senza pietà. La proposta dei MGC è decisamente particolare poiché esula dal tipico, abusato deathcore moderno e quindi non troverete down tempo a base di riffs stoppati dalle chiare tendenze hardcore poiché lo stile rispecchia più il classico death. I riffs sono totalmente “in your face” e solo alcune sezioni di doppia voce o la base di semi blast beats possono considerarsi come elementi deathcore.
Per quanto riguarda le pecche del disco, la proposta come dicevamo in precedenza, è votata a ricreare un impatto incredibile e perciò a volte i riffs tendono ad assomigliarsi un po’ ma nulla di che. Profondendo tante energie in un tale assalto, a volte diventa difficile trovare idee veramente elettrizzanti e in più il genere in questione non considera questa cosa di primaria importanza. Ad ogni modo, ogni canzone ha sempre un qualcosa che la faccia brillare per brutalità, senza annoiare. Le strutture sono arrembanti e complesse al punto giusto, senza risultare ostiche all’ascolto. Prendete, ad esempio, 2012 o la succitata I Shall Remain Unforgiven con il basso che martella in continuazione, il buon uso della voce e le strutture che mutano in continuazione per mantenere sempre alto il livello di attenzione dell’ascoltatore. Anche Divinity è un buon esempio di varietà grazie a mid-tempo notevoli da opporre a sferzate di doppia cassa.
Quello che è certo è che i MGC sono stati capaci di creare un disco veramente lugubre, pesante e veloce. Raramente mi era capitato di imbattere in una tale brutalità, specialmente se consideriamo il genere nel nostro Paese. Cell XII è semplicemente un disco da prendere nella suo completezza e compattezza al fine di goderselo al meglio e far sì che esso diventi la colonna sonora dei nostri peggiori incubi. Questo gruppo è una promessa del metal italiano e speriamo di non lasciarceli scappare, come troppe volte è successo per altri gruppi.