1. Our house
2. Sorry
3. Gold
4. When you should be there
5. Death of in between
6. Survive
7. This chance
8. Watch the sky
9. Courage
10. All the clowns
11. More than i can give
12. All that remains
13. Start of the meltdown
14. Sounds of flight
15. The flight
16. And the world will go
17. Till this story ends
Foundation Sounds
Molti artisti, durante la loro carriera, decidono che è il momento di voltare pagina o, più semplicemente, capiscono che è il momento di dare una svolta alla propria vita musicale. Alcuni decidono di ampliare il proprio repertorio verso generi diversi rispetto a quello consetudinario; altri invece decidono di riadattare pezzi ormai datati, rendendoli più consoni ai tempi attuali e così via. Il caso di Eric Matthews, invece, è diverso e senz'altro più complicato: si è messo in testa di creare l'album tutto da solo, suonando ogni singolo strumento presente nei brani fino ad arrivare alla masterizzazione finale (ovviamente, in questo caso, con l'appoggio di qualcuno più esperto nel settore).
Abbiamo quindi un prodotto dove tutto ciò di positivo e negativo, lo si può attribuire solo ed esclusivamente ad Eric Matthews. Questo a volte è un gran bene, altre un completo disastro; è difficile riuscire a pensare a dischi completamente riusciti dove l'artista è l'unico artefice in toto del disco ( a parte quei personaggi che usano il loro nome come vero e proprio marchio di fabbrica, vedere ad esempio Steve Vai & co.).
Le atmosfere di questo Foundation Sounds sono calme e rilassanti da una parte ma angoscianti e cupe dall'altra. Il risultato è quindi un bel mix di sensazioni contrastanti che aiutano ad annullare quel senso di noia e ripetizione ( anche se non vale per sempre) che molte volte si trova in album del genere. Questo è quindi un punto in più a favore di Mr. Matthews che, però, presenta alcune pecche a livello compositivo in qualche brano, soprattutto in quelli collocati nella prima metà del cd dove domina una sorta di nostalgica passione che, alla lunga, può non essere troppo rilevante sull'esito finale del brano. Probabilmente con qualche accorgimento, si sarebbe potuto risaltare meglio questa forte atmosfera malinconica tanto amata dal musicista in questone. Se prendiamo, ad esempio, Sorry possiamo tranquillamente accorgerci che quel forte impatto emotivo, datoci all'inizio dalla voce soffusa e dalla chitarra in sottofondo appena accennata, scema a poco a poco fino quasi ad annullare quel piacevole sentimento suscitatoci. Per fortuna queste pecche non hanno un peso determinante sul risultato finale dell'album che, grazie ad armonie aperte e intonazioni vocali dotate di molto pathos interpretativo, trasmettono una buona dose di musicalità poetica senza mai (o quasi) entrare nel troppo banale o scontato, cosa non molto facile quando si hanno diciassette tracce in repertorio.
Il disco, quindi, è un buon prodotto e, perchè no, una dolce sorpresa soprattutto per tutti gli amanti di quei generi che riescono a fondere la freddezza compositiva al calore poetico e interpretativo che molte volte si richiedono ai musicisti. La scelta, però, di mettere in un solo album diciassette tracce, la si poteva anche evitare perchè toglie parecchio spessore a un lavoro che presenta buone qualità e alta professionalità. Una scrematura, quindi, sarebbe stata gradita.