MARNERO:
- Ottone - Batteria
- Bidognetti - Chitarra
- Raudo - Chitarra / Voce
- Maze - Basso
LINE UP SI NON SEDES IS:
- Matteo Luciani - Batteria
- Cristiano Fini - Chitarra
- Matteo Fadighenti - Chitarra
- Diego Gualino - Basso
- Giorgio Gregorio Luciani - Voce
:
Side Marnero
1. L'ultimo grido
2. Trebisonda
3. Crossfigill
Side Si Non Sedes Is
1. Respekt die scheisse
2. Zar
Split
Molto si è detto riguardo l’attuale crisi della scena post-hc. Le idee in molti casi latitano e i risultati si assomigliano tutti. Ci sono casi in cui però si riescono a sviluppare in modo nuovo alchimie già ampiamente collaudate. Questo è proprio il caso del disco oggetto della recensione, una coproduzione tra ben quattro label indipendenti italiane (Bar la Muerte, Sangue Dischi, Donnabavosa, TDD).
Al debutto su questo 12” split sono presenti Marnero e Si Non Sedes Is, band i cui nomi sono totalmente nuovi al grosso pubblico (anche se i Si Non Sedes Is hanno all’attivo un CDr autoprodotto) ma chi ne regge le fila è già abbastanza noto. I Marnero sono infatti formati da membri di Laghetto, ED e Lady Tornado, quindi legati alla sempre viva scena hardcore romagnola; Si Non Sedes Is invece arrivano direttamente da Roma e sono l’unione di un’infinità di progetti ed esperienze musicali, su tutte Concrete e Comrades. Fondamentale citare il passato di queste due band perché proprio da questo bisogna partire per poter apprezzare e capire fino in fondo il disco.
Iniziamo dai Marnero, che su questo disco ci offrono tre canzoni che ben rappresentano il loro stile, in ordine “L’ultimo grido”, “Trebisonda” e “Crossfigill”. Musicalmente parlando, li si potrebbe definire come l’evoluzione dei Laghetto in chiave post-core, fortemente debitori delle sonorità di ultima era Neurosis, ma con un pizzico qua e la di Breach e caos in perfetto stile hardcore che ci fanno tornare alla mente le perle contenute in “Sonate in Bu Minore per 400 scimmiette urlanti”, album fondamentale dei Laghetto e alle sonorità dei Lady Tornado. Almeno musicalmente nulla di nuovissimo all’orizzonte insomma e i quattro ragazzi ne sono pienamente consapevoli perché le loro attenzioni si rivolgono soprattutto alla parte vocale. I testi (in italiano) sono molto curati e anche qui, semplicemente leggendoli, in svariati momenti ci riportano alla mente il clima totalmente surreale caro ai Laghetto, anche se nei Marnero il tutto ha una piega nettamente più seria e meno “ironica” (termine da prendere però con le pinze). Ma il comparto vocale non è interessante solo per la cura e la vena surreale dei testi ma soprattutto per il modo il cui il tutto è eseguito: per gran parte delle canzoni i testi sono declamati e recitati come se ci si trovasse davanti ad un monologo teatrale e non ad una band post-core, ma ci si rende conto della natura (e del passato) dei Marnero non appena le canzoni sfociano nelle parti più caotiche e furiose. La migliore, e senza dubbio la più convincente e coinvolgente, nella parte finale di “Crossfigill”, in cui, quasi a voler farsi beffa di se stessi, urlano “Il teatro brucia / e gli attori continuano a declamare.” Da segnalare la presenza di vari ospiti illustri tra i quali il fumettista Ratigher, anch’esso proveniente dalla crew di Laghetto e Donnabavosa.
Passiamo ai Si Non Sedes Is. Il gruppo si pone come naturale evoluzione dei Concrete e possiamo tranquillamente dire che l’evoluzione abbia colto nel segno in quanto il lato romano del vinile è sicuramente il più interessante e coinvolgente. Limitare però il loro stile ad una semplice continuazione di ciò che avevano iniziato in passato sarebbe riduttivo perché grossomodo nel calderone sono finiti echi e rimandi a gran parte della scena hardcore della capitale. Il loro punto di partenza è un oscuro post-hardcore, cupo e aggressivo ma ben presto si allontanano da ciò. Le atmosfere mutano, si fanno più malinconiche, le tinte appaiono più tenui anche se la voce è spinta da un estremo all’altro, ci si trova davanti ad urla in perfetto stile black metal e subito dopo a parti sussurrate. Questo non è un dettaglio da poco, la bravura dei Si Non Sedes Is è proprio nel riuscire a legare questa voce estrema (in ogni senso) ad un basso che sembra arrivare direttamente dal post-punk anni ’80 e a delle elegantissime chitarre che poco hanno di che spartire col background musicale da cui si era partiti. Tutto ciò crea la sensazione di trovarsi davanti alla colonna sonora di un film noir, abbastanza cupo e intimista ma in grado di trafiggerci in petto e costringerci ad unirci ai cori struggenti della prima traccia, “Respekt die scheisse”. Certo, nelle parti più dure ci tornano alla mente i vecchi Concrete ma l’attitudine è completamente cambiata, forse sarà un’esagerazione, ma è come se lungo la strada i Concrete avessero incontrato i Joy Division.
Per riassumere, entrambe le band pescano stili e idee dal proprio passato ma ci presentano il tutto in chiave diversa, più elaborata. Sicuramente i romani sono la vera sorpresa del disco, con atmosfere e sonorità molto più ricercate rispetto ai Marnero ma la chicca del disco che resta in testa è sicuramente la frase “Vieni! Bevi il mio cocktail medusa e lemon!” da “Trebisonda”.
Senza dubbio un disco da avere nella propria collezione, con due band tra le più particolari e interessanti nel panorama nostrano attuale che, se riusciranno a lavorare bene, potranno regalarci delle graditissime sorprese in un prossimo futuro. Speriamo che la nostra attesa non sia vana.