- Andrea 'Scooby Doom' Lisi - Voce, Basso
- Giordano Costantino - Voce, Chitarra
- Mariano Gallo - Chitarra
- Luca Zamberti - Batteria
1. Mashom
2. The Remains Of Hate
3. Nekare
4. Lathe Biosas
Fratricide
Fossero stati americani, adesso godrebbero di un contratto profumato e di una notorietà tutt'altro che relegata al piccolo pubblico underground. Peccato che siamo in Italia. Eppure i Mass Obliteration di questa vergognosa situazione non vogliono diventare vittime, e il solo fatto che siano stati in grado di pubblicare due demo d'assoluto valore nel giro di altrettanti anni, dimostra che effettivamente i ragazzi ci sanno fare. E così, dopo la sorpresa, arriva la conferma: chi ha avuto il piacere di ascoltare il precedente Abrahamithic Curse, troverà infatti in Fratricide un lavoro estremamente coinvolgente, compatto e denso di contenuti. Death metal allo stato puro. Purissimo.
Perfezionato il sound ancora troppo marcio dell'esordio, la band gaetana (successivamente trapiantata a Roma) ha compiuto infatti un salto in avanti di notevole spessore, migliorando il songwriting, curando maggiormente gli arrangiamenti e proiettando l'intera dimensione lirico-musicale del progetto verso un'invidiabile stato di carica e impatto espressivo. Scavando nelle radici più profonde del death metal statunitense e scandinavo (Immolation, Entombed, Malevolent Creation, Dismember, Napalm Death) i Mass Obliteration hanno tirato fuori una proposta musicale estremamente convincente che, sebbene risulti essere ancora troppo legata agli stilemi del genere (ma quale gruppo estremo, tutt'oggi, non lo è?) è in grado di colpire nel profondo attraverso un riffing serrato e un'atmosfera opprimente e soffocante, figlia della rabbia iconoclasta dei maestri della musica estrema internazionale.
Quando Mashom apre le danze del disco, il mood oscuro e graffiante dei Mass Obliteration piove giù come in una tempesta di pietre, le stesse lanciate dai partigiani palestinesi eretti a protagonisti della canzone: le linee di basso e di chitarra - come non mai accattivanti - si serrano infatti in una marcia senza sosta, violenta e pressante (ottimo il lavoro alla batteria di Luca Zamberti), che si propaga per tutta la durata del brano, in cui inoltre svettano in maniera stupefacente le lyrics del singer e bassista Andrea Lisi. Ed è proprio quest'ultimo, in ottimo stato di forma vocale e compositiva, a trascinare costantemente l'andamento di un disco che vede anche l'inserimento chiave del nuovo entrato Giordano Costantino, songwriter della buona The Remains Of Hate e presenza fondamentale per quanto riguarda l'impatto e la potenza espressiva del lavoro. A chiudere Fratricide ci pensano infine Nekare (disincantata presa di posizione nei confronti della violenza morale, politica e sociale, del mondo delle multinazionali) e la più incisiva Lathe Biosas, in cui persiste l'agghiacciante ipertensione atmosferica messa in mostra dalle precedenti canzoni, Mashom (capolavoro del disco) su tutte.
Peccato soltanto che i Mass Obliteration si ritrovino nuovamente a fare i conti con un demo e non con un full-lenght che, al contrario, avrebbe permesso alla band nostrana di esprimersi in maniera più approfondita: insomma, quattro tracce sono troppo poche per un gruppo di questo calibro, ma la sostanza c'è e si sente alla grande. Nell'attesa che qualche casa discografica muova il culo per finanziare il progetto e per fargli compiere il tanto agognato 'salto', qualunque essere umano che presuma di amare il death metal non deve fare altro che prendere Fratricide, schiaffarlo nel lettore e cominciare a urlare: di sicuro, vi andrà via la voce.