- Andreas - voce
- Morena - voce
- Max - chitarra
- Sem - basso
- Fabrizio - batteria
1. Don't Pretend
2. To My Falling Star
3. Without You
4. Watch Us Die
5. Don't Include Me In Your Dreams
6. Veils
7. H.A.T.E.
8. Grey Skies
9. Break The Circle
10. (The World) In My Mind
Superangelic Hate Bringers
Considerati uno dei gruppi più gettonati nell’ambiente del Gothic italiano, anche grazie alla loro costante ed assidua attività live attraverso Europa, Sud America e Asia, i milanesi Macbeth ritornano sulla scena con il successore del valido e convincente Malae Artes. Il quarto capitolo discografico Superangelic Hate Bringers è un lavoro che cerca teoricamente di uscire dagli schemi del più tradizionale Gothic Metal, ma alla fine conserva un approccio ordinario che potrà essere gradito da chi aveva già apprezzato Malae Artes.
Le dieci tracce proposte dai Macbeth viaggiano a cavallo tra le reminescenze dei vecchi Lacuna Coil e le sperimentazioni dei nuovi Tristania, mantenendo però un sound abbastanza personale e non scontato.
Si deve riconoscere con soddisfazione che l’intreccio vocale è maturato parecchio dal precedente platter, acquisendo un impatto più diretto e competitivo, come dimostra l’opener Don’t Pretend; oltre a questo aspetto, anche l’elettronica di sottofondo ha assunto caratteri efficaci, costituendo tappeti a tratti atmosferici e a tratti impetuosi. Il tono di Morena e lo sporco clean di Andreas si adattano in modo omogeneo alle sezioni ritmiche ma canzoni come To My Falling Star scadono nella ripetitività interna, alterandosi a vere e proprie perle come Without You. Quest’ultima non disdegna linee melodiche che possono essere considerate come una lettura in chiave moderna dei meandri Dark degli Ottanta: i fraseggi delle chitarre coinvolgono per tutta la durata del pezzo, lasciando comunque spazio sia ad aloni tenebrosi e dimessi sia ai penetranti scream di Andreas.
Non mancano dei pezzi più incisivi, H.A.T.E. in primis, perché i Macbeth puntano ad unire potenza e melodia in Superangelic Hate Bringers, presentando parti penetranti di chitarra e batteria; solo poche tracce come Grey Skies o Break The Circle ripercorrono completamente ciò che i Macbeth hanno mostrato in passato con Malae Artes, non aggiungendo purtroppo novità allo stile della band milanese. Esse però custodiscono un sapore gotico che affascina l’ascoltatore e fa mantenere elevata l’attenzione, soprattutto grazie al clean di Andreas che appare costantemente ben impostato e mai fuori luogo.
In definitiva i Macbeth si confermano in qualità con Superangelic Hate Bringers, prova della versatilità del gruppo italiano che da anni costituisce la promessa del nostro Paese in campo gotico; dopo il grande successo ottenuto dai Lacuna Coil, anche i Macbeth si apprestano a varcare la stessa soglia, avendo alle spalle una solida discografia e una presenza live estera invidiabile da qualsiasi altro act della Penisola.
Si consiglia pertanto l’ascolto del full-lenght a chi vuole continuare l’esplorazione del panorama nostrano, senza perdere d’occhio quello internazionale, perché i Macbeth hanno tutte le carte in regola per rappresentare la perfetta commistione tra i due ambiti.