Voto: 
6.2 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Mercury/Koch
Anno: 
2003
Line-Up: 

- Louise Rhodes - voce
- Andy Barlow - composizione, arrangiamenti, programmazione, tastiere, sintetizzatori

Tracklist: 


1. Darkness
2. Stronger
3. Sugar
4. Angelica
5. Clouds Clear
6. Wonder
7. Sun
8. Learn
9. Please
10. That Thing (Open up)
11. Hearts and Flowers

Lamb

Between Darkness and Wonder

Il quarto album dei Lamb si intitola Between Darkness and Wonder e come concetto musicale segue la scia del suo predecessore, quindi con una certa enfasi per i riempimenti ambient e i giochi sonori d'atmosfera, occasionalmente inframezzati da momenti di maggiore intensità ritmica che comunque non impediscono ai brani di mantenere una certa dose di effettistica.
Rispetto a What Sound c'è però una certa diluizione delle caratteristiche più vicine al trip hop, che emerge solo occasionalmente, di modo da dare più spazio ai momenti acustici oppure ad elucubrazioni d'archi e strings. Nel primo caso si è forse cercata una mediazione fra momenti più pop ed easy-listening con altri più esotici, purtroppo senza mai approfondire tanto questa venatura che passa decisamente in secondo piano; nel secondo invece l'intento era chiaramente di conferire al disco un tocco di elegante musica da camera, purtroppo però finendo per suonare eccessivamente manierista e scontato.
Non ci sono molte idee in Between Darkness and Wonder che si limita a riciclare alcuni cliché stilistici del gruppo, ogni tanto approfondendone qualcuno ma senza tanta applicazione, e giocando più sulla solita enfasi atmosferica che sì, risulta piacevole, ma dopo un po' stanca.

L'iniziale Darkness è condotta da tenui tappeti ambientali squarciati da fraseggi elettronici distorti, con particolare intensità nel climax centrale dove una cascata di suoni sintetici rende il tutto dissonante e alienante, mentre le strings riempiono lo sfondo.
Stronger è un trip hop che ricorda i Massive Attack del primo periodo, con battito spedito a sostenere atmosfere fumose e quasi lounge, mentre bassi anche funky ed effetti avvolgenti accompagnano la voce mesta di Lou Rhodes. Il duo inglese di suo ci aggiunge comunque la propria predilezione per sonorità soffuse e autunnali per personalizzare il pezzo e renderlo uno dei migliori del lotto.
Invece Sugar è meno riuscita, i beats incalzanti e scatenati suonano poco incisivi e non ci sono giochi melodici altrettanto convincenti.
La strumentale Angelica sembra iniziare bene, con un pianoforte ovattato ispirato alla Suite Bergamasque di Claude Debussy, beats versatili e anche esotici di contorno, bollicine elettroniche a dare un pizzico di brio, ma il tutto si spegne come se dovesse sopraggiungere un'esplosione che non arriva mai, lasciando il brano incompleto, come un semplice riempitivo.
Si genera così una certa monotonia che prosegue con la parentesi acustica di 'Till the Clouds Clear, salvata in extremis solo dal ritornello particolarmente intenso, che con i suoi synth brucianti e le ritmiche decise spezza all'improvviso la delicatezza della chitarra classica.
Wonder è piacevolmente tenue e soffusa, con delicati giri di note ad inserirsi nel downtempo, solo la voce poteva essere un po' più vellutata e le strings a volte sono un po' eccessive, finendo per rendere il pezzo leggermente melenso.
Non c'è molto a questo punto che non suoni come una b-sides del precedente album: Sun è interessante per i giochi acustici e ritmici "calienti" ma è troppo ripetitiva, Learn è una breve e banalotta sequenza di archi melodrammatici, Please inizia come ennesimo pezzo ambient suggestivo che vita ad un trip hop atmosferico melodico ma troppo sporcato da ripetitività e dalle solite strings stereotipate.
Per fortuna l'economia del disco fin qui viene risollevata da That Thing, con ritmiche accattivanti, linee vocali intrigantemente radiofoniche ma anche comunque capaci di momenti eterei, percussioni esotiche che si adagiano su di una stratificazione di leggeri veli elettronici
Purtroppo non è altrettanto riuscita la chiusura di Hearts and Flower, ancora una volta con un eccesso di archi e tonalità melodrammatiche, ma il risultato è comunque sopra la maggior parte dei pezzi dell'album grazie alle dissonanze elettroniche e al battito rarefatto che variano il tessuto sonoro di sfondo.

In conclusione il disco si rivela al di sotto delle aspettative, sono poche le canzoni degne di nota e molte suonano abbastanza trascurabili. Non un congedo memorabile per gli inglesi, difatti successivamente alla pubblicazione di quest'album il duo si scioglie, e sia Rhodes che Barlow tentano la carriera solista.

Nella seconda metà del 2009 avviene una reunion per alcune date live per un tour, senza però certezze riguardo un eventuale rientro in studio.

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