Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
N5md
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Graham Richardson - Musiche, Arrangiamenti

Tracklist: 

1. Station
2. Reasons To Go
3. Points Bridge
4. Devil`s Wood
5. Saved By A Helicopter
6. A Storm Tore This House
7. Swimming Pools At Night
8. Two Halves Of A Line
9. Ruins
10. The Whole Town Is Against Us
11. Look After Yourself
12. Station (Part 2)
13. Travelling Heart

Last Days

These Places Are Now Ruins

La musica ambient non sempre riesce ad essere veramente tale, non sempre porta a termine il suo compito di creare suggestioni e atmosfere, di racchiudere l'ascoltatore nei veli dei suoi toni astratti: solo a volte essa riesce ad essere un vero passaggio dal mondo reale ad un nuovo limbo di colori e sapori mai provati. Quando però questo genere compie alla perfezione il suo percorso emotivo quasi sempre ci troviamo di fronte a capolavori, o almeno ad espressioni musicali fuori dal comune, come nel caso dei Last Days (in arte Graham Richardson) e del loro ultimo lavoro These Places Are Now Ruins, un disco tremante d'intensità, la cui silenziosa fiamma vibra nel cuore di una valle scarna e abbandonata come quella ritratta in copertina. Chi ha già sentito il precedente "Sea" del 2006, accomunabile non solo per il concetto di base (le distanze della memoria, l'impossibilità del ritorno e l'abbandono alla fuga) ma anche per alcuni riferimenti musicali, potrebbe incominciare ad immaginare qualcosa, ma in ogni caso si ritroverebbe di fronte ad un'opera di tale profondità rappresentativa che ogni pregiudizio, sia buono che cattivo, sarebbe del tutto ininfluente. Sembra tanto una poesia minimalista, molto povera esteriormente ma contenente un universo di emozioni tutto suo all'interno, un fiume melodico seguito lungo tutto il suo corso, durante il suo lieve scorrere e durante i suoi attimi di violenta piena.

La musica dei Last Days è il perfetto incrocio della natura filtrata attraverso l'uomo e i suoi strumenti: non si fatica infatti nè a trovare momenti di pace sublime, come nelle atmosfere romanticamente sospese di Points Bridge, nè attimi di industriale eloquenza incarnati da quel sound e da quell'incatenarsi di effetti che tanto ricorda i Labradford dell'omonimo capolavoro. Devil's Wood  è infatti un tecnologico soliloquio del rumore che irrompe nella quiete scenica e spazza via le silenziose atmosfere dapprima create, l'incarnazione di questo becero progresso che ha reso "questi posti ormai delle rovine". Nel corso del disco le perle nemmeno si contano: Reasons To Go è un commovente riposo in un'atmosfera densa di una mite malinconia in cui contorni elettronici d'abbagliante intensità si annodano elegantemente a meravigliosi intrecci chitarra/pianoforte, Look After Yourself scioglie qualsiasi resistenza emotiva con i suoi pacati flussi sonori in cui ad essere protagonisti sono ancora morbide chitarre e vibranti ornamenti elettronici, e se poi Station, il primo gran pezzo che apre l'album, irradia il cielo con i suoi ritratti stilistici alla Stars Of The Lid, allora Two Halves Of A Line è la perfetta simbiosi della naturalezza dell'ambient, delle chitarre intense e della macchinosità elettronica, della scioglievolezza del suono atmosferico e la possente struttura delle decorazioni computerizzate, prima che faccia ingresso una batteria silenziosa a donare alla canzone un andamento tipicamente post rock.
These Places Are Now Ruins scorre senza interruzioni, i brani si susseguono con una fluidità unica e senza precedenti a rappresentare al meglio questa fuga dell'animo umano verso territori abbandonati, verso i territori interiori che ognuno ha, quelle lande desolate ancora pure e lontane dalla distruzione e dagli asfissianti ritmi metropolitani.
 
La composizione prende poi una sterzata decisamente più elettronica con la penetrante Ruins, in cui per la prima volta le percussioni sintetizzate cominciano a prendere una forma propria, e con Swimming Pool At Night che si distingue per il più freddo impatto dei suoi effetti, sicuramente meno onirici degli altri ma non per questo meno avvolgenti; la musica rimane sempre penetrante a prescindere dalle forme e dagli stili attraverso cui essa si prostra ai piedi dell'ascoltatore: che si tratti di atmosfere distese o di dipinti dai toni cupi, che si tratti di fluidi arpeggi chitarristici o di incalzanti progressioni elettroniche, i Last Days proseguono instancabili la scrittura di questa poesia senza fine, facendoci dimenticare che si tratta di un disco di musica e spingendoci con leggerezza all'interno di un mondo onirico e caliginoso, tagliato da trasparenti arcobaleni che nascono dall'acqua, spezzano il cielo con i loro colori per addormentarsi infine negli antri nascosti del nostro spirito.

E' inutile descrivere canzone per canzone un disco del genere, perchè ogni singolo brano va preso in correlazione a quello che segue, perchè These Places Are Now Ruins è un incantesimo sonoro unico e inscindibile per la perpetua delicatezza che lo contraddistingue. Ogni nota, ogni tipo di effetto, gli arpeggi di chitarra, gli ornamenti atmosferici sono tutti frammenti di una realtà parallela che i Last Days hanno poeticamente rappresentato, questa via di fuga musicale e interiore che ci spinge in un morbido universo fatto di nuovi odori e profumi, lontano dal chaos e dalle contraddizioni del mondo moderno, un regno da favola impregnato di soffice malinconia, un divano lungo cui far riposare l'anima angariata dalla vita e che sotto le lenzuola di questo incantesimo trova una nuova linfa rivitalizzante. Quando poi Travelling Hearts, emblema del disco per la sua carica concettuale, chiude il sipario di questo spettacolo ci si ritrova di nuovo catapultati nella propria stanza buia e vuota degli arcobaleni che fino ad ora ci avevano avvolto: terminato questo affascinante viaggio non ci resta che compierlo un'altra volta, perchè mondi di tale poesia e intensità emotiva sono più unici che rari e staccarsene è pressapoco impossibile. Un'anima stanca e dilaniata non desidererebbe nulla di più: These Places Are Now Ruins è un paradiso nascosto che col suo canto ci chiama e ci invita a spegnerci tra le sue braccia, e vi assicuro che non c'è niente di più bello del tramontare in silenzio dietro l'orizzonte di un mondo che, lentamente, svanisce.

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