- Ralf Hütter - Voce, Sintetizzatore
- Florian Schneider - Voce, Sintetizzatore
- Wolfgang Flür - Percussioni elettroniche
- Karl Bartos - Percussioni elettroniche
1. Europe, Endless
2. The Hall Of Mirrors
3. Showroom Dummies
4. Trans-Europe Express
5. Metal On Metal
6. Franz Schubert
7. Endless, Endless
Trans-Europe Express
Un treno che si inabissa nei sotterranei di un'Europa immensa ma al contempo frammentata, spezzando in due la storia, il tempo, il concetto e l'ultima, fragile eco di quella che fu la Grande Tradizione del vecchio continente. Un treno che ha ormai superato i limiti dell'umano, rimanendo incastonato nella leggenda: il tempo di sedersi e guardare fuori dal finestrino che dinnanzi agli occhi prende forma un viaggio immortale, un'epopea metropolitana senza tempo.
Correva l'anno 1968. Sotto il monicker Organisation si riuniscono due studenti del conservatorio di Düsseldorf, Ralf Hütter e Florian Schneider, che abbandoneranno il progetto due anni più tardi, dando vita a quello che sarà uno dei più importanti e influenti acts della musica moderna: i Kraftwerk. Figli dell'era capitalista e dell'immaginario industriale post-bellico, Hütter
e Schneider hanno plasmato un linguaggio destinato a durare per l'eternità, entrando di fatto nella hall of fame dell'arte moderna. Perchè i Kraftwerk non hanno fatto la storia, ma la sono diventata, riassumendo nella maniera più sintetica ed equilibrata possibile la grammatica sperimentale della musica d'avanguardia e la sintassi del pop europeo, raccogliendo sotto la stessa egidia i due nuclei fondamentali dell'arte umana: in poche parole, aspirazione colta e tradizione popolare tradotti nello stesso linguaggio.
"Il nostro obiettivo è scrivere la canzone pop perfetta per tutte le tribù del villaggio globale"
E così fu: partendo dallo sperimentalismo kraut dei due Kraftwerk (1971-72), passando per le geniali intuizioni dell'indimenticato capolavoro Autobahn (1974), il processo di rivuoluzionaria sintesi sonora messa in atto dagli allora giovani tedeschi, trovò la sua espressione più completa e perfetta nel 1977, con l'uscita di Trans-Europe Express, l'immortale manifesto della musica elettronica europea, nonchè una delle opere storicamente imprescindibili per quanto riguarda gli esiti futuri di gran parte del rock e del pop sia europeo che americano. Traendo ispirazione dal pionerismo elettronico della scuola tedesca di Eimert e Stockhausen e modellandolo attraverso gli stilemi e le forme della popular music, i Kraftwerk hanno aperto uno dei più vasti scenari della musica di massa: tanto per fare un esempio, Trans-Europe Express segna la definitiva entrata dei sequencer (ormai indimenticabile il Synthanorma usato nell'album) e dei campionatori nell'armamentario compositivo di allora, segnando in maniera indelebile tutti i nuovi stili collocabili tra gli anni '70 e '80, dal synth pop di Ultravox, Human League e O.M.D fino alle sperimentazioni new wave dei Devo e ad una buona fetta di avanguardia (leggasi Cabaret Voltaire) che trasformerà il mood elettronico di Hütter e Schneider nella marziale inquietudine post-industriale tipica degli eighties. Innovazioni ritmiche, sperimentazione strutturale, accurata ricerca del materiale sonoro: nel capolavoro del '77 tutte queste caratteristiche risiedono nel loro stadio evolutivo più bilanciato e formalmente perfetto, e non è un caso che da allora in avanti tutte le composizioni di matrice elettronica porteranno (sovente in maniera palese) il marchio Kraftwerk.
Trans-Europe Express è, come il titolo suggerisce, un Viaggio. Un viaggio attraverso l'Europa e attraverso tutto ciò che il vecchio continente è divenuto col tempo; quella dei tedeschi è infatti una meditazione metropolitana, ora più sognante ora più disincantata, sulla globalizzazione e sul confronto culturale; è un inno che evoca tradizioni lontane ma ancora forti (il richiamo al romanticismo della più 'sinfonica' Franz Schubert), è un affresco di psichedelica introspezione (l'esistenzialismo del protagonista di The Hall Of Mirrors che, riflettendosi sugli specchi, scopre sè stesso) e di agghiacciante consapevolezza (la danza dei manichini di Showroom Dummies). Ogni traccia contribuisce alla costruzione di questo enorme tempio industriale evocando atmosfere uniche nel loro contrastante susseguirsi: dalle sonorità più ariose dell'opener Europe, Endless, che lascia intendere la proiezione kraftwerkiana di un ideale culturalmente e artisticamente globale, fino al mood allucinato della Titletrack (inquietante gioiello che, assieme ai gelidi rintocchi dell'altra perla Metal On Metal, apre definitivamente le porte al proto-techno e al successivo cerebralismo elettronico), Trans-Europe Express evoca questa sua poetica della global-art passo dopo passo, mostrando le sue innumerevoli facce sotto gli effetti scenici di una dance-hall sotterranea e inquietante, ma non per questo priva di aperture 'positive' e solari (l'ottimismo della conclusiva Endless, Endless).
Un capolavoro quindi, che oltre alla sua incalcolabile portata d'innovazione ha dimostrato di essere un'Opera d'Arte a tutti gli effetti, emozionante nelle sue scorrbande melodiche, trascinante nel suo ritmico protrarsi, quasi commovente per come traspone una così profonda riflessione sociale, culturale ed esistenziale nei termini di una musica che prima d'allora non si era mai aperta a tali tematiche. Trans-Europe Express è, assieme a Velvet Underground & Nico, una delle più pesanti pietre miliari che la musica moderna ricordi, perchè in fondo non si tratta di semplici pareri personali, ma di un verdetto assoluto che, a distanza di trent'anni, continua a decretare la grandezza di un progetto e di un album semplicemente immortali. Cascasse il mondo se non continuerà a farlo.