Andrea "Kase" Casari - Bass
Mirko Virdis- Drums
Alberto Baroni - Guitars
Luca Venturelli - Guitars
Alberto Dettori - Vocals
1. Walls of Lies 05:02
2. Sacred Deceit 03:59
3. Mad Maze 03:42
4. Cursed Dreams 05:03
5. ..Beyond 02:41 instrumental
6. Caught in the Net 03:23
7. Lord of All that Remains 04:57
8. Mk-Ultra 03:40
9. Retribution 07:02
Frames of Alienation
I modenesi Mad Maze sono un gruppo thrash di recente formazione che si presentò un paio di anni fa con l’EP autoprodotto No Time Left, uscita indispensabile per il gruppo giacché grazie ad esso vennero in contatto con la biellese Punishment 18 Records. Da questo contratto ne scaturisce un album nuovo di zecca, questo Frames of Alienation che già dalla copertina a cura di Ed Repka (Death, Evil Dead etc.), ci riporta nel passato di una ventina di anni.
Quello che il gruppo ci propone è un thrash metal abbastanza canonico nel suo genere ma che, tuttavia, a tratti può ricordare i Testament più groove come anche i migliori Anthrax. Alberto Dettori, dietro al microfono, a tratti si cimenta in un growl fortemente debitore al mastodontico Chuck Billy e, riguardo al lato ritmico, sovente le chitarre accennano all’hardcore nei loro riffs. Una potente miscela che viene allo scoperto già con Wall of Lies, traccia dall’iniziale andamento in tempi medi che successivamente sfocia in una bolgia di up-tempo e galoppate di riffs. Le ricadute nel groove mostrano il lato più accessibile della sezione solista delle chitarre mentre Andrea può ricordare, stilisticamente parlando, in alcuni frangenti sia il succitato Chuck Billy che l’ugola meno violenta di Gianluca Perotti (Extrema). La gang vocals tipiche del genere si susseguono anche con la successiva Sacred Deceit, canzone dalla struttura sempre ad intervallare tempi medi con velocizzazioni improvvise. Un ascolto gradevole ma privo di grandi sorprese e questa volta non proprio ispirato a livello di riffs.
La band dimostra di saperci fare tecnicamente parlando, tra fraseggi alla velocità della luce e vari controtempo ma a livello di idee, di elettrizzante non c’è molto. Ascoltando anche la successiva title-track, la forma rimane la stessa ma questa volta a dare più forza al tutto ci pensa un ritornello maggiormente presente ed alcuni riffs più azzeccati a supportare i rallentamenti. Le potenti velocizzazioni in Cursed Dreams ci scuotono a dovere prima che la strumentale …Beyond, pausa introspettiva a base di arpeggi e linee soliste reminiscenti dei Metallica o degli Overkill, spezzi leggermente l’intensità del gruppo. A riportare una sana dose di brutalità nel disco, ci pensa Caught in the Net ed il suo turbinio di riffs ottimamente riuscito e suonato. Anche qui la ricetta non cambia e la somiglianza con le strutture precedenti è evidente ma alcuni stop and go aiutano nell’impatto e nella varietà.
Avvicinandoci alla fine del disco troviamo la complessa e variegata Lord of All That Remains che ben presto viene seguita dalla tagliente MK-Ultra, tra le tracce più veloci del disco impreziosita da sezioni soliste veramente tecniche e fluide da parte delle chitarre. Ovviamente a fine lavoro non poteva mancare una Retribution dall’incredibile lavoro di doppia cassa da opporre a cadute in tempi medi dal mood lugubre. A terminare definitivamente il lavoro troviamo una sorta di ghost track che cela un buon lavoro da parte delle due chitarre in versione classica mentre si dilettano in un duetto dal chiaro stampo messicano.
Tutto sommato, ci troviamo al cospetto di un lavoro sicuramente sufficiente. Di certo, come già detto in precedenza, in alcuni frangenti le idee sono leggermente stagnanti ma determinate tracce lasciano intravedere una potenzialità che spero i Mad Maze utilizzino in futuro. Auguro, quindi, a loro buona fortuna e aspetto un loro ritorno.