Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Circa/Virgin
Anno: 
1991
Line-Up: 

- Robert Del Naja aka 3D - voce, arrangiamenti, produzione
- Grant Marshall aka Daddy G - voce, arrangiamenti, produzione
- Andrew Vowles aka Mushroom - tastiere, arrangiamenti

Guests:
- Horace Andy - voce
- Tony Bryan - voce
- Neneh Cherry - arrangiamenti
- Paul Johnson - basso
- Shara Nelson - voce
- Tricky - voce
- Mikey General - voce di sottofondo
- Jonny Dollar - tastiere, produttore
- Gavyn Wright - leader
- Will Malone - direttore


Tracklist: 

1. Safe From Harm
2. One Love
3. Blue Lines
4. Be Thankful for What You've Got
5. Five Man Army
6. Unfinished Sympathy
7. Daydreaming
8. Lately
9. Hymn of the Big Wheel

Massive Attack

Blue Lines

La storia dei Massive Attack inizia come un ramo collaterale del progetto The Wild Bunch, un sound system congrega di turnisti, rappers e dj della città di Bristol che ottenne il suo periodo di maggiore popolarità nella seconda metà degli anni '80. Il Wild Bunch mescolava hip hop con punk, funk, reggae e quant'altro, il che rispecchiava il vasto repertorio apportato da coloro che vi partecipavano, oltre che la composizione multi-etnica della città che influenzava il progetto, e soprattutto le differenze nel suo stesso pubblico; in seguito si sciolse a causa di dipartite interne, ed è in questo momento che i Massive Attack sorsero ufficialmente dalle ceneri del Wild Bunch.
Il nucleo iniziale era composto Robert Del Naja (meglio noto come 3D), Grant Marshall (Daddy G) e Andrew Vowles (Mushroom). A loro si aggiungevano occasionalmente dei collaboratori, spicca fra tutti Tricky (che era anche compagno d'alloggio di 3D), e tante altre guests. Dopo aver rilasciato un primo singolo a metà fra l'hip hop e il soul nel 1988, Any Love, i Massive Attack cambiarono temporaneamente nome in Massive a causa della pressione dei media nel non utilizzare parole che richiamassero la guerra: è infatti l'epoca del primo Conflitto del Golfo, che 3D in diverse interviste ha sempre condannato. Dopo il ritorno inevitabile al monicker vero, giunge finalmente l'occasione per debuttare: esce così Blue Lines del 1991.

Il loro primo disco non è propriamente un prototipo (semmai si possa parlare di "prototipo" per una scena tanto personalizzata e sfaccettata nelle sue singole interpretazioni) dello stile oscuro e profondo delle pubblicazioni più note che avverranno a metà anni '90 di quel genere cupo e metropolitano che sarebbe stato in seguito chiamato trip hop; ma è da qui che parte l'idea fondamentale del genere, cioè quella di rallentare e incupire le ritmiche dell'hip hop, esaltandone battiti e bassi (in quest'ultimo caso facendo forte ricorso al dub giamaicano) e filtrando il tutto con molta atmosfericità e introspettività.
La patria del movimento è Bristol, musicalmente già nota verso la fine degli anni '70 per il post-punk dei Pop Group di Mark Stewart. Il trip hop viene associato quasi predefinitamente a questa città, visto che in Bristol vi sono le radici musico-culturali da cui il movimento iniziò a fare i primi passi, ma soprattutto perché testimoniò l'evoluzione del genere che, ai suoi albori, era abbastanza diverso dallo stile che sarebbe stato istituzionalizzato verso la metà del decennio dai principali nomi della scena, dei quali Bristol è la città natale.
Se solitamente, parlando dei Massive Attack, si pensa ad un disco come Mezzanine e ai suoi arrangiamenti oscuri e graffianti, Blue Lines è più soffuso e onirico, con tratti ereditati dalla club-culture del periodo, atmosfere eteree influenzate da certa new age più psichedelica e dall'ambient-house, vocalità che tocca anche il soul (per cui è stata reclutata la cantante Shara Nelson), influenze reggae e attitudine lounge a permeare le canzoni.
Il battito caratteristico del genere non ha ancora assunto i tratti che lo contraddistingueranno come massimo comune denominatore fra tutti i gruppi, in alcuni punti è anche più (relativamente) spedito avvicinandosi a ritmiche più upbeat, e si potrebbe dire addirittura che questo disco non è ancora definitivamente "trip hop", almeno relativamente... ma rappresenta in ogni caso, oltre il fondamentale e seminale attecchimento di quell'idea di base da cui si dipaneranno le caratteristiche essenziali del movimento, il punto di partenza di un gruppo, i Massive Attack, le cui radici si evolveranno fino a quello che sarà il loro futuro sound e che influenzerà molti altri gruppi che ne seguiranno le impronte. E poi, agli stessi inglesi non interessano affatto questi futili discorsi di etichette...

