- Jimmy Ratchitt - Chitarra e Voce
- Athena - Batteria e Voce
- Dave Whiston - Chitarra solista
- Rev Jones - Basso
1. Money Changes Everything
2. Ripped
3. Song That Won’t Go Away
4. Do You Want To Play
5. I Miss You
6. Pink/Soft
7. Funday
8. Life Support
9. High (In My Little Room)
10. Generation X
11. Anti
12. Holiday
Therupy
I Kottak non sono altro che il side project di James Kottak, attuale batterista degli Scorpions, che troviamo qui alle prese con voce e chitarra sotto lo pseudonimo Jimmy Ratchitt.
Il gruppo nasce a Seattle nel 1998 con il monicker Krunk, cambiato recentemente perché considerato un nome troppo diffuso, dall’unione tra Ratchitt/Kottak e la bella e provocante drummer Athena.
Il debutto arriva nel 2000, con scarsi esiti commerciali a causa anche del sound del gruppo che propone un rock ispirato ai nuovi gruppi punk come i Green Day, allora ancora lontani dalle mode musicali e dal grande successo.
In tempi più recenti, con l’enorme esplosione commerciale del Punk Pop con band come Green Day, The Offspring e Sum 41, il gruppo ha ricevuto offerte da numerose case discografiche e propone dunque un nuovo album con brani molto diretti, semplici e accattivanti che potrebbero candidarsi a diventare le hit del momento.
Ci troviamo quindi di fronte ad un Punk Rock di stampo molto radiofonico e commerciale: canzoni arrabbiate ma non troppo (non sia mai che l’ascoltatore medio rimanga scandalizzato!), riff semplici, pochi e brevi assoli, voce sdolcinata, diversi “Yeah” e “Uooh” piazzati ovunque e ritornelli ripetuti fino alla nausea.
Apre l’album la cover di Cyndi Lauper Money Changes Eveything, uno dei pezzi più veloci e pesanti del platter; discutibile la scelta di mettere una cover come opener, ma si tratta comunque di un brano convincente con un buon impatto.
Segue la più melensa Ripped, che ricorda i Red Hot Chili Peppers di Universally Speaking, con un ritornello molto catchy ed eccessivamente ruffiano.
La seguente Song That Won’t Go Away si rivela in realtà, nonostante il titolo, un episodio da dimenticare: la voce di Ratchitt comincia ad annoiare e più di metà brano è costituito dallo stesso ritornello ripetuto più e più volte, con il risultato di farlo entrare in testa dopo un solo ascolto e farlo detestare dopo il secondo. Ma è solo l’inizio: il cd prosegue sul filo della banalità e della ripetitività con I Miss You, tipica hit pronta per essere lanciata sul mercato radiofonico, Pink/Soft, Funday e Generation X, canzoni melodiche mascherate da pezzi “pesanti” con l’aggiunta di qualche riff distorto, e la più veloce Life Support. Musica gradevole, ma le idee sono davvero poche.
Abbastanza particolare Do You Want To Play, con riff distorti in stile New Metal; anche qui però un’eccessiva ripetitività rovina un pezzo che sarebbe stato altrimenti interessante.
Con High (In My Little Room) si tocca veramente il fondo: una pseudo-ballad dove la voce di Ratchitt scandisce lentamente le parole con una voce ruffiana all’inverosimile.
Un altro pezzo da evitare assolutamente è Anti, un brano assolutamente senza senso con un’Athena improvvisata rapper. Riesce a salvare il disco la cover degli Scorpions Holiday, molto rockeggiante e convincente.
In conclusione, questo Therupy è un lavoro che si lascia ascoltare, con melodie abbastanza gradevoli, ma nessuna idea originale. Un disco che ha tutti i numeri per diventare uno dei successi del momento, e questo, considerata l’attuale situazione dell’industria musicale, non è affatto un bene.