- Lars F. Larsen - voce
- Kristian Larsen - chitarra
- Mads Wolf - batteria
- Kasper Gram - basso
- Martin Arendal - chitarra
1. Entrance
2. Beauty Will Fade
3. Gypsies Dance Pt. 2
4. Intuneric V
5. Haita Di Lupi
6. When The Soulreapers Cry
7. Intuneric VI
8. All That Remain
9. Intuneric VII
10. Of Madness In Its Purity
The Black Circus, Part 2 - Disclosure
A qualche mese di distanza dalla precedente uscita si ripresentano i danesi Manticora con la seconda parte del loro concept, incentrato sulle storie e sulle avventure dalle tinte horror di un circo che attraversa il New England nel XIX secolo. Musicalmente l'album mantiene le coordinate della prima parte, esibendo quindi un power metal che parecchio risente dell'influenza dei teutonici Blind Guardian, ma che tuttavia riesce a trovare una propria dimensione e personalità, facendo presa su forti contaminazioni speed/thrash e progressive, queste ultime si denotano facilmente anche dal minutoraggio di alcuni brani, e non mancano neanche richiami più estremi e folk, come avviene con i connazionali Wuthering Heights, tutti elementi che permettono loro di ricreare un sound più aggressivo ed atmosferico, capace quindi di dar sostanza e concretezza all'horror storia che sta alla base del concept.
L'interpretazione di Larsen è sempre espressiva ed evocativa, il suo timbro caldo e potente infonde la giusta tensione e ricrea sempre le atmosfere più idonee al caso, sezione ritmica e riffing sono spesso potenti ed incalzanti, mentre a placare l'aggressività ci pensano le brevi composizioni strumentali o narrate (Intuneric V, VI, VII), che comunque non gravano in maniera negativa sulla scorrevolezza dell'opera, ma anzi meglio calano l'ascoltatore nel contesto della storia.
Dopo la brevissima intro Entrance, arriva la potenza di Beauty Will Fade, power-speed con doppia cassa battente e pressante, dominato da un lungo intermezzo strumentale che riporta poi alle sinistre atmosfere ben rese dall'evocativa interpretazione del singer, oltre che da melodie e chorus tra il solenne ed il terrificante, come solenne ed epica è l'apertura di Gypsies Dance Pt. 2, l'aria che si respira è sempre minacciosa, specie nelle strofe, nonostante il vero punto forte del brano siano gli ottimi refrain dal gusto epico, ed ancora una volta a metà composizione interviene il lungo intermezzo strumentale sempre caratterizzato da potenza e velocità, prima di terminare il brano in bellezza riprendendo la solennità d'apertura, invece nella strumentale Haita Di Lupi, anticipata dal preludio Intuneric V e dal ruggito di un animale, i danesi riversano parte di quel loro retaggio più orientato al progressive.
When The Soulreapers Cry riprende la potenza dei brani più lunghi, e pur camminando lungo i sentieri già tracciati di uno speed/power dalle connotazioni progressive, aggiunge al tutto una maggior teatralità che perfettamente lascia intuire l'atmosfera circense, capacità questa che non può non essere riconosciuta al combo della Danimarca, sempre in grado infatti di imperniare le proprie composizioni delle sonorità più consone a trattare l'argomento in questione, nonostante si sia in presenza di brani spesso potenti e veloci, talvolta pure articolati e mai scontati, come avviene anche in All That Remain, dove si riscontra però anche una maggiore attitudine thrash, infine la chiusura affidata a Of Madness In Its Purity, in cui si assiste a continui cambi di tempo, al solito intermezzo strumentale e ad un finale in crescendo, sicuramente migliore rispetto alla stantìa prima parte del brano. Le ultime tre composizioni sono agevolate anche dai due brevi intermezzi, il primo strumentale il secondo narrato, che li intervallano e permettono di non appesantire troppo il tutto.
The Black Circus Part 2 - Disclosure, questo il titolo intero della seconda parte del concept, è quindi un ottimo album di power metal potente ed al contempo distante da quel mood tipicamente nordico che vede in questo genere imperversare toni acuti ed orchestrazioni pompose, un sound aggressivo ed atmosferico fatto con mestiere e perizia, sia in fase di produzione che in fase compositiva, ne sono la riprova i vari intermezzi posti a spezzare il ritmo rendendo più scorrevole il tutto, specie nella parte finale dell'album che rischiava di risultare un po' pesante.