In Blue Lines c'è una certa predisposizione al lato ritmico, come dimostra ad esempio l'iniziale Safe From Harm con il suo giro di basso dub ricco di groove. L'espressiva voce di Shara Nelson riempie la musica di evocatività, mentre i tappeti di tastiera atmosferica di sottofondo e il rap sussurrato contribuiscono a dare un tocco di cupezza alla canzone.
One Love
prosegue ad alti livelli, questa volta il microfono passa a Horace Andy, cantante reggae che legherà indissolubilmente il suo nome ai Massive Attack diventando un amico ed un collaboratore assiduo del gruppo. Placida ma intensa, un ibrido fra il trip-hop di fine anni '90 e certo pop più malinconico degli anni '80 la cui effettistica si combina in un rapporto complementare con le linee vocali, sostenendosi e supportandosi a vicenda. Sempre morbida ma scorrevole la titletrack, che ci riporta un po' più direttamente alle influenze del gruppo, mentre Be Thankful for What You've Got è un riadattamento di alcune sonorità disco ed electro-pop nella visione del gruppo.
Come ormai è chiaro Blue Lines è un full-lenght in cui si intrecciano più spunti diversi, la musica trova congiunzioni con certi stilemi dance e persino soul, uno spruzzo di atmosfericità ambient, vari elementi fra dub e jungle ed uno spirito ricercante il superamento dei canoni stilistici per ottenere una miscela nuova ed unica. C'è già però l'aura melanconica e le reminescenze psichedeliche che contribuiscono a rendere questo disco un lavoro dal sentore personale, uno spartiacque fra le musicalità di due decenni susseguenti.
Five Man Army
è un altro brano catturante, un hip hop dalle tinte cupe ricco di spessore e carisma.
Unfinished Sympathy
, il singolo più noto dell'album, è un brano spedito ed evocativo, di cui è molto noto il video: Shara Nelson cammina per le strade di Los Angeles, si avverte un senso di inquietitudine mentre si vedono sfilare le persone per le strade. Alcune di loro, nei brevi istanti in cui compaiono, colpiscono molto, come ad esempio un uomo privo degli arti inferiori. D'altronde il mal di vivere delle grandi città rimane sempre un locus amoenus a cui i Massive Attack rimandano sempre. Qui su quest'album vi sono i primi semi di quella decadenza metropolitana che sarà esplicitata maggiormente e approfondita in futuro, soprattutto nei lavori più "oscuri" della band.
Daydreaming è forse la canzone dalle ritmiche più catchy dell'album, comunque coadiuvate da effetti di contorno che dilatano l'atmosfericità generale.
Lately prosegue in maniera abbastanza tranquilla l'ascolto, non aggiunge molto rispetto agli altri pezzi ma si lascia ascoltare piacevolmente, è però il finale ad essere maggiormente coinvolgente, la chiusura è affidata a Hymn of the Big Wheel, splendida sintesi delle sonorità che pervadono il disco, una canzone melodica ed espressiva che chiude il disco in maniera completa ed efficace.

Nel 1991 il trip hop non può ancora considerarsi un movimento vero e proprio, è ancora ad uno stato germinale e gli stessi Massive Attack non sono ancora sulle precise coordinate stilistiche che li porteranno sull'altare del genere (assieme ai rivoluzionari Portishead) poco più di un lustro dopo con Mezzanine.
Blue Lines contiene però i primi abbozzi di quello che diverrà il cosiddetto "Bristol sound" per poi diffondersi nel resto del mondo anche come sola reminiscenza.

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