- Marco Campitelli - chitarra, voce, basso, tastiera, effetti
- Stefano Micolucci - basso
- Giovanni Lanci - batteria, percussioni
1. Diade2
2. Orgy
3. A Simple Reflex To The Light
4. Voices
5. Dogma
6. Mercury
7. Mongolia
8. 9%
9. Erotomania
Erotomania
Prodotto dall’abilissimo Amaury Cambuzat, mente del progetto Ulan Bator ed ormai storico componente dei Faust, Erotomania è l’album di debutto degli abruzzesi The Marigold, un trio che cerca di dare nuova linfa alla New Wave ottantiana, costruendo un originale mix di Alternative e Dark. Dopo aver realizzato alcuni demo e l’ep Divisional del 2004, i The Marigold trovano un’etichetta desiderosa di produrli nel 2007, cioè l’italiana I Dischi Del Minollo, che confeziona Erotomania per il mercato nazionale, permettendogli una promozione.
Malato e spettrale è il sound del progetto The Marigold, parecchio vicino come mentalità ai Cure delle origini e più precisamente ai Cure della trilogia Dark. Orgy, la prima vera canzone dell’album dopo la funerea intro Diade2, è un lamento inquietante che si innesta su un tessuto dal sapore Post Punk. Le voci sono filtrate e allucinate e corrono parallelamente alle chitarre acide e dense di effetti: la chitarra aggiuntiva suonata dallo stesso Amaury Cambuzat impreziosisce alcuni pezzi come A Simple Reflex To The Light, altro tributo ai Cure, senza disdegnare un approccio più moderno. In ogni caso i fraseggi plasmati in Erotomania si adattano perfettamente al contesto dei testi tenebrosi scritti dal terzetto abruzzese, che tecnicamente appare decisamente preparato e sensibile verso l’esecuzione.
Non mancano reminescenze dai più visionari Bauhaus o dai più oscuri Joy Division, ma le composizioni sembrano godere anche di una certa personalità da parte dei The Marigold, come testimonia il feeling alternativo che permea diversi passaggi.
Dogma non manca di un feeling più psichedelico negli effetti vocali impiegati, mentre Mercury, cantata in francese, appare come l’episodio più significativo dell’album, perché curatissima nella sua forma e ricercata nei timbri che fa emergere.
Le canzoni spesso si riducono a nenie soporifere ed estenuanti che cullano l’ascoltatore con il loro fascino cupo e disperato: l’ipnotica Mongolia è la più accessibile al pubblico alternativo, per le sue somiglianze con certi A Perfect Circle, ma la conclusione dell’album è affidata ad una traccia dai tratti quasi etnici, cioè la title-track Erotomania, che non stupisce rispetto alle altre e chiude in modo abbastanza insapore l’album.
In definitiva, i The Marigold hanno dato vita ad un full-lenght ragionato ed alquanto competitivo, sia per le soluzioni adottate nei nove capitoli composti, sia per la collaborazione importante con Amaury Cambuzat. La registrazione forse si sarebbe potuta rendere più incisiva ed avvolgente, così da mostrare a pieno le potenzialità del three-piece abruzzese, ma Erotomania costituisce un lavoro più che dignitoso per una band del panorama nazionale che si è già attivata a livello live su scala europea.