- Jonne Järvelä - Voce, Chitarra
- Ali Määttä - Percussioni
- Toni Honkanen - Chitarra
- Arto Tissari - Basso
- Hittavainen - Violino
- Matti "Matson" Johansson - Batteria
1. Wooden Pints
2. Before The Morning Sun
3. God Of Wind
4. With Trees
5. Pellonpekko (strumentale)
6. You Looked Into My Eyes
7. Hullunhumppa
8. Man Can Go Trough Even The Gray Stone
9. Pixies Dance (strumentale)
10. Juokse Sinä Humma (strumentale)
11. Crows Bring The Spring
12.Hengettömiltä Hengiltä (strumentale)
13. Shaman Drum
14. Mother Earth
Spirit of the Forest
La storia dei finlandesi Korpiklaani inizia relativamente in ritardo rispetto ad altre band del filone Folk-Metal, nel 2003, quando il cantante e chitarrista Jonne Järvelä decide di porre fine al suo progetto precedente, gli Shaman, e di portare in vita questa nuova creatura, il “clan della foresta”. Gli Shaman venivano da quasi dieci anni di militanza nel mondo musicale, ma durante questo periodo essi non avevano guadagnato particolare fama in quanto entrambi i propri dischi, “Idja” del 1999 e “Shamàniac” del 2002, avevano caratteristiche troppo peculiari, non ultimo il cantato in lingua Sàmi, per essere accessibili al grande pubblico.
Jonne sceglie quindi un approccio che non si può definire inedito, visti i forti punti di contatto che comunque rimangono con la sua precedente band, ma piuttosto può essere descritto come ‘rinnovato’: si vuole innanzitutto favorire una maggiore distribuzione della propria musica e per questo motivo Mr. Järvelä opta per l’utilizzo della lingua inglese e per sonorità più dure e metalliche (in alcune situazioni gli Shaman erano quasi Rock, più che Metal) ma che contemporaneamente mantenessero forte il legame con le melodie della propria terra natìa; non dimentichiamo inoltre il contratto con la Napalm Records, che ha dato alla band molta visibilità e pubblicità e ha permesso di raggiungere un numero di potenziali fans assolutamente fuori portata per i “provinciali” Shaman, pubblicati dalla misconosciuta Natural Born Records.
Terminato questo breve incipit storico, importante per spiegare le origini musicali (e non) della band nord-europea, passiamo a analizzare questo “Spirit of the Forest”, il disco con cui il gruppo nel 2003 debutta sulla scena Metal, riscuotendo peraltro un discreto apprezzamento. In realtà, questo primo passo dei neonati Korpiklaani è abbastanza impacciato, e la trasformazione dal groove dei tribali Shaman al ritmo festaiolo del Folk Metal che Jonne ora ha in mente non si compie con la dovuta completezza: a privare il disco della brillantezza necessaria sono una certa ridondanza nelle scelte musicali e una minore dimestichezza con il nuovo stile; va inoltre fatto notare come alcuni rimasugli simil-Shaman persistano, oramai fuori luogo, in questo “Spirit of the Forest”: questo difetto sarà superato due anni dopo dal successore “Voice of Wilderness”, di ben altra caratura, in cui i Korpiklaani sapranno amalgamare il loro nuovo stile con il loro passato in maniera decisamente migliore, fino ad arrivare nel 2006 a tagliare definitivamente il cordone ombelicale ‘Shamaniano’ con la loro ultima pubblicazione “Tales Along this Road” , in cui la band definitivamente trova la propria strada.
Sono comunque di ottimo livello alcune tracce dell’album, quale la popolarissima opener “Wooden Pints”, in cui le iniziali melodie di fisarmonica e violino sono presto soppiantate dalle inconfondibili e cadenzate scariche delle chitarre elettriche, le stesse che nella seguente “Before the Morning Sun” propongono un introduzione di classico Metal ottantiano, salvo poi ritornare sui propri passi (anzi, sui propri riff) quando il violino di Hittavainen entra in gioco condizionando tutto il sound della band: le due chitarre lo seguono con melodie più dinamiche ed immediate, e viene proposto anche un bel duetto fra le chitarre e il violino durante l’assolo. Proprio il violino si segnala come elemento portante della musica del gruppo, incaricandosi di gran parte degli assoli e della maggioranza delle linee melodiche, e questo eccessivo ‘peso’ sulle spalle di Hittavainen porta talvolta ad avvertire una certa sensazione di “già sentito” decisamente poco piacevole. Il filotto di tracks apprezzabili continua comunque con “God of Wind”, vero e proprio manifesto del suono della band: ritmo veloce ed incalzante, intermezzi folkloristici, riffing svelto ad agile, e la voce relativamente ‘pulita’ di Jonne che si sporca per diventare bassa e graffiante, come da suo trademark.
La bella e lunghissima “With Trees”, di ben otto minuti (non pochi, considerando la proposta del gruppo), gode di una pregevolissima sezione iniziale, in cui un violino melanconico à-la Otyg monopolizza la scena prima di cedere il passo alle chitarre acustiche su cui è costruita la prima strofa, che viene interrotta da un riffing possente della chitarra elettrica, la quale a sua volta incrementa la soavità della melodia flautistica che s’inserisce sopra il suo suono.
Delle quattro strumentali del disco, in gran parte derivate da melodie popolari, la prima che incontriamo è “Pellonpekko”, in cui regna incontrastato il violino con le sue melodie al contempo sognanti e danzereccie; con la traccia in quinta posizione termina inoltre la fase più interessante del disco, la cui bontà decresce col susseguirsi di canzoni anonime (“Shaman Drum”), altalenanti (“You Looked Into My Eyes”) o scialbe (“Crows Bring The Spring”) quando non addirittura irritanti e ripetitive (“Man Can Go Trough Even The Gray Stone”), in cui lo smalto della band si offusca e riesce a sorprenderci più raramente, con soluzioni interessanti ma annegate in una mediocrità preponderante.
“Spirit of the Forest” mostra solo in parte le qualità della band, che scintilleranno invece sulle due pubblicazioni successive, decisamente più consigliate per iniziare a conoscere il clan di Jonne Järvelä; questo debutto risulta quindi essere non solo peggiore degli altri dischi pubblicati sotto il moniker Korpiklaani, ma anche meno interessante del fratellastro “Shamàniac” pubblicato l’anno precedente e molto più organico di questo “Spirit of the Forest”, che è pertanto consigliato solo a chi ha già familiarità con il suono della band e vuole completarne la discografia per poter apprezzare il percorso evolutivo dei finnici (in tal caso consiglio di procurarsi anche i due dischi degli Shaman) e per poter comunque godere dei buoni episodi che, pur in numero ridotto, sono presenti anche in questa prima pubblicazione dei Korpiklaani.
“...Tables full, reindeer meat
And the camp fire shines and the brick walls are full candles
Tables full, wooden pints
They don't care about their sins
They just wanna get drunk and party
They rise their wooden pints and they yoik and sing
And they fight and dance 'till the morning…”