- Roberto Tiranti - voce
- Olaf Thorsen - chitarra
- Andrea Cantarelli - chitarra
- Cristiano Bertocco - basso
- Andrea De Paoli - tastiera
- Mat Stancioiu - batteria
1. Moonlight
2. New Horizons
3. The Night of Dreams
4. Lady Lost in Time
5. State of Grace
6. Heaven Denied
7. Thunder
8. Feel
9. Time After Time
10. Falling Rain
11. Die for Freedom
Return to Heaven Denied
Return to Heaven Denied è da molti considerato il capolavoro di una delle formazioni più rilevanti della scena Metal italiana, un disco teatrale, ricco, maturo; ruolo fondamentale è quello svolto dalle taglienti e affiatate chitarre dei preparatissimi Olaf Thorsen, artefice di tutte le musiche, e Anders Rain; l’apertura è affidata alla stupenda Moonlight, introdotta da un fantastico assolo, che durante il cantato si trasforma in una violenta raffica, dove le accelerazioni vertiginose portano al chorus gridato, diventato un cavallo di battaglia della band; nelle devastanti New Horizons, e The Night of Dreams, la talentuosa voce di Rob Tyrant, pulita, quasi lirica, si arrampica veloce per le scale intricate intraprese dalle chitarre spremute nella loro rapidità, non facendo sicuramente rimpiangere il precedente cantante Fabio Lione, ma valorizzando al massimo il sound corposo del gruppo.
Lady Lost in Time si apre come una ballata molto dolce, romantica, sensuale, con un sottofondo di onde che s’infrangono sugli scogli, il piano appena accarezzato e la sognante voce di Tyrant, ma subito prende potenza ed energia per trasformarsi in uno dei brani più massacranti del disco. La seguente State of Grace è più lineare, più morbida, mentre le successive Heaven Denied e Thunder sono epiche, veloci, forti, divise tra la sognatrice atmosfera del cantato e i potenti assoli della coppia di chitarristi. Feel è strumentale, elettronica, preavviso dell’importanza che il sound sperimentale acquisterà nel futuro della band. Viaggiando sulle note di un brano classico come Time After Time, si arriva ad un altro dei pezzi in assoluto più belli dei Labyrinth, l’emozionante, dolce, commovente ballata Falling Rain, triste, lenta, con assoli non particolarmente virtuosi, con una melodia non particolarmente complessa, ma nella sua semplicità veramente capace di commuovere. Pezzo finale è l’energetico inno alla libertà di Die for Freedom, ottimo capitolo conclusivo per un disco memorabile, pieno di classe e tecnica, che è riuscito a lanciare i Labyrinth a livello internazionale, e ha dato una rinfrescata alla stantia scena musicale power-metal italiana.