Voto: 
6.8 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
Stygian Crypt Productions
Anno: 
2009
Line-Up: 

Owl - Bass


Chortovrog - Drums


Ann "Zuks"-  Fiddle 


Redgoat - Guitars 


Sergey Frontline - Vocals
Tracklist: 

 


1. At Sundawn (Intro)  00:59   

2. Firtree's Bark  02:36  

3. By The Paths Of Leshak  06:45  

4. Chertovorot  04:05 

5. Shulikuns' Dances  03:26   

6. Dark Forests Are From The Land Up To Sky  06:59  

7. Sunset (Outro)  01:00   

8. Was Wollen Wir Trinken (Adorned Brood cover)  02:51
Leshak

Chertovorot

La Russa Stygian Crypt Productions è famosa per il suo impegno nel diffondere la musica folk delle gelide lande Siberiane. Il suo roster annovera una marea di piccole band nascenti da un underground di difficile crescita causa la posizione geografica infelice che porta ad una minore visibilità a livello internazionale. Certo, sovente la qualità delle band coinvolte non favorisce tale sviluppo, tuttavia alcune eccezioni sono da far notare. Ad esempio, prendiamo questi Leshak da Mosca. Attivo dal 2006, il quintetto propone un folk death/thrash che risulta piacevole all’ascolto, pur senza apportare nulla di nuovo a quanto altre band proposero anni orsono.


Chertovorot è l’album di debutto di questa giovane realtà ed esso si pone già in modo piacevole se si considera il confezionamento del prodotto: un libretto curato ed una originalissima decorazione sul CD ci predispongono bene all’ascolto. La melodia folk del flauto ci accoglie nella breve introduzione, prima che la base di metal estremo introduca la successiva Firtree's Bark. Il riffing è di chiara derivazione estrema ed il growl del cantante ben si amalgama col lato folk della band. Le canzoni sono brevi, scorrevoli e piacevoli all’ascolto grazie a questa commistione difficile ma ben proposta. Ottime, ad esempio, le entrate melodiche di By The Paths Of Leshak, epiche al punto giusto e perfettamente incastonate nel tessuto groove delle chitarre.


A tratti la band decide di pigiare sull’acceleratore e qui il tempo di batteria riprende molto quello utilizzato per le ballate folk delle regioni Slave. Anche le chitarre, seppur a tratti usate come mera base per il flauto, si distingono per il loro tocco melodico e mai fuori luogo. Passando attraverso la strumentale Shulikuns' Dances, dotata di un ottimo groove dal tocco epico appena accennato, si arriva alla lunga Dark Forests Are From The Land Up To Sky, canzone dagli svariati cambi d’atmosfera. Essa si snoda attraverso momenti maggiormente improntati al death/doom ed aperture melodiche ad opera del flauto, degli arpeggi chitarristici oppure grazie a cori in voce pulita per un risultato finale coinvolgente e capace di catturare sempre l’attenzione del recensore.


Giungendo ala fine di questo breve disco, possiamo citare l’outro, ancora una volta a base di flauto e l’ottima cover Was Wollen Wir Trinken degli Adorned Brood. Insomma, i Leshak non saranno il gruppo rivelazione degli ultimi anni e mai lo saranno a parer mio ma il potenziale c’è ed il gruppo non si deve scoraggiare. Il disco, come detto anticipatamente, scorre senza troppe pretese e si lascia ascoltare volentieri nella sua semplicità ed immediatezza.  

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