- Emo - Voce
- Nitto - Voce
- Dade - Basso
- Chinaski - Chitarra
- Tozzo - Batteria
1. The Sharp Sound Of Blades
2. Sempre Meglio
3. Grotesque
4. Il Mostro
5. Sogni Risplendono (feat. Tiziano Ferro)
6. My Magic Skeleton
7. Penelope
8. Mi Vida
9. Overload
10. La Nuova Musica Italiana
11. Touch 2.0
Horror Vacui
Chi si ricorda i Linea 77 dei tempi andati, di quando in Italia nessuno li conosceva mentre in Gran Bretagna quasi spopolavano, ascoltando Horror Vacui si ritroverà di fronte un'immagine del gruppo decisamente differente.
Perchè i quattro torinesi, ormai galvanizzati dal grande successo anche in terra nostrana, hanno deciso di cambiare, di compiere una (comunque leggera) sterzata, o per meglio dire, un passo indetro che li avvicina sempre di più al musical business, a quell'ossessione che per i gruppi moderni è diventata come un affascinante incubo.
Horror Vacui presenta un gruppo, se non nuovo, almeno mutato, rinnovato, come se ripulito da qualcosa: già con Numb, probabilmente il lavoro meglio riuscito del combo, l'apertura al mondo dello "spettacolo" si era ben assestata (pensare alla comunque prestigiosa collaborazione con Samuel dei Subsonica e agli alleggerimenti stilistici), attraverso una musica più nitida, chiara, d'impatto e che si rifletteva nel sempre più usato cantato in italiano, caratteristica su cui Horror Vacui farà appoggio quasi completamente (7 canzoni su 11 sono in lingua madre).
La produzione è impeccabile e meticolosamente controllata: la chitarra di Chinaski è vigorosa e avvolgente, le voci di Nitto e Emo sembrano supportate da un'enorme folla urlante, mentre le ritmiche costruite dal basso di Dade e dalla massiccia batteria di Tozzo acquistano in potenza ed energia d'impatto.
Un suono, come abbiamo detto, preciso, nitido, senza sbavature, che quasi a dispetto non viene riflesso nel songwriting del disco, nelle sue strutture tanto imponenti quanto incapaci di trasportare, se non sottoforma di un pogo dettato semplicemente dalla fluidità ritmica e non dall'indole veramente rabbiosa che vi si cela dietro.
Negli arrangiamenti i Linea 77 non si sono mai mostrati così fuori forma, e il dito va automaticamente a puntarsi contro Chinaski, mente e braccio del gruppo, questa volta abile soltanto nel costruire linee melodiche e accompagnamenti ritmici prevedibili che, come dimostrano ad esempio l'evitabile opener The Sharp Sound Of Blades o i piatti fraseggi di Il Mostro, non riescono a scrollarsi di dosso una grossolanità compositiva che sembra rimbombare in continuazione.
Il taglio dato a Horr Vacui è un pò quello del solito gruppo a cui basta vedere una massa pogante per sentirsi soddisfatti: tutte le tracce si snodano su un riffing massiccio e martellante che nasconde una pochezza compositiva mai mostrata prima con così evidente leggerezza. Da notare è il modo in cui la band cerca di prendere e attrarre l'ascoltatore: dapprima con gli orgogliosissimi, oltre che ridicoli, cori/slogan di Sempre Meglio, poi con il tono satirico-ironico da pseudoribellione di La Nuova Musica Italiana, infine con mielosi ritornelli, come quelli di Overload e Penelope, trafitti da melodie blande e grondanti una sorta di riflessività da gruppo spudoratamente catchy e commerciale.
Anche i testi non sono da meno quando cercano di contorcersi in metafore e suggestioni oltretutto male abbinate ai ritmi e alle melodie (Mi Vida nè l'esempio lampante); c'è poi anche spazio per una collaborazione tanto attesa e "illustre" quanto evitabile, ovvero quella di Tiziano Ferro in Sogni Risplendono, di sicuro uno dei peggiori brani mai scritti dal gruppo torinese e che, in linea di massimo, esprime al meglio lo spirito di Horror Vacui, ovvero di un album palesemente scritto per fare soldi, per piacere ancora di più al grande pubblico, per estendersi a tutti, dal patito di crossover e hardcore al ragazzino alla disperata ricerca di melodie in cui riflettere le sue crisi adolescenziali.
Non spaventa nemmeno che i Linea 77 ci abbiamo impiegato così poco per portare a termine questo obiettivo. Horror Vacui doveva essere il lavoro più maturo e così non è stato, anche se obiettivamente può vantarsi di una produzione e di un suono impeccabile, in quanto è pensato semplicemente come oggetto di consumo e non come mezzo di espressione artistica (ma a questo, oramai, chi ci bada più..). Peccato, perchè se c'era un gruppo che era riuscito ad esportare in ambito internazionale e in maniera così evidente il rock di marca italiana, si trattava proprio di Nitto, Emo e compagnia bella: ma non fa differenza, perchè adesso il loro pubblico ce l'hanno in Italia, sanno come questo pubblico è fatto e si adattano di conseguenza alle sue esigenze. Parafrasando in poche parole, l'inesorabile declino della musica moderna.