- Poney P - voce, sintetizzatore DJ-X 60
- Mingo L’Indien - chitarra, sintetizzatore ML-RCC
- Bobo Boutin - batteria, sintetizzatore E-303
:
1. Sangue Puro
2. Skulls In The Closet
3. Scissorhands
4. Ennio Morricone
5. Eli Eli Lamma Sabachtani
6. Mammal Beats
7. Sleek Answer
8. Mange Avec Tes Doigts
9. Lonely Lonely
10. The Future For Less
Sangue Puro
Davvero originali questi Les Georges Leningrad! E questa terza uscita, Sangue Puro, è un’ulteriore prova di quanto il trio di Montreal sia capace di dare vita a opere autonome e stravaganti. Stilisticamente il rock della band è molto screziato, ricco di varie influenze, ma soprattutto capace di un forte impatto sull’ascoltatore. Definito da molti come “rock petrolchimico” il sound fa suoi i canoni della musica elettronica più violenta e imprevedibile, dotandosi con successo di ottimi espedienti hardcore (Scissorhands ne è un’ampia dimostrazione) nel dosaggio del vocal e nelle strutture ritmiche, come ci testimonia splendidamente Skulls In The Closet. In seguito alle precedenti esperienze che avevano portato il sound sempre verso lidi “dance-funkeggianti”, ecco che in questo platter di lunga durata i tre strambi personaggi canadesi ci regalano sonorità decisamente post-punk, fortemente colorite e selvagge, che toccano addirittura livelli dark-punk in Ennio Morricone.
Dal punto di vista strumentale i sintetizzatori costituiscono ovviamente la base fondante dell’album; costruiscono, loop su loop, i nuclei dei dieci brani, prediligendo un mood energetico, se non addirittura esplosivo, impreziosito nelle sessioni ritmiche da un inquinamento di percussioni che da Eli Eli Lamma Sabachtani crescono di intensità fino alla stremo in Lonely Lonely. Da qui piovono effetti elettronici di ogni tipo, dall’hardcore animalesco di Mammal Beats ai circuiti beats più tradizionali e disinteressati di Sleek Answer. Le linee vocali sono le più volte estremizzate ai livelli border line dell’hardcore elettronico (anche se non ai livelli più di rottura della nostra compatriota Miss Violetta), eccetto il cantato finale di Mange Avec tes Doigts che dà filo da torcere alle vere e proprie urla. Dopo questo cabaretiano e terroristico avvicendarsi di voci, ritmi e suoni il lavoro si chiude con gli esili suoni dark ambient di The Future Less, che mette tutto a tacere lasciando l’ascoltatore in uno stato di confusione/stordimento, vanto del post-punk.