- Steve Lukather - voce, chitarra
- John Pierce - basso
- Abe Laboriel Jr. - batteria
- Jeff Babko - tastiere, synth
- Leland Sklar - basso
- Randy Goodrum - synths
- Lenny Castro - percussioni
1. Ever Changing Times
2. The Letting Go
3. New World
4. Tell Me What You Want From Me
5. I Am
6. Jammin With Jesus
7. Stab In The Back
8. Never Ending Nights
9. Icebound
10. How Many Zeros
11. The Truth
Ever Changing Times
Con il presente Ever Changing Times giunge alla quinta uscita discografica la carriera solista del chitarrista dei Toto Steve Lukather, una carriera solista in realtà poco consona al suo nome e alla meritata fama che ha raccolto nel corso degli anni con la sua band madre. Inutile quindi dire che in questo disco non saranno affatto presenti tutti quegli elementi che hanno contraddistinto la musica dei Toto, distanziandosi in parte dall'AOR tradizionale e trattandosi piuttosto di un disco rock dai forti connotati melodici e malinconici.
Certo la classe non è acqua, così, circondato da una folta schiera di musicisti nonché amici come John Pierce, Lenny Castro o Leland Sklar, Lukather mette in evidenza tutta la sua tecnica ed un ampio ventaglio di idee, oltre ad arrangiamenti curati e ben rifiniti, ma purtroppo i risultati finali non sono certo quelli da noi attesi, complici un songwriting non sempre brillante ed una certa monotonia e tediosità di fondo, nonostante si tenti di variare il più possibile, passando da momenti più improntati al progressive ad altri più improntati al blues, andando oltre in un mix di fusion, jazz e funk, e con le immancabili ballad a completare il quadro.
Non mancano buoni brani, come l'opener e title-track Ever Changing Times, brano dalle venature progressive rock, che si possono notare pure in New World, anche questo uno dei pezzi migliori del lotto, e nella closer strumentale The Truth, particolarmente idonea a porre in evidenza le doti da straordinario "guitar hero" dello stesso Lukather. Gradevoli anche le ballad, alcune delle quali molto pop-oriented, in special modo The Letting Go, la quale purtroppo nonostante le bellissime strofe è penalizzata da un refrain piatto e tedioso, anche nel cantato, e I Am, più dolce e delicata, ma non certo memorabile. Tra le ballad la meglio riuscita è sicuramente Never Ending Nights, melodica e carica di pathos e sentimento, in possesso finalmente di un bel ritornello, un bel brano che segue un po' le orme di Falling Between, ultima fatica dei Toto risalente ad appena due anni fa.
Tuttavia molti sono anche i brani davvero modesti che inficiano la qualità complessiva dell'ultima release solista del virtuoso chitarrista californiano, poco convince infatti Tell Me What You Want From Me, pervasa da un retrogusto alla Pink Floyd di Us & Them che lascia una sgradevole e costante sensazione di risentito, ed ancor meno convincono le divagazioni jazz, funk, blues e fusion che si susseguono nelle varie e scialbe Jammin With Jesus, How Many Zeros, e le appena più gradevoli Icebound e Stab In The Back, meglio riuscite se non altro per quell'attitudine rispettivamente più melodica e frizzantina da cui sono pervase.
Evidente il tentativo del guitar-hero americano di fondere il rock più leggero e melodico con le sue immense abilità tecniche, messe in primo piano in occasione delle varie escursioni progressive, jazz e fusion, ma gli esiti complessivi purtroppo risultano davvero modesti, tanto che ne viene fuori un album gradevole soltanto in limitate occasioni.