- Eric Adams - voce
- Joey DeMaio - basso
- Karl Logan - chitarra
- Scott Columbus - batteria
1. Overture To The Hymn Of The Immortal Warriors (06:19)
2. The Ascension (02:30)
3. King Of Kings (04:18)
4. Army Of The Dead, Part I (01:58)
5. Sleipnir (05:13)
6. Loki God Of Fire (03:50)
7. Blood Brothers (04:54)
8. Overture To Odin (03:41)
9. The Blood Of Odin (03:57)
10. The Sons Of Odin (06:23)
11. Glory Majesty Unity (04:41)
12. Gods Of War (07:26)
13. Army Of The Dead, Part II (02:20)
14. Odin (05:27)
15. Hymn Of The Immortal Warriors (05:29)
16. Die For Metal (Bonus Track) (05:16)
Gods Of War
I Manowar sono tornati, e stavolta per davvero. Non si tratta infatti dell’ennesimo mastodontico DVD o di qualche assurdo Extended Play: stavolta abbiamo a che fare con un vero e proprio full length. L’ultima volta che ci era capitato fu nel 2002, quando vide luce il discusso Warriors Of The World, un album che sì dimostrava lo stato di grazia dei quattro Kings Of Metal, ma che, d’altra parte, non metteva in luce alcun tipo di cambiamento rispetto ai precedenti lavori targati Manowar. In questi cinque anni, però, la band di New York è mutata, in particolar modo il suo indiscusso leader: Joey DeMaio. Il bassista americano ha difatti (ri)scoperto il suo amore per Wagner, per la musica classica e per le grandi orchestre (tanto da volerne una nel memorabile concerto che i Manowar tennero all’Earthshaker Fest nel luglio 2005). Inoltre, lo stretto contatto con i Rhapsody, legato innanzitutto all’attività della Magic Circe Music, ha influenzato senza dubbio il percorso artistico di DeMaio e compagni, un percorso che non tutti sembrano aver gradito. Molti erano perciò gli interrogativi sul nuovo disco del complesso nordamericano, quel Gods Of War che avrebbe dovuto rappresentare il primo vero concept album nella lunga carriera dei Manowar.
L’approccio con Gods Of War non è certo dei migliori: tutto questo inutile (diciamolo!) sfoggio di rune e simboli vichinghi non piacerà a chi, seppur minimamente, nutre una certa ammirazione per il pantheon nordico. Dai testi traspare inoltre una superficialità notevole nell’affrontare le tematiche legate al concept, ma questo è un discorso che per i Manowar permane da fin troppo tempo. Musicalmente parlando, i vecchi fan del combo nordamericano rimarranno amaramente delusi da Gods Of War, un lavoro che, caratteristicamente e qualitativamente, lunge dall’essere associato a vecchi capolavori quali Into Glory Ride e Sign Of The Hammer. Basti sapere che delle sedici tracce contenute in Gods Of War, soltanto alcune di esse possono essere considerate autentiche canzoni, mentre molte altre risultano inutili (spesso interminabili) introduzioni o semplici intermezzi. Certo, si tratta pur sempre di un concept album, ma ascoltare Nightfall In Middle-Earth è sicuramente tutta un’altra cosa.
King Of Kings, The Sons Of Odin e Gods Of War sono ormai brani arcinoti e poco importa se qui vengono proposti in una nuova versione; Army Of The Dead, da parte sua, pare più un inno degli alpini che un pezzo di musica Rock; Overture To The Hymn Of The Immortal Warriors e gli altri intermezzi rasentano il fastidioso, per non parlare delle narrazioni durante le restanti tracce: insomma, Gods Of War offre ben poco a chi vuole godere di sano e semplice Heavy Metal. E’ vero, ci sono Sleipnir e Loki God Of Fire a risollevare in parte la situazione, ma non basta. Dopotutto si tratta delle solite canzoni in stile Manowar, le stesse da ormai vent’anni, che ben poco hanno da spartire con il vero Epic Metal. I proclami del buon vecchio Joey li conosciamo, e anche stavolta sono serviti soltanto a deludere le aspettative. Non è tutto: come bonus track troviamo la pacchianissima (ed oltretutto scadente) Die For Metal, che in apertura ruba abbastanza spudoratamente il leggendario riff di Kashmir ai grandi Led Zeppelin.
Gods Of War è un lavoro troppo dispersivo, un disco banale, a tratti persino seccante, nettamente inferiore qualitativamente parlando al suo predecessore, quel Warriors Of The World che tanto fece discutere al tempo della sua uscita. Forse i Manowar hanno sbagliato fin dall’approccio, forse hanno definitivamente esaurito la propria vena creativa. Sta di fatto che con Gods Of War perderanno certamente una larga fetta di estimatori. A nulla valgono una produzione colossale e l’ottima prova di Eric Adams: Gods Of War resta il semplice e goffo tentativo, da parte di quelli che un tempo erano considerati i Kings Of Metal, di propinare musicalità e stili già tracciati, proposti e sentiti in passato.