Voto: 
5.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Deathwish Inc./Andromeda
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Scott Phillips - voce
- RJ Phillips - chitarra
- Jason Woolery - batteria
- Cody Sullivan - basso
- Jery Gallegos - chitarra


Tracklist: 


1. Call It A Day
2. Collecting Dust
3. Hey Death
4. Andromeda
5. Harm
6. Ignoring Lessons
7. Masquerade
8. The Bottomless Hole
9. Sweet Innocence
10. Youth
11. Liars
12. Runaways

Life Long Tragedy

Runaways

La California è sempre stata una culla per la scena Hardcore americana, nonché del nuovo sottobosco Post Metal che ha trovato terra fertile nella Penisola con bands come Isis e Neurosis. Da Yogurt Park giunge il quintetto riunito sotto il moniker di Life Long Tragedy, che con Runaways debutta sotto la prestigiosa etichetta Hardcore Deathwish Inc.: sebbene il booklet sia più legato allo stile degli immensi Converge, i Life Long Tragedy si concedono percorsi più debitori del Punk/Hardcore senza eccedere in sperimentazione.
Sono totalmente assenti le soluzioni brutali che vengono adottate da parecchie band di matrice Metalcore, mentre è evidente una sensibilità Emo in certi passaggi strumentali; fortunatamente la voce non scade mai nel contesto Emo, rimanendo solidamente attaccata al lamento Hardcore che è diventato un tratto distintivo del genere fin dagli albori. Viene seguita una linea che ripercorre i grandi classici di Terror e Integrity, ma un abisso separa quei capolavori da questi banali epigoni del genere.

La tecnica non manca di certo ai Life Long Tragedy, che riescono a districarsi in sezioni veloci e sostenute per poi dare spazio a distensioni (sempre distorte) soffocanti: Collecting Dust è una delle poche tracce davvero complete ed efficaci del disco, perché altre come Hey Death non sono coinvolgenti soprattutto per come il cantante interpreti la sua parte con monotonia.
La domanda che sorge spontanea riguarda il senso di un disco come Runaways, dotato sì di una buona registrazione, ma piatto ed inutile rispetto alla totalità delle produzioni del genere: l’Hardcore dal periodo successivo al Duemila è tornato di moda e questo ha invogliato parecchie case discografiche ad investire su bands che realizzano un solo album per poi sparire nel dimenticatoio dopo aver intrapreso tour estenuanti per gli Stati Uniti. La logica del mercato dell’Hardcore è diventata ormai spietata, a tal punto che storiche formazioni come Madball, Sick Of It All e Agnostic Front perseverano nella riproposizione dei canoni dello stile.
Per questo Runaways si pone come l’ennesimo capitolo che fa storcere il naso a chi cerca nuove soluzioni, a partire già dalla proposizione di artworks più originali: gli innumerevoli teschi ed il volatile immortalato nella sua postura è qualcosa di largamente impiegato che fa comprendere quale operazione di mercato ci sia alle spalle di giovani bands come i Life Long Tragedy.

La musica del quintetto californiano ristagna in un’allarmante mediocrità che non permette di far prendere il largo neanche con la title-track Runaways, chiusura al solito opprimente e pesante da ascoltare. Per coloro che hanno capito in quale situazione versa il panorama Hardcore internazionale, si consiglia a questo punto il riascolto dei capolavori del passato, che conservano quella personalità oggi totalmente svanita e quella freschezza di song-writing impossibile da ripetere attraverso pubblicazioni fotocopia.

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