- Tony Jelencovic - voce
- Robert Gustavsson - chitarra
- Rob Hakemo - basso
- Andreas Engberg - batteria
1. Peacenemy
2. 0worn Wings
3. Blood Vanish
4. My Own Sickness
5. Outnumbered
6. Body Sewer
7. Harness The Mind
8. Hacker Sapiens
9. 44 Teeth
10. Dead Universe
11. Peacenemy Epilogue
Peacenemy
M.A.N.: acronimo che può significare quel che desideriamo; così è stato suggerito in un’intervista dal leader della band svedese Tony Jelencovic, il quale ha suggerito alcuni possibili significati: Metal All Night, Muscle And Nature ad esempio. Ottimi suggerimenti quelli di Jelencovic, utili per poter descrivere questo secondo lavoro dei M.A.N., Peacenemy.
Prima però di descrivere Peacenemy, sarebbe opportuno soffermarsi un istante proprio sul leader e vocalist dei M.A.N. Jelencovic, personaggio eclettico, carismatico legato a nomi come Transport League o Mnemic; il suo eclettismo e la sua ricchezza di influenze musicali si respirano appieno in questo album, dal primo all’ultimo pezzo.
Peacenemy potrebbe essere definito come un album nu metal vicino alle sonorità dei Korn, ma sarebbe riduttivo etichettarli in questo modo, senza tener conto delle altre influenze numerose che questo lavoro risente: echi di Meshuggah, Slipknot, Fear Factory (non a caso il leader degli stessi ha collaborato nel quarto brano My Own Sickness), ma anche richiami ad una grandissima band (purtroppo fugace a causa dell’improvvisa morte del leader Lynn Strait): gli Snot.
L’album si apre con la tracklist, una immediata ondata di aggressività e potenza trasmessa da tutti gli strumenti e da una voce carismatica; un ritmo martellante, una chitarra vulcanica, la batteria e il basso che completano perfettamente questo bel quadretto iniziale. Il secondo brano Worn Wings è ancora più accattivante, ancor più capace di attirare l’ascoltatore col suo sound che non dà possibilità di respiro: si respirano Snot, Meshuggah, Slipknot. Il terzo e il quarto pezzo Blood Vanish e My Own Sickness, invece, risentono tanto dell’influenza dei Korn, soprattutto nei giri di chitarra e nella voce. My Own Sickness vede anche la partecipazione del cantante dei formidabili Fear Factory, Burton C. Bell, che si inserisce a pennello in questo progetto.
Peacenemy procede secondo questa linea: un crogliolo di influenze ben suonate, e accompagnate dalla voce di Jelencovic che è tutto fuorchè piatta o inespressiva.
Peacenemy dimostra che il nu metal alla Korn non è morto (vedi anche pezzi come Outnumbered, Hacker Sapiens), e che si può creare ancora nel 2008 un prodotto che può rientrare in questo genere senza essere tacciato di scontatezza, ripetitività.
Un bel lavoro davvero questo secondo esperimento dei M.A.N.; qualunque possa essere il significato di questo acronimo, una cosa è certa: si tratta di un album potente, variegato, un album che non stanca.